Inflazione persistente e transizione energetica: una duplice opportunità per investire nelle risorse naturali

Arnaud du Plessis, CPR AM (foto ceduta)
Arnaud du Plessis, CPR AM (foto ceduta)

CONTRIBUTO a cura di Arnaud du Plessis, Global Thematic Equities portfolio manager di CPR AM – Gruppo Amundi. Contenuto sponsorizzato da Amundi.

In quanto legate alle attività produttive e industriali, le risorse naturali svolgono un ruolo fondamentale nella transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. I settori minerario ed energetico stanno inoltre beneficiando della loro natura ciclica in un contesto che sembra destinato ad essere inflazionistico nel lungo periodo.

Proprio su questo tema, Amundi e CPR AM mettono a disposizione degli investitori il fondo azionario internazionale CPR Invest - Global Resources che investe nei settori dei materiali, dell'energia e dei metalli preziosi e che ha registrato performance interessanti in questo complesso contesto di mercato.

Oltre a questo triplice posizionamento che offre un potenziale di rendimento più stabile e una volatilità inferiore rispetto alle strategie settoriali concentrate, il fondo si distingue per la sua politica di investimento responsabile, in conformità con i requisiti dell'articolo 8 del Regolamento SFDR.[1]

Le risorse naturali sono generalmente associate al ciclo economico. La crescita della popolazione offre un forte sostegno a questa tematica. Tuttavia, l'offerta sta diventando scarsa e, di fronte al peggioramento delle questioni ambientali, è necessario intraprendere un percorso di utilizzo delle risorse naturali più responsabile. In un recente report intitolato The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions, l'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE) fa notare che il sistema energetico globale è nel mezzo di una transizione verso l'energia pulita. Una transizione che richiederà l’impiego massivo di un'ampia gamma di tecnologie verdi, molte delle quali a loro volta si baseranno su minerali critici quali rame, litio, nickel, cobalto e terre rare. In particolare, l'AIE ha stimato che il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi richiederebbe un quantitativo quadruplo di minerali necessari per sviluppare le tecnologie pulite entro il 2050.

La transizione ecologica, specialmente attraverso l'elettrificazione dei trasporti, rappresenta il principale driver strutturale dell'aumento della domanda di risorse naturali. Per esempio, un'auto elettrica richiede in media sei volte più materiali di un'auto con motore a combustione; le batterie di questi veicoli richiedono litio, rame, cobalto, manganese e grafite.

Oltre alle questioni ambientali, vi è ovviamente l'attuale contesto macroeconomico. Durante la crisi del Covid-19 di marzo 2020, le principali banche centrali hanno adottato misure di emergenza eccezionali per far fronte a una forte contrazione dell'economia. Insieme ai massicci sforzi di bilancio dei governi, è stato possibile mitigare gli effetti della crisi. D’altro canto, le interruzioni nelle catene di approvvigionamento e la spinta della ripresa economica, hanno provocato un'impennata dei prezzi delle materie prime.

L'inflazione è tornata al livello più alto degli ultimi 40 anni nell’Eurozona e potrebbe protrarsi a lungo. Tuttavia, in un periodo inflazionistico, i settori ciclici e value tendono a sovraperformare quelli difensivi e growth. Il fondo, investito principalmente in materiali ed energia, si trova in una posizione ideale grazie alla sua esposizione ai settori correlati all'inflazione.

Inoltre, i fondamentali delle risorse naturali rimangono molto forti, con le aziende del settore dell'energia e dei materiali che dispongono di bilanci molto sani e di una generazione di flussi di cassa senza precedenti. Inoltre, nonostante la buona performance del mercato azionario, le valutazioni di questi settori restano storicamente basse.

L'impatto del conflitto ucraino sul tema

La guerra ha esacerbato le tensioni rialziste preesistenti sul mercato delle materie prime, a causa del peso significativo rappresentato dai belligeranti. La dipendenza del continente europeo dal gas russo ne è la manifestazione più evidente. La Russia è inoltre un importante produttore di palladio, platino e nickel. Anche l'Ucraina dispone di molte risorse naturali, soprattutto agricole. Il conflitto toglie quindi dal mercato una produzione significativa e neanche una sua eventuale fine implicherebbe un’immediata sospensione delle sanzioni. La Russia è destinata a ritrovarsi in una posizione di isolamento duraturo e ciò dovrebbe sostenere l'aumento dei prezzi delle materie prime nel lungo periodo.

Il conflitto ha infine rafforzato i fondamenti più strutturali del tema legati alla transizione ecologica, facendo dell'indipendenza energetica una parola chiave. Il piano REPowerEU della Commissione europea, che mira a ridurre la dipendenza dell'Unione dal gas russo, enfatizza così la decarbonizzazione e l'efficienza energetica.

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[1] La decisione di investire tiene conto di tutte le caratteristiche e gli obiettivi del Fondo, descritti nel relativo Prospetto. Ulteriori informazioni sugli investimenti responsabili sono disponibili al seguente indirizzo https://www.amundi.it/investitori_privati/Partner-Responsabile/Cosa-sono-gli-Investimenti-Responsabili