Nonostante la sua solidità, riteniamo che percepire la crescita statunitense come molto avanzata rispetto al resto del mondo sia esagerato. L’Europa ha rallentato il ritmo nel primo semestre dell’anno mentre la Cina sta attraversando cambiamenti ciclici e adottando provvedimenti per correggere in modo mirato gli eccessi del proprio sistema finanziario. Anche gli Stati Uniti potrebbero incontrare qualche ostacolo in futuro, non ultimo il rialzo dei tassi d’interesse.
Teniamo sotto osservazione il rischio sistemico in Europa. Nonostante l’allentamento quantitativo e lo stimolo monetario, l’economia fatica a uscire dall’angolo. Questo induce a chiedersi se l’economia sarà effettivamente in grado di crescere quando lo stimolo monetario inizierà a decrescere. Al confronto, negli Stati Uniti la crescita è proseguita anche quando la Federal Reserve (Fed) ha alzato i tassi. Un’altra potenziale fonte di rischio in Europa è costituita dalla Brexit. Una Brexit “dura” – nell’ambito della quale un paese rimane improvvisamente isolato dal resto d’Europa per via dell’aumento dei dazi – può incidere negativamente sulla crescita.
In Cina si gioca tutta un’altra partita, che riteniamo maggiormente incentrata su un rischio di rallentamento ciclico. I legami tra Cina e materie prime e altri mercati emergenti possono avere alimentato l’allarmismo sulla crescita nel secondo trimestre. Prevediamo però che la Cina potrebbe assumere misure di contrasto qualora il rallentamento assumesse proporzioni significative.