Orsi (M&G Investments): "Affiancare il business tradizionale a tre forti leve di crescita"

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Andrea Orsi, immagine concessa (M&G Investments)

Diversificazione e innovazione. Questi due concetti potrebbero essere la base (salda) sulla quale far poggiare le fondamenta del risparmio gestito nel prossimo futuro.

Ne è persuaso Andrea Orsi, country head Italy and Greece di M&G Investments che, raggiunto da FundsPeople, traccia i contorni dello sviluppo della società in Italia. “Un tema molto importante per noi è quello di essere diversificati a livello di struttura di business. Nel nuovo contesto di mercato caratterizzato da tassi elevati e volatilità, diventa necessario avere un book di asset il più possibile decorrelati tra loro”, dice.  

I tre driver di crescita di M&G

All’attività tradizionale, ovvero la distribuzione dei fondi per il tramite di reti, private banking, e l’utilizzo dei fondi di M&G attraverso advisor desk e portfolio manager team, si affiancano tre principali leve di crescita per la società.

La prima è quella dell’investment solution. “Questa è nata anche sotto la spinta dall’evoluzione normativa di MiFID II che ha portato una razionalizzazione delle gamme prodotto, e a un’architettura sempre più guidata, con un focus su veicoli consulenziali quali united linked, fund of fund e gestioni patrimoniali”, spiega Orsi. Insomma, in questo caso, il vantaggio competitivo di M&G è stato quello di lanciare una business unit in grado di rispondere a specifiche esigenze di prodotto non coperte dall’offerta esistente. "Per noi il 2022 è stato un anno straordinario con 1.2 miliardi di euro di raccolta netta (dati Assogestioni) e una scia positiva che sta continuando anche nel 2023 (+288,5 milioni di euro nel primo trimestre e AuM a quota 17.3 miliardi di euro", prosegue.

In secondo luogo c’è stata un’evoluzione del business istituzionale. “Abbiamo fatto tesoro dell’expertise derivataci dal gruppo Prudential prima dello scorporo e della quotazione in borsa di M&G plc come società indipendente. La nostra duplice anima di asset owner e asset manager ci permette di sviluppare il business dedicato a fondi pensione, casse di previdenza, insurance companies e family office”.  Con due leve principali, da una parte la creazione di un team di professionisti basato in Italia dedicato al segmento istituzionale; dall’altra la possibilità di contare sulle competenze specializzate del gruppo non solo sui public asset ma anche sul private debt, sul real estate e sulle infrastrutture illiquide. “

Il mercato ci sta riconoscendo come interlocutori credibili soprattutto nel selezionare credito sulla classe obbligazionaria lavorando tanto sulla parte euro IG e HY”, commenta il country head Italy and Greece.

Infine, spicca il segmento insurance. "Nel 2022 abbiamo lanciato in esclusiva con Intesa Sanpaolo Life una nuova famiglia di fondi multi-asset globali ideati per replicare il successo dei Prudential PruFund in UK, strategia “with-profits” studiata per ridurre la volatilità, per realizzare quella democratizzazione dei private asset in ambito retail di cui tanto si parla", spiega l’esperto. Un portafoglio che ha al suo interno un 15-20% di private asset, e che ha la funzione di aiutare l’investitore a mitigare un momento di volatilità come quello attuale.

Mercato italiano, il governativo non spaventa

In Italia si continua a parlare di Btp. Ed è inevitabile farlo tenendo in conto che il governativo, rispetto al passato, al momento è ben remunerato. “Eppure, sia lato distributore che lato cliente, permane l’esigenza di avere un paniere ottimamente diversificato soprattutto sulla classe di investimento che prevale nel portafoglio italiano ovvero quella obbligazionaria (secondo la proporzione 80% fixed income e il restante 20% in equity)”, commenta Orsi.  E risulta impensabile avere all’interno di quell’80% solo Titoli governativi. “Siamo convinti ci siano ottime opportunità per diversificare proprio quella specifica parte del portafoglio”, prosegue.  

Questo vale almeno a livello teorico. Nella pratica, un altro importante compito che gli asset manager si trovano a dover svolgere è quello della formazione finanziaria. “Uno dei nostri principali successi è stata la capacità di erogare al consulente strumenti a volte anche molto complessi attraverso un linguaggio semplice, così da presentarle al cliente finale, un ulteriore punto di svolta per posizionarci al meglio nel mondo retail”, dice il professionista.

Per M&G il mercato italiano rappresenta il secondo più grande dopo quello del Regno Unito, con più di 17 miliardi di AuM. Come noto, l’utente finale è un cliente intermediato da professionisti come consulenti finanziari, dalle banche o dalle reti distributive. “Gli italiani hanno un’innata capacità di risparmiare e questo rappresenta per noi un’opportunità in termini di accesso; dall’altra parte hanno anche una propensione al rischio molto bassa, e questo ci permette, come dicevo prima, di posizionarci come gestori nella parte del portafoglio fixed income”, commenta Orsi.

Insomma, il mercato si è evoluto e oggi più che mai bisogna avere delle partnership forti e di successo ed essere in grado di fornire nuovi servizi di investimento, per cercare di tenere testa a competitor quali la liquidità e il governativo. “Sono convinto che le dimensioni e il modello di servizio saranno fondamentali, infatti il nostro è un business scalabile. Nel prossimo futuro non saremo solo ed esclusivamente fornitori di strategie, poiché il fondo di investimento diventerà ben presto una commodity, dovremo essere pronti a evolverci e noi lo stiamo già facendo”, sottolinea l’esperto.

Strategie del futuro

Per concludere guardando alle strategie su cui punta la società, è possibile rintracciare quelle del credito come IG e HY in dollari e in euro “che sono ben remunerate per il rischio assunto anche con scadenze più corte, infatti c’è molto valore e sono decorrelate rispetto a un valore di rendimento implicito offerto dal governativo”, prosegue.

Invece, nell’azionario ci sono due temi da seguire secondo M&G. “Uno meramente settoriale rappresentato dalle infrastrutture quotate, secondo noi per l’investitore rappresenta un’opportunità di rendimento sul medio-lungo termine e una copertura dall’attuale contesto inflativo (si pensi alle tariffe autostradali). Il secondo elemento da guardare con attenzione è l’investimento sull’azionario giapponese a larga capitalizzazione”, conclude Orsi.