Da una parte i sovranisti restano all'opposizione ma sono in crescita nei maggiori Paesi. Dall'altra il successo del Brexit Party potrebbe essere una spina nel fianco dell'Ue. Ecco le prime reazioni dei gestori.
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Un respiro di sollievo da parte degli investitori. Almeno per il momento. Il risultato delle elezioni europee si è rivelato meno anti-Ue del previsto, con i partiti tradizionali in maggioranza (seppure all’interno di un arco non poco frammentato) e i partiti sovranisti che guadagnano terreno ma si fermano ben al di sotto di una qualsiasi idea di maggioranza. Come spiega lo stesso Joerg de Vries-Hippen, chief investment officer for European equities di Allianz Global Investors, i risultati delle elezioni europee indicano che l'Ue “può puntare su politiche che portino a maggiore crescita”. Secondo il gestore il fatto che i partiti pro Europa siano risultati in maggioranza, mentre quelli euro scettici non hanno avuto l'exploit temuto, potrà consentire di portare avanti politiche più rivolte alla crescita.
Detto questo nel 2019 l'incertezza politica resterà elevata. “Dal punto di vista economico, un Parlamento europeo con una visione economica meno coesa e con un maggior peso di posizioni estremiste difficilmente riuscirà a esprimere quel forte consenso necessario per chiudere il divario Usa-Europa”, dice ad esempio Donatella Principe, responsabile Market and distribution strategy di Fidelity International. “In un contesto che vede sempre più pressante la sfida di emergenti forze economiche come la Cina, l'Europa rischia di diventare il danno collaterale nella guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti”. Con i populisti destinati ad acquisire maggiore influenza e la minaccia di un ulteriore rallentamento dell'integrazione, i premi per il rischio richiesti sulle azioni europee potrebbero aumentare nel medio-lungo termine. Ciò comporterebbe dei contraccolpi per i mercati azionari europei.
In generale tra gli esperti resta alta l'attenzione su tutte le nomine che dovranno essere fatte in Europa entro fine anno, come ad esempio la nomina del nuovo presidente della Banca Centrale Europea. In questo clima inoltre, con una frammentazione evidente, sarà difficile capire chi succederà anche a Jean-Claude Juncker a capo della Commissione Europea. Per questo, anche le nomine dei successori di Mario Draghi e Donald Tusk sono più incerte che mai.
Italia, rischio elezioni anticipate
Il voto europeo potrebbe avere importanti ricadute locali, rappresentando una sorta di test per i governi in carica. A partire dall’Italia, come afferma Andrea Iannelli, investment director Fixed income di Fidelity International: “il partito guidato da Matteo Salvini in Europa ha visto raddoppiare il numero di seggi, conferma del forte momentum di cui gode la Lega in Italia. Gli asset italiani terranno conto di questi risultati, con il rischio di elezioni anticipate che rimane fermo sul radar degli investitori. Detto ciò, per il reddito fisso italiano, e il BTP in particolare, le dinamiche politiche contano solo fino a un certo punto. Il vero ago della bilancia per gli asset nostrani sono le prospettive di crescita del nostro Paese. Il forte risultato elettorale alle elezioni europee darà nuovo impeto al Governo, all’avvicinarsi di quello che si prospetta essere un nuovo scontro con la Commissione europea sul deficit il prossimo autunno. Il mercato ha già cominciato a scontare maggiore volatilità nei mesi a venire, con il BTP che è rimasto al palo dall’inizio dell’anno, sottoperformando gli altri mercati periferici. Guardando avanti, siamo cauti sui governativi italiani, vista l’incertezza all’orizzonte e in attesa di valutazioni piu interessanti”.
Cauto sembra anche il parere di Roel Jansen, co-lead portfolio manager Euro investment grade credit, e Hans van Zwol, senior portfolio manager LDI & rate, di NN Investment Partners. “Ci sono buone ragioni per essere cauti sul debito italiano, ma i mercati potrebbero reagire positivamente ad un governo in cui la Lega ha maggiore influenza, in quanto il partito è visto come più favorevole al mercato del M5S”, dicono entrambi.
Brexit, un no-deal è più vicino
La partecipazione del Regno Unito a queste elezioni ha aggiunto ulteriore interesse. A causa del ritardo nella Brexit, il Regno Unito sta eleggendo i deputati al Parlamento europeo, ma non sappiamo per quanto tempo gli eletti vi siederanno effettivamente. Per di più lo scorso venerdì Theresa May ha rassegnato le dimissioni che saranno effettive dal prossimo 7 giugno. Cosa succederà adesso? Come sottolinea David Zahn, head of European fixed income di Franklin Templeton “il successo nel Regno Unito per il Brexit Party potrebbe essere una vera spina nel fianco del Parlamento europeo, almeno fino a quando il Regno Unito non se ne andrà. Ci aspettiamo che i suoi eurodeputati facciano molto rumore e siano il più dirompenti possibile per il parlamento”.
Inoltre, continua l’esperto “riteniamo che la possibilità di una Brexit senza contratto sia aumentata in modo significativo. Lo scenario no-deal sta cominciando a riflettersi nei mercati: i rendimenti dei gilt a 10 anni sono scesi a circa l'1% e la sterlina ha subito una forte vendite nei confronti dell'euro nelle ultime settimane. In questo contesto, stimiamo le possibilità di una Brexit senza accordi dal 30% al 35%, non perché la gente lo voglia, ma semplicemente perché non c'è tempo per mettere in atto un accordo per evitarlo” conclude il manager.