Nella seconda parte della tavola rotonda organizzata da Funds People con i responsabili Private Banking delle principali realtà operanti in Italia abbiamo parlato dell'importanza di investire in innovazione e digitalizzazione.
Nonostante le evoluzioni normative e tecnologiche stiano trasformando l’industria del private banking, cambiando di fatto le modalità di interazione con il cliente, la tecnologia non sostituirà la figura del banker che rimarrà centrale nella relazione con quest'ultimo. Se nella prima parte parte della tavola rotonda con i responsabili Private Banking delle principali realtà operanti in Italia Funds People si era soffermata sull’evoluzione della composizione dei portafogli della clientela, nella seconda parte ha invece affrontato il tema dell’importanza degli investimenti in innovazione e digitalizzazione.
Capacità di innovazione
Gli investimenti che riguardano il settore private si stanno indirizzando prevalentemente sulla digitalizzazione, sull’utilizzo della tecnologia per migliorare l’attività degli operatori e sull’incremento dell’offerta di servizi specialistici. Per Marco Palazzolo, responsabile direzione coordinamento commerciale Top Private di UBI Banca, l’interazione con il cliente rivestirà un ruolo chiave in futuro, in quanto la clientela private richiede sempre di più la digitalizzazione come canale di contatto, di trasmissione e come possibilità per verificare e monitorare l’andamento dei propri investimenti. “La digitalizzazione, inoltre, può essere una delle risposte da dare alla clientela che chiede, in maniera forte, una semplificazione su cui impatterà significativamente anche MiFID II”, afferma Palazzolo.
Salvatore Pisconti, responsabile di Unicredit Private Banking Italia, osserva come la clientela private sia più digitale, in termini relativi, in tutte le fasce di età. Anche la fascia più anziana è più digitalizzata rispetto a una clientela non private dello stesso cluster. “Tecnologia significa dati, analisi e possibilità di capire le esigenze del cliente anche in relazione a quelli che sono i suoi comportamenti. Penso che l’uso della tecnologia sarà sempre maggiore ma non sostituirà mai l’elemento personale e umano di approfondimento, di conoscenza e vicinanza che esprime il banker. È un’ambito su cui si sta investendo tanto e si investirà tanto”, afferma Pisconti. La digitalizzazione aiuterà la relazione con il cliente ma il fulcro centrale rimarrà la figura del private banker. “Non ci spaventa il 'robot advisory', ma la frontiera per quanto riguarda il private banking la vediamo nello sviluppo del 'robot for advisory', la tecnologia a supporto di una migliore attività di consulenza che permette di migliorare le tempistiche di interazione e di monitoraggio del portafoglio dei clienti per poter intervenire tempestivamente nella relazione con questi ultimi”, aggiunge Palazzolo.
Inoltre, il processo di digitalizzazione nel settore assicurativo è in corso, ma per Stefano Carpi, country manager Italia di Lombard International Assurance, è ancora in ritardo rispetto al settore bancario in quanto l’insurtech e gli investimenti in start-up che intendono sviluppare le tecnologie nel settore assicurativo sono in corso. “Noi abbiamo lanciato la nostra piattaforma digitale a gennaio di quest’anno e ci sarà una seconda release a breve. C’è ancora tantissimo da fare, è proprio una richiesta che vediamo sul mercato”, afferma Carpi.
Riccardo Ardigò, managing director, country COO di UBS Italia, sottolinea come ad oggi il servizio di private banking sia quasi intrinsecamente legato alla disponibilità degli asset della clientela ma grazie alla tecnologia e alla normativa questo paradigma è destinato a mutare. “I player del settore si posizioneranno in due modi distinti: offrendo solo servizi di gestione o di advisory - prescindendo dal deposito degli assets - o decidendo di continuare a fornire servizi lungo tutta la catena del valore della consulenza o della gestione”, conclude Ardigò.