Quali sono i cambiamenti operativi che ha portato MiFID II?

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Giorgio Fata

MiFID II è una direttiva che ha sicuramente avuto un grande impatto sul mercato, a livello di budget, di risorse e di expertise in ambito compliance. C’è stata infatti la necessità di incrementare la competenza e quindi tradurre e trasformare quella che era la normativa locale. “Per alcuni player è stata quasi una rivoluzione”, come afferma Carmelo Lauro, sales manager di SimCorp, in occasione della round table organizzata da Funds People sull’evoluzione del risparmio gestito a livello operativo negli ultimi dieci anni.

“Da un lato, aspetti molto operativi hanno cambiato il modo di implementare e fare business, creando anche delle opportunità. La trasparenza nell’attività di trading e di post-trading è necessaria per le diverse implementazioni nel seguire il ciclo degli investimenti. C’è stato un impatto anche per la parte di ricerca. Chi forniva questo tipo di servizi prevedeva già delle fee incorporate nell’offerta, come i broker di negoziazione. MiFID II ha voluto scorporare questo servizio di ricerca dando vita a nuove società specializzate esclusivamente in un determinato ambito. È inoltre interessante il tema della trasparenza verso il cliente da un lato e della tutela dello stesso dall’altro, sicuramente MiFID II ha richiesto una maggior conoscenza del cliente finale ed proprio quest’ultima che può aprire dei nuovi canali di distribuzione, nuovi servizi e opportunità”, dichiara Lauro. 

Tuttavia, secondo il sales manager, in termini di organizzazione, la normativa è stata quasi un “big bang operativo”, con lunghi tavoli di lavoro e la necessità di know-how dall’esterno data dai molteplici temi da affrontare in fasi operative all’interno dell’azienda.

Da un lato, è stata quindi un’occasione di ripensamento trasversale dei processi tra SGR e la rete; dall’altro, una necessità di ripensamento dei prodotti. Ma da Euromobiliare AM SGR sono anche andati oltre, come sostiene Marco Barone, responsabile Finance & Administration della casa di gestione: “MiFID II ha costituito l’ulteriore presupposto per una riorganizzazione di Gruppo. Come Euromobiliare SGR, infatti, siamo tornati a focalizzarci sulle gestioni collettivetrasferendoi servizi di investimento e in particolare di consulenza, ad una società del Gruppo neo-costituita che competerà sul mercato della consulenza indipendente. MiFID II ha quindi comportato un vero ripensamento strategico a livello di produzione, organizzazione aziendale e di distribuzione”.

Secondo Riccardo Negro, head of Business Development and Chief Operations Officer di Fideuram investimenti SGR, a livello operativo, la normativa ha impattato su diversi temi. “Un primo impatto l’ha avuto sul tema della product governance, ovvero su come le SGR danno luogo a tutti gli strumenti per definire il target market potenziale della normativa, e sul product testing, quindi offrire al cliente il giusto prodotto e avere una base dati al fine di valutarne le scelte, la profilatura, il che ha comportato una revisione di questo database.Il secondo impatto l’ha avuto sul business della ricerca derivante dalla normativa stessa. La scelta di Fideuram è stata quella di non far gravare sul cliente tali costi e quindi di internalizzarli affiancandoci un sistema di knowledge che faccia affluire tale ricerca.Un ultimo impatto, quello più rilevante, l’ha avuto sui costi. Come società abbiamo riorganizzato tutti i flussi di comunicazione con le controparti in modo da disporre di tutti i tracciati, così come previsto dalla normativa, adeguandoci quindi a ricevere tali flussi e tutta l’onerosa metodologia di calcolo al fine di una corretta valorizzazione dei costi”, spiega il manager. 

Da parte della SGR c’è stato quindi un grande sforzo sulla macchina operativa. “L’obiettivo principe di MiFID II è quello di fare un ulteriore passo avanti circa la trasparenza del cliente in termini di costi, ma anche per offrire a quest’ultimo opportunità di nuovi servizi a fronte di quanto pagato. In Italia, da questo punto di vista, ci siamo adeguati ai sistemi, alla metodologia, e raccolto tutte le informazioni necessarie, ma traslare questa trasparenza in nuove opportunità ci risulta ancora difficile”, aggiunge Negro.

A detta di Claudio Bonetti, COO di Azimut Holding Spa, l’adeguamento dei processi a MiFID II ha fatto inoltre emergere un nuovo punto di vista sui dati già presenti all’interno dell’azienda, i quali rappresentano un grande valore non solo per soddisfare i requisiti normativi, ma anche per fare evolvere le soluzioni di reporting aziendale. “Ciò ha comportato non solo un esercizio di traduzione della normativa, ma anche una revisione critica degli asset informativi disponibili nella filiera gestione-distribuzione, con informazioni prodotte che possono supportare i processi decisionali dell'azienda”, afferma il manager.

Lanciare una SGR

Al netto delle evoluzioni normative, è più semplice ad oggi lanciare una casa di gestione rispetto a dieci anni fa? Per Barone le difficoltà sono aumentate, perché il quadro normativo di riferimento dei primi anni 2000 era senza dubbio più “agile”. “All’epoca le SGR avevano minori obblighi formali nel disporre di un assetto organizzativo come quello attuale: per esempio la funzione di risk management e la funzione di compliance nelle SGR erano agli albori. Inoltre, la struttura organizzativa, il modello industriale e i prodotti presentavano complessità inferiori. Oggi, in generale, il costo di compliance di una società di asset management è invece molto più elevato rispetto al passato e ciò evidentemente penalizza le società di minori dimensioni e meno efficienti”.

D’altro canto è pur vero che oggi vi sono maggiori opportunità derivanti da un contesto normativo che permette di operare a livello internazionale quasi senza barriere. “Per quanto concerne l’esperienza di Euromobiliare SGR, ad esempio, da un anno siamo diventati management company in regime di passaporto europeo di una Sicav lussemburghese. Questo ci ha permesso di costruire una piattaforma sempre più integrata e competitiva con l’obiettivo di creare sempre maggiore valore per i risparmiatori e per il nostro Gruppo in tutti i settori dell’asset management”, sostiene Barone.

Secondo il parere di Bonetti invece, a livello globale, è più semplice lanciare una società di gestione rispetto al passato, nel senso che ci sono delle componenti standard, facilmente identificabili sia in termini di processo che in termini di sistema. “La logica di servizio fornito dall’outsourcer aiuta a scorporare gli elementi operativi e organizzativi della macchina operativa, rispetto a quelli strategici dell’SGR. Azimut è una realtà presente all’estero che ha fatto di questa flessibilità ed ingegnerizzazione dei servizi un driver di crescita”, dichiara il COO.

Un punto intermedio lo trova Negro, secondo il quale lanciare un asset manager rispetto a dieci anni fa possa essere più semplice dal punto di vista dell’accesso al mercato comunitario. “Tuttavia, da un punto di vista prettamente italiano, vedo un elemento di complessità. Lato nostro abbiamo recentemente avuto delle riorganizzazioni interne che società di dimensioni più contenute non riuscirebbero ad affrontare. Tutte le varie funzioni di compliance, risk management, controllo, outsourcing, ecc., comportano costi molto elevati. In generale, ad oggi, dar vita a una SGR è più fattibile rispetto al passato, ma svolgendo un’attenta valutazione dei costi-benefici”, conclude Negro.