Sandra Crowl (Carmignac): Le Banche centrali vengono messe alla prova

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Il 2018 è l’anno dell’incertezza, derivante soprattutto dalla collisione di tre tipi di fattori: monetari, politici, ed economici. Il quesito che tormenta attualmente gli investitori è il seguente: le Banche centrali saranno in grado di normalizzare le loro politiche monetarie con facilità?

Sandra Crowl, membro del comitato investimenti di Carmignac, ha cercato di rispondere a questa domanda, passando in rassegna gli eventi che preoccupano maggiormente i mercati. Una questione importante su cui porre attenzione è la liquidità, secondo la Crowl, infatti, “occorre valutare l’impatto della riduzione di liquidità attuata dalla FED. L’Amministrazione Trump ha dovuto compensare la minore liquidità sul mercato con un’espansione fiscale, che ha permesso di raggiungere il 4% di crescita nell’ultimo trimestre”, aggiunge l’esperta. “Tuttavia, se si considera l’indice delle condizioni finanziarie statunitense, si nota che queste si sono solo moderatamente ristrette, ciò significa che la FED dovrà continuare a far qualcosa. Ma se il ritmo di crescita economica si mantiene ai livelli attuali, sicuramente ci saranno ulteriori aumenti dei tassi di interesse”, spiega.

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Fonte: Macro Intelligence 2 Partners, agosto 2018.

Sandra Crowl sostiene che “il restringimento della politica monetaria avrà degli effetti importanti sui Paesi emergenti finaziariamente più deboli, cioè quelli che si finanziano esternamente in valuta estera. Emblematico è il caso dell’Argentina, con un deficit primario del 5% e una forte dipendenza dai finanziamenti esteri”.

Il secondo elemento di analisi è la situazione politica in Europa, in particolare, a preoccupare è l’Italia. “Aspettiamo l’annuncio della Legge di bilancio per avere una visione più chiara delle reali condizioni del Paese, prima di riacquistare Btp e titoli bancari italiani”, commenta. “Dal punto di vista dell’investitore straniero, si cercano azioni unificate da parte del governo per ricevere dei segnali importanti”. La condizione europea è inoltre peggiorata dal problema dell’immigrazione. Sul versante statunitense proseguono le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, anche se, a detta della Crowl, “la potenziale guerra commerciale è da considerarsi, più che altro, una sorta di negoziazione elettorale. Pensiamo che dietro all’incremento dei dazi, ci siano le reali intenzioni di Trump di guadagnare consensi elettorali”.

Il terzo elemento degno di nota riguarda la ripresa economica. “Nel 2018 si è assistito ad una desincronizzazione del ciclo economico: trend positivo negli Stati Uniti e rallentamento economico in Europa e Giappone”, commenta. Gli Stati Uniti stanno infatti beneficiando dell’espansione fiscale messa in atto dal governo, nonostante l’attuale indebolimento dei consumi”. Tuttavia, “negli ultimi mesi del 2018, in Europa, l’indice delle sorprese economiche è aumentato, questo significa che le attività economiche dell’area hanno superato le aspettative, rilevando un significativo miglioramento”, aggiunge. “Viceversa, negli Stati Uniti l’indice ha subito una lieve flessione, confermando il fatto che il prolungamento della crescita economica sia un semplice effetto della politica ‘America first”, conclude.