Sandrin (LGIM): "ETF, il focus degli investitori è stato soprattutto sul tema equity core USA"

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Giancarlo Sandrin. Foto concessa (LGIM)

Gli ETF continuano a essere particolarmente attraenti per gli investitori, soprattutto se comparati ai fondi attivi. A sostenerlo è Giancarlo Sandrin, head of Wholesale Distribution Southern Europe di LGIM, raggiunto da FundsPeople. "Tornando al tema ETF, "Il focus degli investitori è stato soprattutto in maniera netta sul tema equity core USA. Per quanto riguarda i temi e settori, la parte tecnologica, legata soprattutto all’intelligenza artificiale, ha avuto le maggiori preferenze. La parte obbligazionaria è rimasta più sottotono, in particolare quella investment grade. La parte emergente ha avuto in termini relativi risultati di raccolta migliori.

Secondo l'esperto, comunque, la situazione in Italia rimane particolare, poiché il settore dell’asset management sta soffrendo in maniera nettamente superiore al resto d’Europa. "Nel 2023 la Germania ha registrato per i soli fondi retail inflow di 13 miliardi di euro, la Spagna su fondi retail e istituzionali circa 14, l’Italia ha visto un’uscita di 22 miliardi di euro dai fondi", ammette.

I tematici per diversificare

A detta di Sandrin, gli investimenti tematici tramite ETF offrono agli investitori opportunità interessanti e vantaggi significativi in quanto consentono agli investitori di partecipare a specifici trend e temi, diversificando e senza dover selezionare singole azioni. "Questa diversificazione riduce il rischio idiosincratico associato a un singolo titolo. Ad esempio, il nostro ETF tematico sulla cyber security investe su 40 società leader nel settore della sicurezza informatica bilanciando gli alti e bassi di ciascuna, ma prendendo il “beta” legato al trend della cyber security", spiega.

Quelle citate prima sono aziende innovative che traggono vantaggio da sviluppi che l'esperto definisce cruciali. "In maniera analoga, temi come l’energia pulita, le batterie, la robotica o l’intelligenza artificiale sono tutti trend che hanno basi solide e ben definite. Al contempo però seguono driver di crescita molto differenti tra loro e pertanto anche la diversificazione tra diversi temi aiuta il gestore a diversificare il rischio, o in alternativa a prendere scommesse più focalizzate su trend specifici", dice Sandrin.

Merita una considerazione a parte il tema dell'intelligenza artificiale. "Questo rappresenta il settore più ricercato, stiamo però vedendo sempre più investitori guardare nuovamente al tema della transizione energetica, che ha sofferto molto nei mesi passati ma potrebbe tornare d’interesse per due motivi: il primo è la ripresa dei prezzi dei combustibili fossili, il secondo è il tema della carenza di energia elettrica per sostenere la domanda, non solo legata al tema auto elettriche ma sempre di più anche al tema AI. Stiamo passando dal concetto di energy transition a quello di energy addition", ci tiene a sottolineare.

Piccola capitalizzazione

Dal punto di vista della valutazione, secondo l'analisi di Sandrin, le azioni value a piccola capitalizzazione sono più economiche quando guardiamo agli Stati Uniti. "Mentre le azioni growth a grande capitalizzazione scambiano, secondo Bloomberg, il 30% al di sopra del loro multiplo prezzo/utili medio decennale, l’S&P500 a circa il 15% mentre il Russel 2000 è sotto di circa il 5%", prosegue.

Il Russell 2000, un paniere di società a piccola capitalizzazione, si trova in un mercato orso da quando ha raggiunto il massimo verso la fine del 2021. "Da allora ha perso circa 20 punti percentuali rispetto agli indici large cap come l’S&P 500 o il Russell 1000, che indicizza i titoli a maggiore capitalizzazione. Molti fattori potrebbero spiegare la sottoperformance a breve termine delle azioni a piccola capitalizzazione, tra cui l'aumento dei tassi di interesse; la cosa più particolare è che una sottoperformance così prolungata è insolita per le società small cap Usa, che storicamente sovraperformano (o tengono il passo) con le società a grande capitalizzazione per periodi più lunghi", spiega.

Per Sandrin, oltre alle valutazioni favorevoli, le azioni a piccola capitalizzazione hanno dalla loro la forza del dollaro, in quanto tendono a sovraperformare durante i periodi di forza sostenuta del dollaro: spesso questo accade nei momenti di crisi. "Se guardiamo a periodi di crisi nel 2001 il Russell 2000 sovraperformò l’S&P500 di quasi 15%. Nei 2 anni 2008/2009 di circa il 5%. Nel 2020 la performance è stata più lieve intorno all’1%", ammette.

Grande capitalizzazione

Una menzione al tema dei brand a livello globale. "I global brand rappresentano rispetto al tema small cap un investimento diametralmente opposto che ha però delle basi interessanti per chi vuole mantenere un’esposizione sul segmento large cap e vuole un andamento in linea con la volatilità di un equity globale", commenta. L’ETF Global Brands lanciato da LGIM investe in quelle società che grazie alla forza del loro brand possono scaricare a valle sui clienti i maggiori costi di produzione legati all’inflazione rimanendo nel contempo potenzialmente più resilienti lato consumi. "Sostanzialmente si tratta di un investimento che potrebbe risultare interessante in momenti di inflazione come quella attuale, con potenziali sobbalzi lato crescita globale", commenta.

In conclusione, i marchi globali hanno inoltre la peculiarità di essere presenti su settori molto diversi tra loro, dal lusso (come LVMH), al Tech (Apple, Meta) a settori più difensivi (Come McDonald’s o Procter&Gamble). "Il Global Brand non ricade infatti nel segmento dei mega trend, ma rimane un tema d’investimento conservativo e molto diversificato", chiosa l'esperto.