Schena (Symphonia): “Sullo Star la fotografia del tessuto imprenditoriale italiano”

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Massimiliano Schena, foto concessa (Symphonia)

Una fotografia di quello che è il tessuto economico e imprenditoriale del Paese, caratterizzato da piccole e medie imprese con una forte vocazione all’innovazione. E all’interno del perimetro delle imprese italiane emergono alcuni nomi di eccellenza, legati ad altrettanti settori in forte sviluppo. È qui che si inserisce l’azione di Symphonia SGR, boutique particolarmente focalizzata sul mercato italiano attraverso il Fondo Azionario Small Cap Italia che punta sulle eccellenze del segmento star di Borsa Italiana. Il fondo, che ha marchio FundsPeople C (Consistente) detiene oggi 148 milioni di euro di asset in gestione e la performance dall’inizio dell’anno è del +32% circa. Nel dettaglio, il portafoglio è composto da 77 titoli, “però è molto concentrato”, afferma Massimiliano Schena, gestore del fondo e direttore investimenti di Symphonia SGR. “I primi 10 titoli – afferma Schena – rappresentano la metà degli asset in portafoglio, la capitalizzazione media ponderata (corretta per il flottante) è di circa 2,2 miliardi, il titolo più capitalizzato è di 5 miliardi e mezzo il più piccolo 9 milioni; mentre la media semplice delle capitalizzazioni in portafoglio è di 725 milioni di euro”.

Oltre il 70% del portafoglio è concentrato su tre settori: tecnologia, industriali e Health Care. I titoli sono selezionati in base ai fondamentali di bilancio con un approccio bottom up. “Il nostro portafoglio ha un turnover basso, quando le società entrano, l’auspicio è che restino per molti anni”. Una struttura che si basa sulle caratteristiche dello Star differente, dunque, rispetto a quella del listino principale di Borsa Italiana, concentrato principalmente su titoli finanziari e Utility, con un’importante presenza di consumi discrezionali (come l’automotive). “Questa è una differenza fondamentale anche in termini prospettici”, sottolinea Schena. “Il fatto che ci sia una vocazione diversa rispetto all’indice maggiore rende i segmenti Information Technology, Industrial e Health Care molto più interessanti dal punto di vista delle prospettive di crescita”. Il riferimento, in questo caso, va chiaramente in direzione della fetta consistente di questi business legata all’innovazione che, in qualche modo, consente di “resistere agli scossoni che si possono avere durante il ciclo”. Quelle del segmento Star, secondo il gestore, “sono imprese votate all’export, molte di quelle presenti nel nostro portafoglio sono leader nei loro settori oltre a fotografare meglio la realtà produttiva del Paese”. Al momento, precisa Schena, “come SGR siamo pesati su finanziari ed energetici: si tratta di una posizione tattica, dettata da motivi legati alla ripresa economica e alle tendenze inflazionistiche, ma si tratta di settori che, da un punto di vista strategico, rivestono un interesse minore”. A medio lungo termine “l’interesse è investire in società in media e piccola capitalizzazione di altissima qualità con buone prospettive di crescita”.

I CAMBIAMENTI NELLO STAR NELL’ULTIMO ANNO

Ed è appunto lo Star il “vivaio” principale in cui sono reperibili i titoli su cui punta la SGR. Un segmento che, secondo quanto riferisce lo stesso Schena, è molto cambiato nell’ultimo anno. “I fenomeni più evidenti sono i delisting “, afferma il direttore investimenti, che cita tra le principali uscite quelle di Ima (oltre il 6% di peso) e Guala Closures (circa 1,5%). “Il mercato italiano è rimasto con multipli depressi per molti anni, e la capitalizzaione di  alcune società non rifletteva adeguatamente il loro valore. Adesso i multipli sono molto più vicini all’area euro, e l’Italia sta attraendo interesse per molti motivi”. Da qui anche i diversi ingressi (da Fine Foods Pharmaceuticals ad Antares Vision, da Pharmanutra a Garofalo Health Care e altri). “I nuovi ingressi si sono concentrati prevalentemente nei settori Healthcare e Information Technology, mentre le uscite nel settore industriale”.

Sull’evoluzione del breakdown settoriale ha inciso molto anche l’effetto mercato oltre all’evoluzione del settore tecnologico. E questo anche come effetto derivante dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il PNRR. Il piano predisposto dal Governo italiano punta molto sulla digitalizzazione: circa 49 miliardi, ossia il 22% delle risorse. Una fetta consistente rispetto alle richieste europee che arrivavano al 20% dei fondi mentre il 37% doveva essere indirizzato a investimenti diretti all’ambiente (l’Italia in questo caso ha messo sul piatto 69 miliardi, il 31%). Sul fronte borsistico la società ha individuato tre comparti che avranno un significativo impatto positivo dalle risorse messe in campo dal PNRR: costruzioni e infrastrutture, con in particolare due titoli come Buzzi Unicem, Salcef; digitalizzazione che vede titoli come Esprinet, Reply, Retelit, Rai Way, Sesa, Tinexta, Txt Solutions, Wiit. Infine la parte ambiente: Falck Renewables, Erg, Italgas, Aquafil, Luve, Saes Getters, Seri Industrial, Carel Industries, Sicit, Danieli. “Questi sono i titoli su cui ci siamo concentrati, ma al di là dei settori specifici sarà tutta l’economia italiana a beneficiarne ed in modo particolare le piccole-medie imprese che rappresentano il cuore del tessuto imprenditoriale del nostro paese”. Quello che si prospetta, in definitiva, sia per l’entità delle risorse sia per le caratteristiche delle politiche di stimolo, “è il paradigma ideale per una soluzione come lo Small Cap Italia” conclude Schena.