Il dato emerge da una ricerca di FE Fundinfo sulla piattaforma proprietaria yourSRI. L’83,83% dei fondi avrebbe posizioni in società che possiedono o gestiscono impianti di energia nucleare
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Il 2021 ha segnato una serie di eventi fondamentali per il risparmio sostenibile. Basti citare la data del 10 marzo, quando è entrata in vigore la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) che ha imposto un riposizionamento dell’investimento in chiave ambientale, sociale e di governance (ESG). Altre azioni sono in corso d’opera, si muovono da tempo non soltanto le istituzioni europee e le Esas (le autorità di controllo), ma anche gli organismi internazioni come i PRI e UnepFI e le normative nazionali dei diversi Paesi. I numeri che arrivano dal mondo finanziario sono una conferma del movimento in atto. A livello internazionale, i dati del report 2021 della Global Sustainable Investments Alliance (GSIA) rilevano come all'inizio del 2020, gli investimenti sostenibili globali abbiano raggiunto i 35.300 miliardi di dollari nei cinque principali mercati indagati dalla ricerca (Europa, USA, Canada, Nuova Zelanda e Australia, Giappone), con un aumento del 15% negli ultimi due anni (2018-2020) e del 55% negli ultimi quattro anni (2016-2020). Secondo i dati Assogestioni, nel terzo trimestre 2021 le masse totali dei fondi gestiti secondo principi sostenibili e responsabili in Italia hanno superato i 361 miliardi di euro, con la maggior parte delle masse indirizzata verso prodotti articolo 8 (326 miliardi) e un incremento generale di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Il nodo greenwashing
L’aumento dell’interesse vede però anche l’allargamento delle zone d’ombra. Un tema che sta particolarmente a cuore alle diverse realtà che monitorano l’andamento del settore è, ad esempio, quello del greenwashing. Nel 2017 i Principi per l’investimento sostenibile delle Nazioni unite avevano avviato una review sui propri aderenti puntando, appunto, alla mancata adesione ai requisiti dei firmatari. Revisione portata avanti con l’iscrizione di oltre 160 società in una lista di controllo e culminata con la cancellazione di cinque sottoscrittori dei PRI nel 2020. L’allineamento a criteri di sostenibilità, d’altronde, mette in campo diversi fattori e le divergenze anche in sede di definizione delle attività da considerarsi “green” per la Tassonomia europea ne sono un esempio.
Un green non così brillante
Secondo un’analisi diffusa da FE Fundinfo, effettuata sui dati resi disponibili dalla piattaforma proprietaria YourSRI, il 90,21% dei fondi comuni italiani avrebbe delle posizioni in settori come l’alcol, il tabacco e componenti per sistemi di armamento. La ricerca è stata condotta su 235 fondi domiciliati in Italia e si è concentrata sulla valutazione delle controversie, ossia degli investimenti dei fondi in aree di business “moralmente controverse”. Per questo motivo, fanno sapere dalla società, “sono stati analizzati fondi azionari, obbligazionari e bilanciati, presenti su yourSRI e domiciliati in una delle seguenti giurisdizioni: Germania, Svizzera, Spagna, Italia o Francia”. Perché un fondo fosse inserito nell’indagine, i dati dovevano risalire agli ultimi 12 mesi e almeno il 60% del portafoglio deve essere valutabile in termini di fattori ESG. I dati dell’analisi utilizzano rating ESG di MSCI per fornire una maggiore trasparenza e comparabilità a livello di fondo e permettere agli investitori di comprendere e misurare meglio le caratteristiche ESG dei fondi.
Stallo nucleare
Il tema nucleare è quello che si rivela come più controverso. Insieme al gas naturale, l’energia prodotta dalle centrali atomiche è stata inserita tra le fonti energetiche utilizzate per la transizione green all’interno della Tassonomia europea sulle attività “verdi”. Un dettaglio che ha ricevuto forti pressioni (in particolare da due Paesi: Francia e Polonia) e forti critiche (soprattutto dalla Germania). I lavori sulla green taxonomy non sono ancora conclusi, ma il nucleare come “esposizione controversa” è comunque la fonte energetica più comune nell’industria italiana dei fondi, secondo la rilevazione di FE Fundinfo: l’83,83% dei fondi ha posizioni in società che possiedono o gestiscono impianti di energia nucleare (con un peso medio in portafoglio pari al 2,43%). A seguire, il 66,81% è esposto a imprese che generano oltre il 5% dei ricavi annuali dalla produzione di bevande alcoliche (con un peso medio dell’1%) e il 65,96% a società che conseguono più del 5% dei ricavi annuali da armamenti e relativi componenti, sistemi di supporto e servizi (con un peso medio dello 0,89%). Tra le altre esposizioni significative dei fondi vi sono società coinvolte nella produzione di organismi geneticamente modificati (61,70%) e fabbricanti di prodotti a base di tabacco (49,79%).
Percentuale di fondi con esposizione a settori controversi
Italy | Equity | Bond | Mixed Assets | |
Any Involvement | 90,21% | 95,31% | 76,47% | 96,12% |
Count of 01_adult | 0,43% | 0,00% | 0,00% | 0,97% |
Count of 02_alcohol | 66,81% | 82,81% | 29,41% | 81,55% |
Count of 03_gambling_op | 45,53% | 40,63% | 26,47% | 61,17% |
Count of 03_gambling_supp | 37,45% | 29,69% | 30,88% | 46,60% |
Count of 04_genetic_engineering | 61,70% | 57,81% | 45,59% | 74,76% |
Count of 05_tobacco | 49,79% | 51,56% | 30,88% | 61,17% |
Count of 06_landmines | 2,13% | 1,56% | 0,00% | 3,88% |
Count of 07_cluster_munitions | 29,79% | 32,81% | 8,82% | 41,75% |
Count of 08_weap_biochemical_components | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% |
Count of 09_weap_system_components | 65,96% | 79,69% | 36,76% | 76,70% |
Count of 10_weap_civil | 32,34% | 29,69% | 13,24% | 46,60% |
Count of 11_nuclear_power_util | 83,83% | 84,38% | 70,59% | 92,23% |
Count of 12_nuclear_power_supp | 17,45% | 6,25% | 16,18% | 25,24% |
La suddivisione per asset
Suddividendo i fondi per tipo di asset, risulta che il 96,12% dei fondi bilanciati ha almeno un certo coinvolgimento in questi settori, rispetto al 95,31% dei fondi azionari e al 76,47% dei fondi obbligazionari.
Percentuale del peso medio in portafoglio
Italy | Equity | Bond | Mixed Assets | |
Overall Exposure_sum | 4,60 | 5,96 | 3,42 | 4,38 |
Average of 01_adult | 0,00 | 0,00 | ||
Average of 02_alcohol | 1,00 | 1,55 | 0,58 | 0,76 |
Average of 03_gambling_op | 0,25 | 0,40 | 0,40 | 0,15 |
Average of 03_gambling_supp | 0,26 | 0,38 | 0,36 | 0,16 |
Average of 04_genetic_engineering | 0,86 | 1,10 | 1,02 | 0,68 |
Average of 05_tobacco | 0,59 | 0,75 | 0,70 | 0,47 |
Average of 06_landmines | 0,00 | 0,00 | 0,00 | |
Average of 07_cluster_munitions | 0,16 | 0,30 | 0,02 | 0,11 |
Average of 08_weap_biochemical_components | ||||
Average of 09_weap_system_components | 0,89 | 1,24 | 0,61 | 0,75 |
Average of 10_weap_civil | 0,12 | 0,30 | 0,05 | 0,06 |
Average of 11_nuclear_power_util | 2,43 | 2,79 | 2,10 | 2,40 |
Average of 12_nuclear_power_supp | 0,10 | 0,02 | 0,13 | 0,10 |
“Nel mondo molto soggettivo dell’investimento ESG, i dati mostrano che in un’economia moderna può essere estremamente difficile evitare alcuni settori che potrebbero non essere naturalmente in linea con l’insieme dei principi ESG”, è la riflessione di Paolo De Vito, head of Business Development (Italia) di FE fundinfo. “È quindi molto importante che gli investitori ricevano i dati e gli strumenti per comprendere il significato dei rating ESG e che conducano le loro ricerche, in modo da far corrispondere appieno i loro investimenti ai loro valori”.