Nella seconda tavola rotonda di Wellington Management targata FundsPeople, la discussione sulle small cap si è ampliata al tema della sostenibilità.
Per accedere a questo contenuto
Nella seconda tavola rotonda di Wellington Management targata FundsPeople, la discussione sulle small cap si è ampliata al tema della sostenibilità.
Per accedere a questo contenuto
Il contesto attuale si presenta favorevole per le small cap, dopo un 2022 in cui è stato difficile trovare rendimenti in tutte le asset class. Anche se gli ultimi anni sono stati difficili, alcune aziende del settore sono riuscite ad aumentare fatturato e utili, grazie alla capacita di innovazione. Inoltre, dal punto di vista ESG, le small cap possono riservare numerose sorprese positive, sebbene non sia semplicissimo valutare i parametri di sostenibilità in aziende di piccole dimensioni.
Il tema delle small cap con un occhio particolare verso la sostenibilità è stato al centro della seconda tavola rotonda di Wellington Management targata FundsPeople nell'ambito della prima edizione di FundsPeople Talks, una serie di tavole rotonde in contemporanea in cui fund selector e gestori hanno la possibilità di confrontarsi liberamente sulle principali tematiche di attualità nel mondo degli investimenti.
I commenti sono relativi al contesto del 13 dicembre 2022.
Il 2022 è stato un anno difficile per tutti, in particolare per le small cap, poiché in uno scenario di rallentamento economico tendenzialmente questo tipo di aziende non riesce a sovraperformare " esordisce Francesca Cerminara, portfolio manager di Euromobiliare Advisory SIM. "Tuttavia, manteniamo l’interesse per l’asset class, considerando lo storno significativo dall’inizio dell’anno che incorpora già gran parte dello scenario e che ha portato le valutazioni sotto la media storica". Secondo l'esperta, nonostante nel breve periodo potrebbe non esserci ancora una sovraperformance delle small verso le large "Sono interessanti da monitorare. Le small cap europee, in particolare, hanno sofferto il contesto, non soltanto per via del conflitto tra Russia e Ucraina, ma anche perché, essendo un mercato principalmente domestico, hanno subito la forza dell’euro, altra tematica che ora sembra in stabilizzazione e potrebbe avvantaggiarle in futuro. Anche la riapertura della Cina e il rallentamento dello scenario Covid rappresentano dei vantaggi per le aziende europee, e le small cap non ne saranno escluse" prosegue Cerminara. "Va detto che un contesto di rialzo dei tassi ha implicazioni su queste aziende, da un lato dal punto di vista dei finanziamenti per innovazione e ricerca, su cui le small cap puntano molto, dall’altro dal punto di vista del rifinanziamento del debito a breve termine. In ogni caso, e in particolare in questo periodo storico, riteniamo più opportuno affidarci a gestori attivi in grado di analizzare e selezionare le migliori aziende, verificando la sostenibilità finanziaria del debito e la capacità di finanziare le strategie di innovazione e di ricerca".
Per quanto riguarda la sostenibilità, Cerminara sottolinea un aspetto "un po’ scomodo: l’integrazione dei fattori ESG nella valutazione di una società è senza dubbio un’opportunità, e offre supporto anche nel controllo del rischio, pero è innegabile che nel breve termine possa rappresentare un costo, anche abbastanza significativo, per le società, in termini di adeguamento dei processi, di formazione delle persone ecc. Per le società più piccole si tratta di costi paradossalmente più onerosi rispetto alle large cap, soprattutto nella standardizzazione, creazione e divulgazione dei dati. Un altro tema di cui tenere conto" prosegue la manager "è l’engagement, attività già molto utilizzata nei dialoghi con le large cap, obbligate a fornire una certa reportistica standard e con cui l’investitore può relazionarsi da pari. L’investitore, magari dotato di una struttura che si occupa di sostenibilità più solida può, infatti, accompagnare la small cap nella relazione con un’industria che tiene sempre più in considerazione questi fattori. Ecco che l’attività di engagement si mostra ancora più utile. Concordo, infine, sull’importanza del presidio sulle attività di governance, il primo indicatore, soprattutto nelle società di minori dimensioni, della formazione delle strutture e del controllo sul capitale".
1/4"Abbiamo sempre guardato con interesse alle small cap, in particolare nel 2022 in cui sia sul lato azionario sia sul lato obbligazionario è stato difficile ottenere rendimenti positivi, una condizione abbastanza eccezionale che negli ultimi 20 anni si è verificata solo due volte, nel 2008 e nel 2022, seppur per motivi differenti" osserva William Trevisan, gestore patrimoniale di Pharus Management Lux S.A. – Milano Branch, che aggiunge "Le valutazioni sono scese molto e, in particolare, ci sono forti mismatch tra il valore delle aziende e il loro prezzo di Borsa, pertanto riteniamo sia il momento adatto per accumulare, senza aspettarsi risultati nei prossimi sei mesi, ma agendo in ottica di 2-3 anni, quando avremo sicuramente valutazioni migliori. È importante concentrarsi su aziende di valore, con brand riconoscibili, in particolare all’estero, e con valori di bilancio che abbiano superato questo triennio horribilis". Secondo l'esperto, infatti, anche negli ultimi tre anni, molto difficili sia dal punto di vista economico sia macroeconomico, ci sono state aziende small e mid cap che hanno aumentato il fatturato e gli utili "e hanno mantenuto un Return on Investment superiore al costo del debito, e sono le aziende da premiare. In ambito italiano ed europeo, poi, il tessuto economico si basa anche sulle small cap, che non sempre vengono rappresentate molto bene in Borsa, aziende internazionali con oltre il 50% del fatturato fuori dai confini, e pertanto già diversificate da un punto di vista geografico".
Il manager aggiunge, parlando si sostenibilità: "da uno studio condotto internamente in ambito ESG abbiamo notato, facendo un ragionamento ad ampio raggio sugli indici, che la digressione con bias ESG porta valore su diversi orizzonti temporali di medio lungo periodo anche in termini di rendimento per il rischio. Pertanto, può essere vantaggioso unire i criteri ESG a un investimento in small cap, anche se sono aziende su cui è più difficile valutare i parametri di sostenibilità, perché non sempre sono disponibili comunicazioni puntuali e aggiornate. In ogni caso" prosegue, "meglio operare attraverso fondi, perché in qualità di fund selector per noi e più facile valutare prodotti di risparmio gestito che abbiano questo bias".
2/4Secondo Gabriele Montalbetti, gestore multimanager di Consultinvest SGR, "un anno come il 2022, in cui i tassi crescono e le economie rallentano, chiaramente costituisce un contesto non favorevole a tutte le asset class, ma soprattutto alle small cap. Concordo con i miei colleghi nell’osservare che non possiamo definire l’asset class come un monolite, in quanto è composta da numerose realtà, in alcuni casi caratterizzate da dinamiche ben differenti da quelle del mercato. Pertanto" prosegue l'esperto, "sebbene la forza generale di mercato sarà ancora negativa almeno a inizio 2023, si possono trovare eccellenze a prezzi scontati rispetto alle valutazioni di qualche anno fa, per cui anche noi consideriamo il settore potenzialmente interessante. Nei prossimi mesi ci sembra un settore in cui sarà necessario un approccio estremamente attivo, perché le small cap sono numerose e hanno storie differenti, pertanto un gestore attivo con capacita di analisi e selezione potrà riuscire a trovare delle buone opportunità". Montalbetti osserva: "le valutazioni sono scese e ci possono essere buone opportunità di investimento, specialmente nel medio-lungo periodo, in settori meno legati al ciclo economico o nelle attività trainate da trend strutturali, come ad esempio la transizione energetica e la sostenibilità".
In materia di sostenibilità, il manager ritiene che nel medio lungo periodo non ci sarà più grande differenza tra ESG e investimenti tradizionali "nel senso che le istanze ESG diventeranno il DNA di qualunque tipo di gestione. Se la dimensione della governance è sempre stata considerata importante dai gestori, l’aspetto sociale è diventato più importante negli ultimi anni, con la pandemia, e le aziende che non si dimostrano attente su questo aspetto avranno difficolta a trattenere i talenti. La consapevolezza dal punto di vista ambientale, dal canto suo, è ormai una necessità, e a tendere sarà (o è già) parte integrante del processo di investimento, pertanto le aziende che non si adeguano saranno penalizzate o espulse dal mercato". Secondo Montalbetti, per quanto riguarda la sostenibilità, oggi si tratta soprattutto di una questione di disponibilità e di omogeneità dei dati. "Le aziende devono produrli, gli asset manager devono tenerne conto nella reportistica e nei processi di investimento, e alla fine i fund selector possono comporre la propria reportistica di secondo livello con fondi di fondi e gestioni patrimoniali. Questo processo è però appena agli inizi, e anche le grandi aziende fanno fatica a produrre tutti i dati necessari e per il momento hanno in media adottato un approccio cauto, pubblicando solo un set ridotto di dati. Seppur mediamente indietro da questo punto di vista per questioni dimensionali" aggiunge, "le aziende di maggiore interesse per i fondi più attenti alle tematiche ambientali sono proprio le mid-small cap che operano da enablers, aiutando le altre nella transizione ecologica. Per questo ci sono opportunità tra le mid-small cap operanti in questi settori e si possono trovare eccellenze, sia dal punto di vista dell’investimento, che per la qualità della reportistica sulla sostenibilità, anche tra le società di minori dimensioni" conclude.
3/4"Noi siamo gestori attivi, pertanto concordo sul fatto che selettività, ricerca e analisi sono fondamentali quando si parla di small cap, anche perché sono storicamente poco seguite dagli analisti" commenta Antonio Trabocchi, gestore azionario di Wellington Management, che prosegue "A livello filosofico, presupponiamo che i valori azionari rispecchino la crescita degli utili, e se sul breve periodo il mercato riesce a intercettare le aspettative in modo abbastanza corretto, su un orizzonte di due-tre anni ci sono maggiori possibilità di errore". Secondo Trabocchi bisogna pertanto analizzare le diverse società da vicino ed essere selettivi da un punto di vista qualitativo, per avere maggiori opportunità di sovraperformare il mercato. "Le small cap sono percepite come cicliche e appartenenti soprattutto al settore industriale, caratterizzate da molta leva finanziaria ed estremamente domestiche. Eppure, sono anche aziende che tendono a esportare e di livello internazionale, se aspirano a dimensioni industriali di un certo livello. Noi ci focalizziamo molto sulla qualità, cerchiamo società ad alta innovazione, perché siamo convinti che sia la proprietà intellettuale a determinare la capacità di pricing, che ha difeso la crescita strutturale delle società in periodo di alta inflazione, proteggendo i margini, caratteristica indispensabile anche ora che ci dirigiamo verso un periodo di minore inflazione, che dovrebbe attestarsi intorno al 3-4%, ma non sparire del tutto".
Parlando di sostenibilità, secondo Trabocchi l'engagement è un punto importante. "Wellington dedica grande attenzione alla sostenibilità. Infatti, all’interno della nostra struttura composta da circa 50 analisti specializzati nei vari settori e asset class, abbiamo incluso anche analisti ESG. Questo ci permette di avere diversi angoli di analisi, e a breve dovremmo essere in grado di creare un rating ESG proprietario, che diventa ancora più importante quando si parla di small cap. Noi non siamo attivisti ma 'costruttivisti'" prosegue, "cerchiamo di interagire con i board. Anzi, a volte sono loro stessi a venire da noi per chiedere consigli su come adottare certe politiche. Pertanto, noi partiamo dal nostro focus ESG interno e poi teniamo conto della qualità dal punto di vista del business model e della gestione. Le aziende più virtuose sotto questi aspetti solitamente tendono a essere quelle anche con la maggiore attenzione verso la sostenibilità, perché guardano a orizzonti di più lungo periodo". Trabocchi ritiene che le small cap tendano a essere penalizzate dal punto di vista della reportistica ESG "da un lato per le minori risorse o per la minore attenzione da parte del top management, dall’altro per una maggiore disattenzione da parte delle stesse agenzie di rating, che danno priorità ad aziende di media e grande capitalizzazione. Il nostro team di analisi ha osservato che sull’indice MSCI World, il rating sostenibile delle aziende small cap era A o AA per circa il 58%, contro il circa 63% delle aziende large, questo significa che, se analizzate, non sono poi tanto differenti in termini di qualità della sostenibilità. Certo, c’era anche un 20% di aziende con rating C o CC, dovuto principalmente alla mancanza di reportistica. Ecco perché è ancora più importante essere attivi ed essere proprietari di informazioni. Infine" chiosa Trabocchi, "sul tema ESG vale la pena notare che le aziende europee sono all’avanguardia, magari anche perché esposte a megatrend sostenibili come l’elettrificazione della società, la digitalizzazione o l’invecchiamento della popolazione. Il focus della nostra ricerca è trovare small cap con esposizione a questi temi, perché danno tantissima crescita e opportunità di creare valore".
4/4