Voci a confronto sulla sostenibilità in un evento dell'Università Cattolica

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Markus Spiske, Unsplash

Il trend della sostenibilità appare sempre più irreversibile per l’industria del gestito e i suoi effetti hanno rivoluzionato una molteplicità di aspetti del lavoro degli asset manager. Nel graduale affermarsi di questa tendenza, i gestori hanno via via messo in campo nuove competenze, innovato i processi d’investimento, ampliato le proprie offerte di prodotti e gli strumenti di analisi per rendersi sempre più protagonisti di questo cambiamento. La strada da percorre verso una finanza che integri pienamente i vari temi legati agli ESG è ancora molta e il dibattitto è più vivo che mai. Ed è alla luce di ciò che l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha organizzato un evento dal titolo “Finance for Sustainability Conference”, giunto alla seconda edizione e a cui hanno partecipato alcuni esponenti di spicco dell’asset management in Italia.

Il nostro modo di lavorare non è cambiato con l’avvento degli ESG, ma si è arricchito. Abbiamo introdotto nuovi metodi di analisi e metriche di valutazione del rischio, oltre ai consueti indicatori di natura finanziaria abbiamo esteso il perimetro agli ESG”, ha spiegato Antonio Volpe, head of External Distribution di Amundi SGR. “Le aziende sono anche indagate in modo prospettico, per individuare gli improvers, ossia che realtà che hanno intrapreso un percorso di sostenibilità e che saranno le aziende 'ESG leader' di domani. Inoltre, utilizziamo report e analisi dedicate realizzate dai nostri analisti a partire da un modello proprietario di ricerca con cui classifichiamo le aziende. Non da ultimo esprimiamo i nostri voti nelle assemblee degli azionisti, con politiche di engagement”, ha dichiarato.

Climate change

Barbara Galliano, deputy country head per l’Italia di Natixis Investment Managers ha introdotto il tema della sfida epocale del climate change con degli impatti ormai incontestabili che debbono essere gestiti, anche per i costi finanziari che ne derivano: “È sempre più evidente che gli effetti fisici prodotti dai cambiamenti climatici stiano aumentando, proprio come i costi che comportano per il settore privato, le aziende, le comunità, le istituzioni e i governi. Le soluzioni ci sono ma è urgente accelerare gli investimenti per mitigare i cambiamenti climatici e costruire economie più resistenti agli stessi”, ha detto Galliano. “In qualità di gestori e investitori attivi, abbiamo anche l’obbligo fiduciario di comprendere i rischi e le opportunità che si presentano alle aziende in cui investiamo in un mondo che sta compiendo la propria transizione verso un modello più sostenibile”.

Forse per la sua maggiore immediatezza, ma anche per gli effetti sotto gli occhi di tutti del climate change, delle tre lettere che compongono l’acronimo ESG, la E di environmental dell’ambiente è quella che riceve la maggior attenzione da parte della clientela. Ma gli asset manager sono attivi su tutte e tre le dimensioni. “C’è stato un proliferare di strategie ambientali, ma non si possono trascurare le componenti S e G e il nostro modello olistico le prende pienamente in considerazione”, ha evidenziato Arianna Magni, head of Institutional and International Business Development di Etica Sgr. “Lo scorso anno la pandemia ha dimostrato che un’emergenza sanitaria si è subito trasformata in un tema sociale e di governance, per le tematiche connesse della sicurezza sul lavoro, di accesso allo smart working o le questioni legate alla fiscalità delle aziende che rientrano sotto il cappello della Governance nell’ottica di una maggior trasparenza. Ad oggi ci sono argomenti anche per i più scettici, per convincere che l’approccio ESG sia vincente”, ha affermato.

Valutazione del rischio e greenwashing

Si è poi introdotto il problema della misurazione dei rischi legati ai fattori ESG che è considerata fondamentale per garantire la stabilità del sistema finanziario. Ne è una riprova il fatto che anche l’Unione Europea con il Regolamento 2088 (SFDR) abbia posto l’accento sul rischio di sostenibilità. “Etica Sgr, innovando gli studi in materia, sei anni fa ha ideato una nuova metrica proprietaria, chiamata Rischio ESG, che si pone l’obiettivo di calcolare concretamente l’impatto di questo genere di rischi sulle performance dei titoli nel portafoglio di un fondo comune d’investimento”, ha sottolineato Magni.

Uno dei temi per noi cruciali è il greenwashing, che non riguarda solo i titoli ma anche i fondi di investimento. Per valutare la coerenza di questi ultimi abbiamo sviluppato un questionario di Due Diligence ESG sulle case terze che ne valuta il processo di investimento e le declinazioni ESG, in quella che è una forma di engagement indiretto che riteniamo sarà sempre più usata in futuro dagli istituti finanziari”, ha detto Max Maria Traversone, deputy country head per l’Italia di Raiffeisen Capital Management. Nel processo di investimento della casa di gestione è inoltre fondamentale l’analisi dei dati ESG, che viene condotta attraverso un’analisi proprietaria, e la relazione con i Data Provider. “Nel tempo abbiamo selezionato i nostri Data Provider testandone la qualità e la consistenza dei dati attraverso veri e propri stress test per verificare se avessero previsto in anticipo criticità ESG su titoli più controversi, inoltre, dialoghiamo attivamente con i provider di dati ESG per attuare implementazioni personalizzate sulle nostre esigenze di prodotto”, ha aggiunto Traversone.

Guidare il cambiamento

Luca Gabriele Trabattoni, country head Italy & Mediterranean Countries di UBP, ha infine sottolineato il ruolo cruciale del settore finanziario nel favorire un cambiamento strutturale nelle industrie in cui investe: “L’industria del risparmio ricopre un ruolo chiave sul tema dei cambiamenti climatici perché può e deve giocare un ruolo decisivo investendo nell’innovazione e nelle best practice rispettose dell’ambiente”, ha spiegato. “Guardiamo ad esempio all’industria della moda, la cui supply chain tradizionale conta diverse problematiche, una su tutte l’impatto dei materiali usati per la produzione di tessuti. La produzione di una fibra naturale come il cotone richiede un’enorme quantità di acqua e terra, mentre il poliestere consuma meno acqua e genera meno rifiuti, ma non è biodegradabile. Sono però sempre più numerosi gli imprenditori che lavorano per produrre eco-fibre alternative come la canapa e la pasta di legno, fondi di caffè o alghe”, ha detto. “In questo quadro il settore finanziario rappresenta dunque il link in grado di convertire iniziative sporadiche in un cambiamento strutturale. Incanalando i capitali verso le aziende innovative a impatto che cercano soluzioni nuove e impegnandosi direttamente con loro per promuovere la collaborazione attraverso l'intera supply chain, gli investitori possono sommare tutti questi sforzi e rendere possibile un cambiamento nell'industria della moda”, ha concluso.