Acri: Fondazioni di origine bancaria, nel 2021 ritorno ai livelli pre-Covid

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Samuele Sala Veni (Unsplash)

La pandemia e “il perdurare del clima di incertezza” hanno lasciato il passo a un rinnovato slancio per i patrimoni delle fondazioni di origine bancaria, tornati, nel 2021 ai livelli pre-Covid del 2019. Un risultato che emerge dal XXVII Rapporto annuale di ACRI - Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio accolto con ottimismo dal presidente dell’associazione, Francesco Profumo. “Lo scorso anno le Fondazioni hanno continuato a garantire un costante supporto alle comunità in termini di attività erogativa, bilanciando, con il ricorso ai fondi accantonati negli anni precedenti, le minori risorse previste in funzione dell’avanzo di esercizio dell’anno precedente (2020)”, commenta Profumo che indica come i risultati delle gestioni del 2021 stiano già producendo il loro effetto sulle erogazioni dell’anno in corso. “A queste – afferma –, si aggiungeranno le risorse ‘liberate’ dalla nuova forma di sussidiarietà fiscale introdotta con la Legge di Bilancio 2021, che ha iniziato a invertire la tendenza dell’aggravamento del carico fiscale sulle Fondazioni degli anni precedenti”.

Le attività finanziarie

Dal 27° Rapporto annuale emerge che al 31 dicembre 2021 le Fondazioni di origine bancaria detengono un patrimonio contabile di 40,2 miliardi di euro, pari all’85% del passivo di bilancio, in aumento di circa 529 milioni (+1,3%) rispetto al 2020, mentre l’attivo ammonta a poco più di 47,4 miliardi (+2,6% sul 2020). La struttura generale delle attività è analoga a quella degli anni precedenti: le attività materiali incidono per il 4,5% e le attività finanziarie (includendo i crediti finanziari e le disponibilità liquide) per il 95,3% sul totale attivo. Anche il totale delle attività finanziarie cresce per circa un miliardo, ammontando, fra immobilizzate e non immobilizzate, a 42,6 miliardi (erano 41,4 miliardi nel 2020). 

La loro distribuzione, fra portafoglio immobilizzato e circolante, risulta non essere variata: il primo cresce di circa 1 miliardo di euro (da 35,7 a 36,7 miliardi) e un peso percentuale che passa da 77,3% a 77,4%; gli strumenti finanziari non immobilizzati crescono di poco più di 200 milioni (da 5,7 a 5,9 miliardi) e passano dal 12,4% al 12,5% del totale attivo. I crediti crescono di 97 milioni, mentre le disponibilità liquide si riducono di circa 55 milioni.

Dall’analisi dei due comparti di strumenti finanziari si evidenzia che, riguardo alle immobilizzazioni, vi è una decrescita dei titoli di debito (-11,4%) mentre aumentano i valori della partecipazione nella conferitaria (+0,6%), delle partecipazioni nelle società strumentali (+2,4%), delle altre partecipazioni (+1,6%), degli altri titoli (+4,7) e delle altre attività finanziarie (+10,8%).

Nel comparto non immobilizzato, invece, crescono gli strumenti affidati nelle gestioni patrimoniali individuali (+ 99 milioni di euro) e gli strumenti finanziari non quotati (+198 milioni di euro) mentre decrescono gli strumenti finanziari quotati (-97 milioni di euro). Interessante è la diminuzione del valore della partecipazione nella conferitaria iscritta tra il circolante, che decresce per circa 154 milioni per effetto combinato delle operazioni di trasferimento di comparto da parte di tre Fondazioni (per una Fondazione la conferitaria è passata dall’immobilizzato al circolante per le altre due invece dal circolante all’immobilizzato).

Gli investimenti correlati alla missione (MRI), sulla base della rilevazione sui bilanci del 2020, si attestano complessivamente a 4,5 miliardi (il 10% del totale attivo e l’11,5% del patrimonio). Lo sviluppo locale resta il settore in cui le Fondazioni canalizzano la maggior parte delle risorse, incidendo per l’86% sul totale degli investimenti. 

Fonte: XXVII Rapporto annuale ACRI.

Il processo di dismissione delle conferitarie

L’evoluzione del processo di dismissioni delle partecipazioni nelle banche conferitarie, iniziato nel 1990, anno in cui le Fondazioni detenevano la totalità del pacchetto azionario delle banche partecipate, ha portato, a dicembre 2021, alla situazione per cui l’84% delle Fondazioni ha una partecipazione inferiore al 5% (36 non detengono più alcuna partecipazione, 36 hanno una partecipazione inferiore al 5%). Solo otto Fondazioni hanno una partecipazione tra il 5 e il 50%, sei hanno una partecipazione superiore al 50% (nel rispetto della normativa, che prevede una deroga in tema di controllo a favore delle Fondazioni di piccola dimensione e di quelle con sede nelle regioni a statuto speciale).

La distribuzione geografica

Con riferimento alla distribuzione dimensionale e geografica dei patrimoni, ACRI rileva come questa sia contraddistinta, per ragioni “genetiche” connesse all’evoluzione territoriale del sistema bancario, da una marcata concentrazione.

Le 46 Fondazioni aventi sede nel Nord del Paese hanno complessivamente un patrimonio di quasi 30 miliardi, pari al 74% del patrimonio complessivo. In particolare, nel Nord Ovest, dove risiedono 4 delle 17 Fondazioni di grande dimensione, il valore medio del patrimonio è più di due volte e mezzo la media generale (1,19 miliardi contro 468 milioni). Il Nord Est ha una presenza più diffusa di Fondazioni (30), ma un valore medio del patrimonio più contenuto della media (353 milioni di euro).

Il Centro, in cui sono presenti 30 Fondazioni, ha valori patrimoniali medi ancora più contenuti, con 285 milioni.

Il Sud e le Isole pesano meno nella distribuzione territoriale (il patrimonio delle Fondazioni che si trova in questo cluster rappresenta solo il 5% del sistema), contando 10 Fondazioni di cui 9 dotate di un patrimonio medio che, con circa 202 milioni, si pone al di sotto della metà del dato generale.

Fonte: XXVII Rapporto annuale ACRI.

La forte disomogeneità territoriale deriva dalla distribuzione delle originarie Casse di Risparmio da cui sono derivate le Fondazioni, molto diffuse nel Centro Nord del Paese, solo in parte compensata dalla presenza degli ex istituti di credito di diritto pubblico (Banco di Napoli, Banco di Sardegna, Banco di Sicilia) e della Banca Nazionale delle Comunicazioni, meno numerosi e di dimensioni patrimoniali inferiori.

L’attività erogativa, intesa come delibere assunte nel 2021 è stata pari a 914 milioni di euro, in diminuzione del 3,8% rispetto all’anno precedente. Mentre il numero delle iniziative finanziate è stato 18.861 (19.528 interventi nel 2020), con un importo medio di 48.459 euro (48.640 euro nel 2020).