Aiutare oggi il domani, il capitalismo responsabile secondo CAIA Italy

Caia-Italy-Milan
Immagine concessa (Caia Italy)

Riconciliare profitto e sostenibilità. Il capitalismo responsabile è stato al centro dell’ultimo evento realizzato da CAIA Italy, l’Associazione dei professionisti degli investimenti alternativi, svoltosi ieri a Milano. Il cuore del dibattito, a cui hanno partecipato quattro esperti ESG dell’asset management, delle banche e del mondo accademico e moderato da Chiara Mauri, head of Fund Research and Alternative Investments di Fideuram AM Sgr, è il nuovo modo di concepire la finanza che negli ultimi anni ha subito una crescita esponenziale, fino a diventare un paradigma. Il messaggio lanciato alla platea è che lo scopo di un’azienda è di portare beneficio per tutti gli stakeholder e la società nel suo complesso, e non si limita al creare valore per i soli azionisti.

Secondo Cindy Rose, head of Responsible Capitalism di Liontrust Asset Management, gestore britannico con una forte vocazione sostenibile, al di là delle molteplici definizioni, fare capitalismo responsabile significa porsi in un’ottica di lungo periodo per evitare gli impatti negativi sul futuro: “La nostra missione è di aiutare il domani,compiendo scelte di investimento responsabili oggi”, ha detto Rose, precisando che l’impegno di Liontrust per la sostenibilità pervade l’interno modello di business dell’azienda. “I temi ESG non sono soltanto alla base delle nostre strategie di investimento, ma abbracciano la comunicazione corporate e numerose iniziative che portiamo avanti in prima persona. Abbiamo preso parte alla Net zero iniziative, che sostiene l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale, e svolgiamo attività di engagement con le aziende e con le comunità locali per favorire la diversità e l’inclusione”, spiega.

“Si sente sempre più parlare di un mondo di poli-crisi o di perma-crisi, ma tutti sappiamo che il climate change, la perdita di biodiversità e le disuguaglianze sociali hanno impatti diretti sull’abilità delle aziende di essere profittevoli sul lungo termine”, afferma Sonia Artuso, ESG Investment Integration manager di Generali. Concorda con Rose nel ritenere che l’obiettivo di un’azienda non possa essere il mero ritorno finanziario, ma deve essere allineato ai temi chiave della sostenibilità. E nell’analisi finanziaria delle società per un investitore, secondo l’esperta, al concetto di rischio-rendimento si aggiunge una terza dimensione, quella appunto della sostenibilità. “Il mondo sta andando in questa direzione. Lo dimostrano gli ingenti piani di stimoli governativi come l’Inflation Reduction Act (IRA) negli Usa o il Green Deal UE, o le nuove normative come la Tassonomia green e la SFDR. Iniziative che decreteranno i vincitori e i vinti di domani. Ad esempio, la quota di investimenti nell’oil and gas è sempre più limitata. Questo porterà gioco forza a un enorme vantaggio per chi investe nelle aziende del settore delle rinnovabili”, argomenta.  

Secondo Massimo Maurelli, CAIA - Fellow all’Università Bocconi e Chief Investment Officer del family office Spafid SIM, la strada per la sostenibilità negli investimenti è ancora lunga. L’esperto rileva una scarsa diffusione di una cultura ESG, motivo per cui il rischio di greenwashing è sempre dietro l’angolo. “Non è solo una questione di regolamenti, ma culturale. Per arrivare a un capitalismo responsabile i partecipanti ai mercati stessi devono essere responsabili. E questo non è sempre vero, come dimostrano i recenti fallimenti bancari negli Usa, che hanno messo in luce seri problemi di governance nella guida di questi istituti”, dice l’esperto.

Di opinione diversa è Michele Calcaterra Borri - Senior Lecturer all’SDA Bocconi e Director di Confluence Group – ECPI. Calcaterra Borri che vede nel capitalismo responsabile un’opportunità. “L’attenzione per la sostenibilità è cruciale per un’azienda. In primo luogo, è un modo per ridurre il costo del capitale. Favorisce inoltre la possibilità di attrarre risorse e di incontrare la domanda degli investitori istituzionali, che sempre più nelle loro politiche di investimento includono criteri ESG. Infine la sostenibilità è un nuovo modo per misurare il rischio di portafoglio. Spesso le cattive aziende dal punto di vista della sostenibilità sono anche le meno solide”, dice l’esperto.  “Sostenibilità non significa solo riempire le caselle di un report ESG. Ma è molto di più”, dice Cindy Rose. “Le informazioni rilasciate dalle aziende sono importati. Ma lo sono ancor di più gli scopi e gli obiettivi che un’azienda si pone in materia di sostenibilità”, afferma. Sulla carenza di dati ESG si sofferma Artuso. “Per valutare gli sforzi delle aziende mancano ancora molti dati e spesso sono parziali. Ma i passi avanti negli ultimi anni sono stati enormi. Solo qualche anno fa un set di dati ESG era inimmaginabile. Un’efficiente disclosure ESG ci fa capire molto di un’azienda. Ad esempio, grazie alla Tassonomia Ue possiamo capire la quota di capex legata ad attività sostenibili”, spiega. “Per spiegare gli sforzi e i traguardi raggiunti, le buone pratiche di comunicazione ESG con shareholders e stakeholders sono fondamentali”, aggiunge Calcaterra Borri che conclude: “Gli ESG non sono un modo alternativo di valutare un’azienda, ma un modo complementare alla tradizionale analisi finanziaria”.