Secondo molti analisti, nel 2030 l’India sarà la terza economia del mondo. Infatti, il paese negli ultimi dieci anni ha avuto una crescita del PIL maggiore del 120%, trainata da un grosso sviluppo del sistema industriale. “L’India ha un vantaggio demografico inoppugnabile, rappresentando un quarto della popolazione mondiale con una età media di 29 anni”, spiega Matteo Ottonello Alchera, executive sales per l’Italia di UTI. “E’ un paese che sta crescendo al 7% all’anno e diventerà il terzo più grosso consumatore del mondo fra tre anni. Siamo ottimisti che questa nazione sia destinata ad avere un peso sempre più importante negli indici dei paesi emergenti.”
In particolare, l’approccio di gestione della società si basa su tre caratteristiche fondamentali. Andiamo ad analizzarli uno ad uno.
La ricerca del valore: “Investiamo in società che creano un free cash flow consistente”, spiega Ajay Tyagi, portfolio manager dell’Equity Team. “Per noi un’azienda di valore genera nel corso della vita dei flussi di cassa elevati. Il concetto alla base è che le imprese dovrebbero generare più denaro di quello che consumano e, quindi, la liquidità netta generata (il free cash flow) diventa la fonte di valore economico e, in definitiva, la creazione di ricchezza per i propri azionisti”. Spesso un’azienda può creare degli ottimi profitti contabili, ma bassi flussi di cassa e questo riduce il margine di sicurezza per l’investitore. “Se dovessi controllare la storia delle società di successo a lungo termine, mi accorgerei che il massimo comune denominatore è sempre stato un flusso di cassa disponibile elevato”, afferma Tyagi.
Qualità dell’investimento: “La qualità indica la capacità di un’impresa di sostenere un alto rendimento del capitale investito - Return on Capital Employed (RoCe) o Return on Equity (RoEs) - per un lungo periodo di tempo”, spiega il gestore. “Le imprese di elevata qualità sono quelle che sono in grado di generare elevati RoCE e RoE anche in momenti di crisi del settore e, quindi, capaci di operare sempre al di sopra del loro costo del capitale”. Con crescita si intende uno sviluppo secolare a lungo termine. “Preferisco le imprese che hanno una traiettoria di crescita costante e prevedibile piuttosto che una crescita ciclica ed imprevedibile, in cui si riesca a comprendere i risultati futuri” afferma il gestore UTI.
Approccio bottom up: “Per noi bottom up significa concentrarsi sull'economia di base di un'azienda. Cerchiamo di concentrarci sulle caratteristiche fondamentali dell'azienda come le sue prospettive di crescita, le potenzialità del settore, il profilo dei margini, le dinamiche competitive, i flussi di cassa e RoCE ecc...”, spiega Tyagi. “Per un metodo incentrato dal basso verso l'alto, il ruolo dei fattori macroeconomici è davvero molto limitato”. Questo tipo di approccio si basa sulla valutazione del business e ha come corollario le variabili macro: l'impatto dell'inflazione, dei tassi di interesse, del deficit fiscale ecc. In ultima battuta, conduce ad “investire in un'azienda come se io stesso fossi il proprietario”, commenta Tyagi.
Aziende da evitare
“Solitamente evito di investire in aziende con RoCE medi o bassi e con modelli di business ciclici, come succede ad esempio nei settori delle materie prime (metalli, oil & gas, costruzioni, ecc...). D'altro canto, crediamo nella crescita della classe media e quindi investiamo in aziende che operano nei settori che beneficiano di questa tendenza come quello bancario, dei beni di consumo, farmaceutico e quello automobilistico” conclude Tyagi.