Andrew Beer (DBi): "Democratizzare i fondi hedge per diversificare i portafogli"

Andrew Beer
Andrew Beer, immagine concessa (Dynamic Beta Investments)

Continua l’incertezza sui mercati per la fine dell’era delle politiche monetarie e fiscali eccezionali che ha dominato la scena per oltre dieci anni. Il rialzo dei tassi aggressivo dei tassi messo in campo dallo scorso anno dalla Fed e dalla Bce rappresenta un cambio epocale e sta avendo degli impatti ancora difficili da quantificare. E l’ambiente in cui si trovano ad operare gli investitori è inedito e di difficile navigazione. “In pochi hanno un'idea chiara della direzione che prenderà il mercato; al contrario, vediamo come il consenso tenda a spostarsi rapidamente”, afferma Andrew Beer, Managing Member e Co-Portfolio Manager di Dynamic Beta Investments (DBi), società del network di iM Global Partner e intervistato da FundsPeople prima della conferenza che terrà oggi al Salone del Risparmio di Milano dal titolo: “UCITS Hedge Funds revolution: democratizing alternative Alpha”. Al centro del dibattito, le strategie e le soluzioni che permettono a un pubblico più ampio di accedere alle performance dei fondi hedge.

Uno nuovo scenario

Beer invita ad analizzare ciò che è accaduto nel decennio scorso per capire l’entità dei cambiamenti in atto: “Se si guarda a ciò che è andato bene nel decennio scorso, si trattava di trade facili, banali. L'S&P 500 è cresciuto del 256%, il Nasdaq del 425%. Nel frattempo, altri mercati sono stati più convenienti, ad esempio i mercati emergenti sono saliti solo del 50%. Si sono verificate queste enormi divergenze pluriennali nelle valutazioni, con i mercati più facili in cui investire che sono semplicemente saliti ogni anno”, dice. “A livello di rendimento totale, anche le obbligazioni hanno continuato a salire ogni anno fino a quando non hanno toccato un muro all'inizio del 2021”, dice. “È probabile che nel prossimo decennio alcune di queste convergenze nelle valutazioni si invertano, e che i mercati facciano fatica ad assorbire la fine delle politiche monetarie accomodanti”, aggiunge.

Opportunità per gli hedge fund

Secondo Beer bisogna esser pronti, perché gli anni 2020 potrebbero rivelarsi molto più difficili per gli investitori. Ma per l’esperto di investimenti alternativi, ciò significa che le operazioni o le opportunità che gli hedge fund possono offrire potranno aggiungere molto più valore di quanto non abbiano fatto negli anni 2010. “Gli hedge fund sono in grado di individuare aree di guadagno a cui gli investitori tradizionali difficilmente potranno accedere, e la replica può rappresentare un modo molto semplice per i clienti di ottenere un'esposizione a tali opportunità”, spiega Beer.

DBi ha recentemente lanciato un nuovo fondo che mira appunto a replicare, in una struttura UCITS, i rendimenti pre-commissioni di un paniere di 20 fondi hedge leader sui managed futures,

suddivisi in diverse sotto-strategie e cercando di ridurre al minimo il rischio del singolo gestore. Si chiama iMGP DBi Managed Futures e punta ad uguagliare le esposizioni core degli hedge fund selezionati con un portafoglio di contratti futures liquidi aggiustati dinamicamente.

“I fondi hedge sui managed futures hanno costruito modelli quantitativi per cercare di determinare se i vari mercati saliranno o scenderanno. Così, ad esempio, studiano l'andamento passato di asset class come il petrolio, e concludono che continuerà a scendere. Di conseguenza, vanno short con contratti futures. Noi cerchiamo di identificare il fatto che sono short sul greggio, e stimiamo la dimensione del loro short, per poi copiarli effettuando la stessa operazione. Il nostro fondo UCITS segue un paniere di ben 20 hedge fund che operano in questo settore, replicando la loro performance”, spiega Beer.

“La nostra filosofia è quella di cercare di ridurre il tutto ai contratti futures più liquidi e di identificare le operazioni più importanti. Gli hedge fund si stanno spostando dalle large cap USA alle small cap? Stanno aumentando o diminuendo il loro rischio azionario? Cerchiamo quindi di cogliere le decisioni di asset allocation più significative che stanno prendendo, perché la nostra ricerca ha dimostrato che questa è una fonte affidabile di alfa. Il fatto che non investiamo direttamente negli hedge fund minimizza il rischio di controparte”, sottolinea il gestrore.

Potere di diversificazione

Secondo Beer è nei casi in cui si verificano contesti di mercato molto, molto peggiori di quanto ci si aspetti, che le strategie di hedge fund possono fare particolarmente bene. “Siamo convinti che i managed futures siano il più valido diversificatore che gli investitori possano aggiungere a un portafoglio di azioni e obbligazioni. Riteniamo che fornisca in questo senso più valore di private equity, credito privato, REIT, materie prime e molte altre delle alternative più utilizzate. Nel 2022, l'aggiunta di un'allocazione del 5% ai managed futures avrebbe ridotto i drawdown di oltre il 20%”, afferma. “Guardando al lungo periodo, i managed futures come asset class hanno fornito rendimenti in maniera costante, catturando la maggior parte dei movimenti al rialzo dei mercati durante gli anni positivi e mitigando il ribasso negli anni negativi. Questo perché la maggior parte degli investitori tende a vendere troppo presto le posizioni al rialzo e a mantenere troppo a lungo quelle al ribasso. I fondi Managed Futures, invece, sono in grado di catturare questi rendimenti lasciati sul piatto”, evidenzia.

Democratizzare gli hedge fund DBi gestisce due ETF negli Stati Uniti e quattro fondi UCITS in Europa. Tutti questi fondi tendono a essere orientati ai wealth manager e ai consulenti finanziari. “Non ci focalizziamo molto sugli investitori istituzionali, perché questi tendono ad investire direttamente negli hedge fund, mentre i professionisti che si concentrano sulla gestione patrimoniale tendono ad apprezzare aspetti come la liquidità giornaliera, le commissioni più basse, e strumenti regolamentati che non hanno minimi elevati”, spiega Beer che aggiunge: “L'intero settore del wealth management è basato sul cercare di migliorare i rendimenti corretti per il rischio dei clienti, investendo al di fuori dei portafogli 60/40 standard. Come wealth manager, non puoi chiedere ai tuoi clienti una fee di consulenza semplicemente per mettere i loro risparmi in un portafoglio 60/40. Stiamo quindi assistendo a un importante aumento dell'interesse per le strategie di diversificazione, soprattutto perché questo dovrebbe essere un decennio in cui strategie che vanno oltre il portafoglio 60/40 standard dovrebbero generare rendimenti di gran lunga migliori, proprio come è successo negli anni 2000”, conclude.