Il nuovo fondo, l’Arca Economia Reale Equity Italia, investe in titoli azionari di società di media e piccola capitalizzazione. Risponde Marco Vicinanza, vice direttore generale direzione Investimenti Istituzionali Previdenziali e Locali di Arca SGR.
Per accedere a questo contenuto
Si rivedono i fondi specializzati sui titoli di Piazza Affari e torna, di conseguenza, l’interesse verso l’economia italiana. Su questo filone è appena nato il fondo Arca Economia Reale Equity Italia della società Arca SGR. Risponde Marco Vicinanza, vice direttore generale direzione Investimenti Istituzionali Previdenziali e Locali
In questa fase storica e dei mercati, tornano i fondi specializzati sui titoli della Borsa Italiana. I dubbi sul Paese sono ancora molti ma quali sono i fattori alla base di questo entusiasmo e di questa rinnovata fiducia?
Nonostante l’economia italiana abbia attraversato una lunga fase di stagnazione, una parte del mondo produttivo del paese è riuscita, in un contesto particolarmente difficile, a crescere e a rafforzarsi, grazie alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti, a scelte strategiche vincenti, all’efficienza dei processi. Queste aziende sono ottimamente posizionate per beneficiare di una ripresa economica che sta già interessando l’economia mondiale e, stando ai segnali recenti, dovrebbe coinvolgere finalmente anche l’Italia.
Le quotate di Piazza Affari sono viste con favore anche dagli investitori internazionali e il listino continua a macinare ottime performance. Ma mentre la maggior parte si concentra sulle banche, ora pare ci sia un ritorno di interesse anche nei confronti delle PMI. È vero tutto questo o è solo un tentativo di scommesse sul tessuto dell’economia reale, considerando anche che il numero di quotate non bancarie è davvero risicato?
L’interesse per il nostro mercato è legato in questa fase a una molteplicità di fattori: le aspettative di ripresa economica, alimentate a loro volta da un contesto favorevole (euro debole, prezzi delle materie prime contenuti, politica monetaria ultraespansiva); il processo di riforme strutturali in atto che, se portato a compimento, dovrebbe innalzare la capacità di crescita dell’economia nel lungo periodo; le novità normative che riguardano il settore bancario, che potrebbero dare luogo ad una fase di consolidamento del settore. Se guardiamo alla struttura del mercato italiano delle società quotate nel suo complesso, in effetti essa è molto sbilanciata verso il settore finanziario. Il comparto manifatturiero, che pure rappresenta la spina dorsale della nostra economia, è fortemente sottorappresentato. Pertanto, allo stato attuale, la performance del mercato principale è fortemente influenzata dal comportamento dei titoli bancari e di un numero limitato di grosse capitalizzazioni.
Il vostro fondo su cosa scommette esattamente? A chi vi rivolgete e a cosa puntate? E quali sono i rendimenti attesi?
Il fondo investe in titoli azionari quotati di società di media e piccola capitalizzazione, che rappresentano appunto una “nicchia” del nostro mercato. Il nostro target di investimento tipico è costituito da PMI quotate o che si affacciano alla quotazione caratterizzate da fondamentali solidi ed elevate prospettive di crescita degli utili. Si tratta in generale di aziende, prevalentemente del settore manifatturiero, con forti capacità di competere sui mercati, anche globali, spesso leader in specifici segmenti merceologici. Il fondo è offerto sia a risparmiatori privati, attraverso le nostre reti di distribuzione, sia a clientela istituzionale
Le aziende italiane non possono più fare affidamento sul solo credito bancario. Secondo lei ci sarà davvero una nuova stagione di IPO?
Se guardiamo ai dati aggregati, emerge che le piccole e medie imprese italiane mostrano una tendenziale condizione di sottocapitalizzazione (e dunque un eccesso di leva) e un’eccessiva dipendenza dal credito bancario. Questo quadro dovrà progressivamente modificarsi, come conseguenza del mutamento normativo che ha interessato l’attività di sorveglianza sul sistema bancario: i più rigidi criteri prudenziali e l’attività di sorveglianza accentrata sulla BCE imporrà alle banche italiane un atteggiamento più selettivo nel concedere il credito. Le imprese dovranno da una parte diversificare le fonti di approvvigionamento del credito e dall’altra rafforzare la struttura patrimoniale raccogliendo capitale di rischio. Per le imprese di migliore qualità la quotazione sarà, se non la strada obbligata, la via preferenziale per compiere questo passo.