Assofondipensione: "Ci vuole più impegno per finanziare l'economia reale"

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Lo scorso 12 dicembre, Assofondipensione ha presentato all’Università Luiss di Roma il rapporto 2017 sui fondi pensioni negoziali. Secondo i dati presentati, gli iscritti sono aumentati del 12,7% negli ultimi tre anni, con il numero dei fondi associati che cresce a 32. La media dei rendimenti dei fondi negli ultimi cinque anni è quasi del 29,1%, nettamente superiore rispetto alle rivalutazioni del TFR (8,9%). Gli investimenti diretti e indiretti al 30 giugno 2017, sono circa 47,3 miliardi di euro, di cui il 45,9% in titoli di Stato, il 20,4% in azioni, il 17,6% in obbligazioni, l’8% in fondi comuni e Etf, il 7,2% in depositi bancari e il restante 0,9% in altre attività. Rispetto a fine 2016 è diminuita la percentuale di titoli di Stato ( era il 55,1%) e sono aumentati gli investimenti in obbligazioni, azioni e altri titoli di capitale, fondi e depositi bancari.

“La previdenza complementare ha un ruolo di supporto al sistema di protezione sociale statale che in questi ultimi anni si sta indebolendo. I risultati sono stati molto incoraggianti, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. Abbiamo notato la difficoltà di raggiungere i lavoratori di tutti i settori produttivi, lasciando scoperti tutti quei potenziali risparmiatori di piccole imprese, con redditi minori, in sintesi quelli che ne hanno maggior bisogno”, ha detto Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione. Un altro motivo che ha rallentato la crescita del settore è stato l’impatto della crisi economica sul mondo del lavoro: “Le carriere discontinue dei giovani, con contribuzione ridotte hanno favorito la sfiducia verso i fondi complementari e incoraggiato la scelta del TFR in busta paga”, ha ricordato Maggi.

Lugi Abete, presidente della Banca Nazionale del Lavoro e della Luiss, ha poi sottolineato l’importanza di un maggior impegno verso l’economia reale. “Facciamo molto meno di quello che potremmo fare, c’è la necessità di un ritorno a un’economia reale. I PIR, i minibond sono stati un’ottima occasione, ma possiamo fare di più". Secondo il rapporto di Assofondipensione al 30 giugno 2017, solo 122.5 milioni di euro sono stati investiti in economia reale (0,3% degli asset totale) e il 45% di questi sono al di fuori del mercato domestico. Secondo Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, “quello che si vede è che nella migliore delle ipotesi gli investimenti sono fatti nel debito pubblico ma nella peggiore sono fatti in aziende quotate o straniere”. Questo significa che i flussi di denaro vengono sottratti al TFR senza che ci sia un ritorno per le aziende locali.

Pier Paolo Baretta, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze, ha ricordato che “oggi lo Stato non può soddisfare da solo i bisogni crescenti della popolazione, questo non solo a causa della recente crisi finanziaria, ma soprattutto perché la dimensione della domanda è tale da richiedere l’aiuto del privato". 

Un altro tema da considerare sono i costi. Per rendere un sistema efficiente bisogna ridurre le spese di gestione e fiscali. “Se riuscissimo a ridurre i costi, avremmo un miglioramento delle prestazioni e più risorse da destinare all’economia e quindi al risparmiatore”, ha concluso Mario Padula, presidente di Covip.