Aurilia (J.P. Morgan AM): "In un mondo di policrisi, indispensabile concentrarsi sui fondamentali delle aziende"

Andrea Aurilia News
Andrea Aurilia, immagine concessa (J.P. Morgan AM)

Proseguire nel percorso di crescita portato avanti con successo fino ad ora, nella consapevolezza delle molteplici sfide del contesto di mercato attuale. Questo l’obiettivo di J.P. Morgan AM per il mercato italiano secondo Andrea Aurilia. Il nuovo country head ha preso ufficialmente il timone della branch in Italia a inizio mese, raccogliendo l’eredità dell’ex responsabile della filiale Lorenzo Alfieri. Un cambio alla guida che è avvenuto nel segno della continuità, dal momento che Aurilia opera nel team del gestore da 11 anni. “La sfida più importante è quella di proseguire lungo il percorso virtuoso tracciato da chi mi ha preceduto che in questi anni ha visto J.P. Morgan AM consolidare la propria posizione di leadership nell’industria del risparmio gestito italiano”, afferma Aurilia in un’intervista a FundsPeople. “Il gruppo ha sempre puntato sull’Italia, ma come conseguenza della Brexit, il nostro mercato ricopre ora una maggiore centralità e andrà ad attrarre significativi investimenti da parte dell’azienda nei prossimi anni”, dice. “Inoltre, anche in termini di opportunità, è tra i mercati più importanti in Europa se non il più importante per il risparmio, che è sicuramente uno degli asset più importanti del nostro Paese”, dice.

Il valore della ricerca

Il 2022 è stato un anno difficile per gli investitori. Aurilia è consapevole di trovarsi a navigare in un acque molto diverse da quelle di solo due anni fa. Definisce questo nuovo ambiente di policrisi, formato da vari shock economici e non economici interconnessi. “Per un asset manager la chiave sta nel saper individuare le opportunità di investimento in questo panorama complesso”, afferma. “Lo scorso anno abbiamo assistito allo shock energetico causato dalla guerra a cui si sono aggiunti lo shock inflattivo per la disruption della pandemia sulle catene di fornitura e quello sui tassi, in seguito alla reazione aggressiva delle banche centrali per contrastare il caro prezzi”, spiega. “Per decifrare le molteplici variabili in gioco, economiche, politiche, ambientali e sociali, risulta determinante la possibilità di disporre di risorse approfondite di analisi e di ricerca. Un gruppo come J.P. Morgan ha il vantaggio di disporre di una expertise riconosciuta in questo campo, con investimenti in ricerca altamente superiori alla media dei competitor”, dice.  

Il ritorno dei bond

Dal punto di vista finanziario, l’ambiente inedito prodotto dalle crisi del 2022 è costituito da tassi di interesse in rialzo, inflazione e crescita in rallentamento. Fattori di rischio con cui gli investitori si devono confrontare nella costruzione dei portafogli. “Ma ci sono anche degli aspetti positivi”, analizza Aurilia. “Il primo è che i bond sono ritornati in auge, con redimenti interessanti anche nei segmenti più tradizionali e non solo in quelli più rischiosi”, dice. “Le obbligazioni sono nuovamente importanti per il loro beneficio in termini di diversificazione”, continua. “L’epoca della ‘nuova normalità’ dei tassi a zero si è chiusa e ora siamo tornati alla ‘vecchia normalità’ in cui i bond hanno ricominciato a fare quello per cui sono pensati, ovvero il servizio del debito”, dice. Ma la nuova variabile sulla scena è senza dubbio l’inflazione, il motivo scatenante dei rialzi dei tassi. “Gli investitori alla ricerca di rendimenti tramite il mercato obbligazionario, dovranno d’ora in poi ragionare in termini reali e non nominali, considerando il valore in relazione alla dinamica dei prezzi”, spiega. “Per trovare rendimento bisognerà sfruttare il mercato obbligazionario nella sua ampiezza, agendo in maniera selettiva tra le varie regioni del mondo e tra i vari emittenti”, precisa.

Back to the blocks

In generale, secondo Aurilia nel 2023 sarà fondamentale adottare un approccio che definisce back to the blocks, di ricerca del valore partendo dai fondamentali. “Veniamo da anni in cui le narrative attraenti hanno finito in molti casi per prevalere sui fondamentali delle aziende, distorcendo le valutazioni del mercato”, spiega Aurilia. “Questo ha portato a un eccesso di concertazione delle allocazioni tematiche nei portafogli, basate sui uno stile di gestione prevalentemente Large Cap Growth, che ora nel contesto di rialzo dei tassi può soffrire”, argomenta. “Oggi a nostro avviso vi è l’esigenza di andare a ridurre questo sovrappeso. Uno dei modi di farlo, è tramite una rotazione di stile dal growth al value. Ma non solo. La nostra indicazione più ampia è di tornare a concepire i portafogli come composti da diversi building block, prodotti-mattoncini selezionati per far fronte ad un contesto complesso”, dice. “Questo è l'ecosistema perfetto per J.P. Morgan AM”, dice. “Da sempre siamo posizionati sul mercato come un’eccellenza nella gestione di tipo value, che si distingue per l’analisi dei fondamentali e che fornisce delle soluzioni di investimento mirate, senza seguire le mode del momento”, dice.

Sostenibilità

Un punto imprescindibile per la casa di gestione è rappresentato dall’impegno per la sostenibilità. Aurilia lo definisce “il principale obiettivo dal punto di vista strategico”, partendo però dall’assunto di base che non esiste una nozione univoca di investimento sostenibile. “La sostenibilità ha tante sfaccettature”, dice. “Generalizzare e definire ex ante quali sono i Paesi o i settori più sostenibili è erroneo e controproducente, anche dal punto di vista prettamente finanziario”, dice Aurilia. “La sostenibilità non è mai stata per noi un esercizio di marketing, ma una questione intimamente legata alla gestione del rischio”, dice. “La tassonomia europea e la Mifid II hanno incanalato finalmente la discussione nella direzione giusta. Come gestore ci siamo sempre mossi di pari passo con l’evoluzione delle norme e dei decreti attuativi. E questo ci ha permesso di mantenere una posizione coerente agli occhi dei nostri distributori”, afferma Aurilia.

L’obiettivo di raggiungere la neutralità di emissioni di carbonio entro il 2050 secondo l’Accordo di Parigi è senza dubbio la sfida più grande per l’umanità negli anni a venire, non solo del settore degli investimenti. E non è un caso che, secondo il professionista, le maggiori opportunità nei prossimi anni proverranno dalla decarbonizzazione delle attività economiche. “È questa la vera sfida”, dice Aurilia. “Come gestori siamo interessati a investire in quelle compagnie che sviluppano delle soluzioni che permetteranno a tutte le altre aziende, anche dei settori più inquinanti, di progredire nel loro percorso verso il net zero”, spiega. “Le opportunità più interessanti spesso non si trovano limitandosi al settore delle energie alternative. Per noi sono cruciali quelle aziende che permettono ad altri settori industriali tradizionali di mitigare il loro impatto sul clima”, dice. 

ETF

Un’altra delle direttrici prioritarie nel percorso di sviluppo commerciale in Italia di J.P. Morgan AM è quella nel segmento degli ETF, soluzioni di investimento concepite in totale consonanza con il suo ruolo di gestore attivo. “Per noi il dibattito attivo vs. passivo ha poco senso. Il nostro focus è sulle esigenze dei clienti, che possono essere soddisfatte attraverso differenti veicoli: un fondo tradizionale, un mandato segregato o appunto un ETF”, dice Aurilia. “Per noi, un ETF è comunque la declinazione di una strategia attiva, veicolata attraverso un contenitore diverso che è indicizzato. Per questo motivo, secondo il nostro punto di vista il futuro degli ETF è attivo”, conclude.