Nel complesso, la politica monetaria si conferma espansiva ma appare sempre più evidente che nel prossimo futuro gli Istituti centrali non attueranno ulteriori misure accomodanti.
Dopo che la FED ha effettuato tagli di sicurezza di 75 punti base, mettendo fine alla riduzione del bilancio, allentando le tensioni sul mercato repo e aumentando le riserve bancarie grazie agli acquisti di T-bill, la curva dei rendimenti si è tornata ripida e il dollaro si è lievemente indebolito. Gli investitori quindi si stanno domandando quali saranno le politiche delle Banche centrali nel corso del 2020?
Federal Reserve
La FED sarà disposta a eliminare le misure di sicurezza nel caso in cui i dati continuano a rafforzarsi? Secondo Nick Wall, gestore di Merian Global Investors è probabile, anche se resta improbabile, per tre ragioni: innanzitutto, le elezioni USA alla fine di quest’anno faranno aumentare l’incertezza per le imprese e la Fed punterà a tenersi fuori dagli scontri politici. In secondo luogo, la crescita nel resto del mondo non è ancora abbastanza solida da poter resistere a un inasprimento delle politiche della Fed e al rafforzamento del dollaro che ne risulterebbe. Infine, vi un interrogativo sul prezzo che la Fed ha dovuto pagare per questi tagli di sicurezza. “Il costo di un taglio dei tassi dovrebbe definire l’aumento dell’inflazione, tuttavia al momento le pressioni inflazionarie restano contenute, con i dati odierni sui salari che mostrano una crescita solo moderata. La vera preoccupazione della Fed è sulla mancanza d’inflazione e sulle possibili strategie per controbilanciarla: ciò rende un inasprimento molto complicato da implementare”, spiega.
Banca centrale europea
Per ora la Banca centrale americana ha comunicato la fine del breve ciclo di taglio dei tassi, mentre la Banca centrale europea, dopo aver varato un ampio pacchetto di stimoli in settembre, sembra non avere più molte frecce al suo arco. Al momento, tutto ciò determina moderate pressioni rialziste dei rendimenti sui mercati obbligazionari, spiega Ann-Katrin Petersen, investment strategist nel team Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors. “In un’ottica di medio periodo, tuttavia, assumerà un’importanza ancora maggiore l’entità dell’adeguamento degli obiettivi operativi e degli strumenti di Fed e BCE nell’ambito delle proprie revisioni strategiche in atto”.
People's Bank of China
Il 2019 è stato un anno ricco di sfide, durante il quale abbiamo assistito a un rallentamento notevole dell’economia della Cina. “La maggior parte di questa debolezza ha riflesso un contesto esterno più complicato, causato dalle tensioni commerciali con gli Usa e dagli effetti degli sforzi precedenti del Governo di imbrigliare i rischi sistemici dell’economia, concretizzatisi nel dettaglio nel controllo dell’eccesso di debito e negli sforzi del 2018 atti a contenere i prezzi immobiliari”, spiega Louisa Lo, head of Greater China Equities di Schroders. "Ci aspettiamo che nel 2020 l’economia cinese si stabilizzi".
Grazie al raggiungimento a una qualche forma di accordo con gli Stati Uniti che dovrebbe incentivare una modesta riaccelerazione della crescita nel corso dell’anno. “Sul fronte della politica monetaria quindi, ci aspettiamo un allentamento continuo nella forma di un taglio del tasso di riserva obbligatorio (RRR, reserve requirement ratio) delle banche e del tasso primario (LPR, loan prime rate). Eventuali tagli dei tassi di interesse saranno più complicati da effettuare, perlomeno nel primo trimestre, a causa dell’accelerazione dell’inflazione. Inoltre crediamo inoltre che il Governo presterà maggiore attenzione alla politica fiscale nel 2020, al fine di stabilizzare la crescita dato che la spesa fiscale nel 2019 è stata deludente”, conclude.