Col fabbisogno energetico mondiale in aumento, crescono le energie rinnovabili a discapito del petrolio e carbone. Il primo è in difficoltà, il secondo gioca in difesa.
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Evidenziando le prospettive e il potenziale dell’energia a basse emissioni di gas serra, il settore energetico sta subendo una trasformazione che conferisce credibilità all’implementazione di azioni efficaci contro il cambiamento climatico.
Il 2015
Nel 2015, l’intensità energetica dell’economia globale si è ridotta dell’1,8%, una dinamica rafforzata dall’incremento dell’efficienza energetica e dal più diffuso utilizzo su scala mondiale delle fonti di energia più pulite, principalmente rinnovabili. Una quota crescente dei circa 1.800 miliardi di dollari investiti ogni anno nel settore energetico è stata assorbita da investimenti in energia pulita; al contempo, gli investimenti nello sviluppo upstream di petrolio e gas hanno registrato un forte calo. Ad esempio, nel 2015, l’ex presidente statunitense Obama ha annunciato l’obiettivo di installare una capacità pari al 20% di energie rinnovabili (esclusa l'energia idroelettrica) per gli Stati Uniti entro il 2030, mentre gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati per la riduzione delle sovvenzioni ai combustibili fossili e ad incrementare fino al 24%, entro il 2021, l’apporto delle energie rinnovabili a basse emissioni di carbonio e di energia nucleare rispetto alla produzione energetica complessiva. È quindi fondamentale per l'economia globale che queste attività si adeguino.
Prospettive future
Il fabbisogno energetico mondiale continua a crescere, ma milioni di persone non hanno ancora accesso all’energia, e la domanda energetica mondiale aumenta del 30% al 2040, con un maggior consumo di tutte le moderne fonti di energia. Su scala globale, le energie rinnovabili mostrano di gran lunga la crescita più sostenuta. Il gas naturale è la fonte fossile che cresce di più, con il consumo che aumenta del 50%. In proiezione, rallenterà l’aumento del consumo di petrolio, e l’uso del carbone sarà fortemente compromesso dalle preoccupazioni di ordine ambientale e, dopo la rapida espansione degli ultimi anni, la sua crescita si arresterà quasi completamente.
Con la domanda totale dei Paesi OCSE in tendenziale declino, il baricentro dei consumi energetici mondiali continua a spostarsi verso i Paesi in via di industrializzazione e di urbanizzazione, quali India, Sud Est asiatico e Cina, così come in alcune zone dell’Africa, dell’America Latina e del Medio Oriente. Al contempo, a metà del decennio 2030, i Paesi asiatici in via di sviluppo consumeranno più petrolio dell’area OCSE nel suo assieme. Cumulativamente saranno necessari 44.000 miliardi di dollari di investimenti in approvvigionamento di energia, il 60% dei quali destinati all’estrazione e produzione di petrolio, gas e carbone (incluse le centrali elettriche che utilizzano questi combustibili) e circa il 20% alle energie rinnovabili. Rispetto al periodo 2000-2015, quando circa il 70% degli investimenti complessivi in approvvigionamento è confluito verso le fonti fossili, quella descritta rappresenta una significativa riallocazione del capitale, ancor più se si considera che il costo delle tecnologie rinnovabili è atteso in continuo calo.
Nel settore elettrico, la relazione tra offerta di elettricità e capacità di generazione sta cambiando. Una quota consistente dei futuri investimenti riguarderà la capacità di generazione da fonti rinnovabili, la quale tende ad avere tassi di utilizzo relativamente bassi. Le rinnovabili quindi spiccano il volo e rappresenteranno circa il 60% di tutta la nuova capacità di generazione, e oltre la metà sarà costituita da eolico e solare fotovoltaico. Nel più lungo termine, la domanda petrolifera si concentrerà nel trasporto merci, nell’aviazione e nella petrolchimica, aree in cui le alternative disponibili sono scarse; l’offerta, nonostante le rosee prospettive del tight oil statunitense, sarà sempre più localizzata in Medio Oriente.
Il carbone resiste, ma a fatica, e in assenza di una ripresa della domanda mondiale di carbone, l’equilibrio del mercato dipende dai tagli alla capacità produttiva, principalmente in Cina e negli Stati Uniti. Nei prossimi anni, l’interdipendenza tra energia e acqua è prevista intensificarsi in quanto sia il fabbisogno di acqua del settore energetico sia il fabbisogno energetico del comparto idrico aumenteranno. Gestire il legame energia-acqua, quindi, è di fondamentale importanza per il pieno conseguimento di una serie di obiettivi in materia di sviluppo e clima.
Il fondo Consistente
Negli ultimi cinque anni, l’andamento azionario del settore energetico ha mostrato un trend altamente volatile, registrando un picco ribassista nel 2015 che ne ha compromesse le performance totali del periodo in questione. Tuttavia, nel 2016, l’intero segmento ha invertito la tendenza, e sembra recuperare posizioni, ottenendo degli ottimi risultati in termini di rendimento, soprattutto dal giorno delle elezioni statunitensi. In particolare, il fondo Consistente Mediolanum Ch Energy Equity, ha registrato una crescita YTD pari al +15,98% (+1,36% a cinque anni). Il comparto, della società italiana Mediolanum International Funds Limited, investe in azioni e strumenti di natura azionaria su scala globale, con una maggiore concentrazione sul settore energetico, concentrandosi principalmente sugli Stati Uniti.
Fonte Morningstar Direct: Rendimento YTD fondo Mediolanum Ch Energy Equity vs benchmark.