Fotografia della distribuzione dei fondi in Italia

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Claudio Cicali, Flickr, Creative Commons

Dal quadro del mercato della distribuzione che emerge dal quaderno di ricerca 2/2015 di Assogestioni dal titolo “Mappa della distribuzione dei fondi comuni”, risulta che in Italia tra banche e SIM, operano 170 società cui corrispondono 217 distributori, ciascuno specializzato in una delle quattro combinazioni possibili tra canale/clientela (sportello-filiale vs promotori finanziari, mass-affluent vs private). E, tra questi, 34 sono distributori-reti che possono contare oggi su circa 23.600 promotori finanziari, di cui più di 2.000 facenti parte di strutture specializzate in clientela private. Gli altri appartengono alla categoria sportello-filiale.

Il documento, elaborato da Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi di Assogestioni, e Riccardo Morassut, research analyst di Assogestioni, ha l’obiettivo di “realizzare una rappresentazione quantitativa del processo di distribuzione dei fondi aperti (italiani ed esteri) presso la clientela retail, considerando la detenzione diretta di fondi”, spiega Rota, che ricorda come nel complesso “l’incidenza della detenzione diretta della clientela retail, sui 580 miliardi di euro di patrimonio gestito dai fondi aperti a fine dicembre 2013, sia pari a 377 miliardi, praticamente il 65% del totale”.

 

I gruppi di gestione complessivamente censiti in Italia sono 58, di questi 27 sono esteri.  Due terzi del patrimonio di fondi detenuti direttamente dalla clientela retail (240 miliardi di euro circa) è relativo a prodotti promossi da gruppi di gestione italiani (fondi italiani o round-trip). La parte rimanente (circa 135 miliardi) è riconducibile a gruppi di gestione esteri. Dei quasi 2000 accordi di distribuzione censiti nel 2014, circa due terzi sono firmati tra un distributore italiano e un gruppo di gestione estero. 

Entrando più nel dettaglio, la costruzione della Mappa della distribuzione ha portato in evidenza che oggi i gestori che collocano più del 75% dei propri fondi attraverso distributori di gruppo o partner strategici (gestori con distribuzione integrata) rappresentano il 70% del patrimonio complessivamente collocato, mentre i gestori senza una rete propria totalizzano circa un quarto del patrimonio totale. Percentuali che variano, ovviamente, se si scorporano i dati tra SGR italiane ed estere. Le prime presentano quasi tutte una distribuzione integrata, mentre circa il 90% del patrimonio dei gruppi di gestione esteri è collocato in un contesto di distribuzione aperta.

Ma, dati alla mano, quali sono oggi i canali distributivi più attivi? “Agli sportelli bancari è possibile attribuire due terzi del patrimonio complessivamente collocato, ai promotori finanziari il rimanente terzo”, risponde Rota, che sottolinea, inoltre, l’alto grado di concentrazione del segmento promotori rispetto al canale bancario. Non è però l’unica distinzione tra i due canali. Secondo il quaderno di ricerca pubblicato da Assogestioni “oltre il 70% del patrimonio promosso da gruppi di gestione italiani risulta collocato tramite gli sportelli bancari - aggiunge ancora Rota - Tra i gruppi di gestione esteri, invece, le quote distribuite da sportelli e promotori finanziari sono maggiormente equilibrate (57% gli sportelli, 43% i pf, ndr)”.
Il che si traduce anche in un diverso target di clientela dal momento che, secondo quanto emerso dalla Mappa della distribuzione dei fondi comuni, gli strumenti dei gestori a distribuzione integrata sono collocati presso la clientela mass-affluent in misura pari all’83%, mentre i gestori a distribuzione aperta (per lo più esteri) trovano un maggiore gradimento da parte della clientela privata.