Secondo uno studio di MFS Investment Management le strategie di gestione attiva dominano i portafogli di investimento.
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Secondo i risultati dello studio “Active Management Sentiment” condotto da MFS Investment Management nel 2016, le strategie di gestione attiva continuano a dominare i portafogli di investimento, e la fiducia verso questo approccio si mantiene salda a livello globale. In linea con questo sentiment, gli investitori professionali in Italia hanno allocato in strategie di gestione attiva oltre il 70% dei patrimoni in gestione e oltre 6 intervistati su 10 confermano la fiducia in questa strategia. Lo studio, condotto in collaborazione con la società di ricerca CoreData Research nel mese di agosto 2016, ha raccolto le opinioni di 845 “professional investors” provenienti da tutto il mondo, tra cui 100 consulenti finanziari in Italia.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’accelerazione dei flussi verso le strategie passive, ma gli investitori continuano a mostrarsi favorevoli verso le gestioni attive. Lo dimostra il fatto che le risorse allocate nelle gestioni attive sono in continuo aumento e i risultati evidenziano chiaramente il ruolo che queste ultime svolgeranno in futuro, soprattutto perché molti ritengono che i mercati potranno essere soggetti a ulteriori turbolenze nei prossimi anni”, commenta Andrea Baron, managing director di MFS Investment Management.
8 intervistati su 10 in Italia ritengono che la protezione del capitale nelle fasi di ribasso dei mercati sia una delle qualità più importanti da considerare quando si fa riferimento a una gestione attiva. Il 60% afferma che la gestione attiva offre controlli di gestione del rischio superiori, rispetto agli investimenti passivi, e il 69% ritiene che le strategie gestite attivamente siano il modo migliore per attenuare il rischio di ribasso del portafoglio durante le suddette fasi di mercato. I fatti confermano questa tesi. Durante gli ultimi 25 anni, il primo quartile di gestori attivi che ha operato attraverso strategie globali ha generato extra rendimenti del 7,6% con mercati in calo.1
Si accorciano gli orizzonti temporali d’investimento
Sebbene gli investitori si aspettino che la gestione attiva contribuisca a proteggere il capitale in situazioni di volatilità, le pressioni di breve termine hanno portato gli stessi alla ricerca continua di performance. Oltre due terzi degli intervistati interpellati in Italia guarda a performance con un track record di almeno 5 anni o più in caso di consulenti esterni. Tuttavia, il 78% percepisce la necessità di un cambiamento dopo tre anni di sotto-performance.
Gli intervistati italiani ritengono che un ciclo completo di mercato duri circa 6,4 anni. Il 76% concorda nel sostenere che periodi di investimento più lunghi forniscano i presupposti migliori per distinguere le “skill” dalla mera fortuna. Tuttavia, quando si tratta di misurare l’efficacia in termini di performance dei propri portafogli d investimento, il 45% degli intervistati si focalizza su un periodo temporale che va da uno o tre anni.
I professionisti italiani appaiono sempre più sotto pressione nel tentativo di ottenere ritorni positivi in tutti i contesti di mercato. Il 78% degli intervistati in Italia e il 75% a livello mondiale che hanno partecipato all’indagine dichiara, infatti, che la propria società di appartenenza si aspetta rendimenti positivi nel corso di uno o tre anni. Inoltre 8 su 10 sostengono di esaminare la performance dei propri investimenti giornalmente, mensilmente o trimestralmente.
“Se consideriamo che i tipici orizzonti temporali di investimento si misurano in decenni, è sorprendente come la performance di un professionista della gestione sia valutata nel corso di periodi di tre mesi o meno”, commenta Baron. “Questo è un esempio di come il mercato si sia focalizzato sul breve periodo, ed è uno dei motivi principali per cui i professionisti stentano a raggiungere gli obiettivi di rendimento”.
Rendimenti più bassi, più a lungo
Con una crescita economica globale ostacolata dagli elevati livelli di debito registrati nei Paesi sviluppati e con le politiche ultra-accomodanti delle Banche centrali, molti concordano sul fatto che nel prossimo futuro la media annuale dei rendimenti sarà minore rispetto a quella storica. Solo 2 intervistati su 10 in Italia si sono dichiarati ottimisti sulle prospettive economiche del Paese. Tra l’altro, il 71% dei professionisti italiani è preoccupato dai tassi di interesse negativi, l’85% dal deficit governativo in aumento. Gli investitori pertanto hanno ridotto le aspettative di conseguimento dei rendimenti storici che si erano prefissati come obiettivo. Solo 6 professionisti su 10 sono molto fiduciosi sul conseguimento del rendimento atteso, pari al 4,3% annuo nel corso dei prossimi tre anni. Cifre che daranno risalto alla capacità dei singoli di generare extra-rendimenti.
Secondo una recente ricerca di Callan Associates, nel contesto attuale gli investitori dovranno assumersi un rischio tre volte più elevato rispetto a 20 anni fa per ottenere gli stessi rendimenti.2 Non sorprende il fatto che l’80% degli intervistati in Italia nel corso dell’indagine affermi che un rigoroso processo di gestione del rischio sia uno dei fattori più importanti nel processo di selezione all’interno di una gestione attiva.
“I mercati finanziari possono essere imprevedibili. Per questo si sente sempre più il bisogno di focalizzarsi su ciò che può essere tenuto sotto controllo come ad esempio l’asset allocation, la pianificazione a lungo termine e un approccio prudente alla gestione. È fondamentale saper filtrare gli elementi di disturbo che gravano sui mercati e dimostrare il proprio valore nel lungo termine”, conclude Baron.
1 Fonte: Dati Morningstar. Mercati in rialzo e in ribasso sulla base dei rendimenti degli anni solari in cui l’S&P 500 Index ha registrato un rialzo o un ribasso (1990-2014). Il primo quartile e la mediana presi dalla categoria Morningstar World Stock. Extra-rendimenti, al netto delle commissioni (compreso 12b-1) ma al lordo delle commissioni di vendita, calcolati rispetto all’MSCI World NR USD. L’analisi copre tutte le classi di azioni e comprende i fondi che sono stati liquidati o fusi, ma esclude i fondi indicizzati. L’analisi comprende la performance estesa dove disponibile.
2Callan Associates, “Risky Business” Settembre 2016, autori Jay Kloepfer e Julia Moriarty, CFA