In un contesto di bassi tassi di interesse, le casse di previdenza valutano l'utilizzo di strategie convertibles in ottica di generazione di rendimento con, allo stesso tempo, un buon grado di stabilità.
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È indubbio che i bond convertibili siano un’asset class particolarmente appetibile per gli investitori che desiderano bilanciare il loro portafoglio. Rappresentano infatti un tassello importante per l’asset allocation, soprattutto in un periodo di forte incertezza, perché consentono di esporsi all’alta volatilità del mercato, mantenendo però un certo controllo del rischio. In occasione di una tavola rotonda virtuale con gestori e casse di previdenza è emerso che anche questi investitori istituzionali guardano alle strategie convertibles per garantire una redditività stabile ai loro sottoscrittori.
Sono quattro i motivi che rendono questa asset class interessante, due di tipo fondamentale e due tecnici. In un contesto di bassi tassi di interesse, questi strumenti non obbligano gli investitori ad allungare la duration, come avviene invece nel reddito fisso, perché per loro natura questa è già bassa, mentre le cedole staccate sono simili a quelle offerte dai corporate bond, consentendo quindi di assumere minor rischio. I convertibili funzionano meglio proprio nei periodi di forte volatilità, perché l’opzione sottostante in questi casi aumenta di valore. “I convertible bonds consentono quindi di posizionare il delta del portafoglio in modo più bilanciato quando il mercato scende e in modo più conservativo quando sale”, spiega Davide Basile, portfolio manager delle strategie convertibles di RWC Partners.
L’esperto sottolinea che esistono motivi tecnici importanti legati alle valutazioni e alle emissioni. “Ci sorprende notare che nonostante le ottime performance del 2020, i bond convertibili appaiono ancora cheap rispetto ad altre asset class”, commenta. “Questo perché nonostante l’alta volatilità del mercato, quella implicita dei bond convertibili non ha subito un incremento dello stesso livello e perché le maggiori emissioni hanno un effetto comprimente della volatilità implicita dell’opzione”. “L’emissioni primarie infatti sono inoltre sottoprezzate, perché l’emittente vendo volatilità ad un prezzo leggermente inferiore di quello di mercato”, aggiunge. Un altro importante vantaggio è la sua convessità che permette di adeguarsi al mercato sottostante.
La view degli istituzionali
La componente obbligazionaria è ancora una parte essenziale all’interno dei portafogli di fondi pensione e casse di previdenza, tuttavia il contesto di bassi tassi di rendimento spinge a cercare delle alternative adeguate, senza dover necessariamente aumentare il rischio complessivo. I bond convertibili rispondono bene a questa specifica esigenza.
“Per la Cassa acquistare direttamente obbligazioni societarie sarebbe un rischio troppo elevato da assumere in questo contesto di tassi bassi” commenta Fabio Lenti, responsabile Direzione Investimenti di Cassa Dottori Commercialisti, “così preferiamo affidarci a gestori di fondi che godono di una maggiore flessibilità, potendo intervenire più rapidamente ed efficacemente nel ruotare i portafogli, e possono garantire una maggiore e più efficiente diversificazione del portafoglio”.
“L’asset class delle obbligazioni societarie, in particolare quella delle convertibili, ha soddisfatto gli investitori istituzionali perché ha superato egregiamente il periodo di forte stress del 2020 e i gestori sono riusciti a creare valore anche in un anno difficile come quello appena trascorso”, aggiunge Fabio Lenti.
Creare valore e garantire la stabilità del patrimonio dei sottoscrittori è il primo obiettivo per un Cassa di Previdenza, ciò vuol dire prestare molta attenzione nella scelta degli strumenti più adatti al suo raggiungimento. Anche Stella Giovannoli, Chief Investment Officer della Cassa Nazionale del Notariato concorda nell’evitare di acquistare direttamente corporate bonds sul mercato, prediligendo invece prodotti di risparmio gestito in tutte le asset class obbligazionarie. “Abbiamo inserito anche prodotti dedicati ai convertibili su area euro, ma non escludiamo la possibilità di allocare parte della nostra liquidità anche a livello globale, compatibilmente con quanto sarà evidenziato dall’approvazione della nostra asset allocation strategica”, aggiunge.
Il 2020 ha insegnato che la liquidità nel mercato fixed income può venir meno anche sui bond high quality, pertanto è importante ricercare soluzioni che siano caratterizzate da una forte resilienza. “I convertibili ne sono un esempio, beneficiano dei riflessi dell’equity, pur mantenendo il tasso cedolare dell’obbligazionario”, dichiara Danilo Pone, Chief investment Officer di ENPAB. “In particolare, siamo soddisfatti degli investimenti in At1 e coco bonds del settore finanziario, dato che compensavano l’assenza di dividendi delle banche con un ottima cedola”, prosegue l’esperto. “I fondi convertibili hanno reso bene anche a cambio aperto, favorendo un’ottima diversificazione globale, stiamo valutando ora se ci siano ulteriori margini di valore e se c’è la possibilità di esporci tramite questi strumenti ai mercati asiatici”, conclude Pone.