Per la prima volta in Italia, un pool di investitori istituzionali e di banche internazionali dialoga sulla sostenibilità ambientale delle politiche di finanziamento. Ma resta ancora molta strada da fare.
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In uno scenario nel quale il problema delle emissioni e le controversie legate alla trasparenza dei controlli coinvolgono i player dei più grandi mercati mondiali, è significativo rilevare che, di 40 tra le principali banche a livello globale interrogate a riguardo, 23 (il 58%) sia disposta a confrontarsi sul tema del climate change e condivida la necessità di adottare pratiche di finanziamento sostenibili che puntino a una gestione responsabile degli investimenti. A meno di un mese dalla Conferenza Internazionale di Parigi sul cambiamento climatico, è questa l’istantanea che emerge dalla prima iniziativa di engagement collettivo dei fondi negoziali italiani, promossa da Cometa - il fondo pensione complementare dei lavoratori dell’industria metalmeccanica, dell’installazione di impianti e dei settori affini - con il coordinamento di Assofondipensione. Per la prima volta un pool di investitori istituzionali – all’iniziativa hanno aderito 14 fondi negoziali, per un patrimonio totale di oltre 20 miliardi di euro – ha aperto un tavolo di approfondimento con le banche sulle tematiche della sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di avviare un’azione di dialogo e di confronto con i maggiori istituti di credito internazionali per verificarne l’approccio al ”climate change” nelle politiche di finanziamento e stimolare l’adozione di comportamenti virtuosi.
I risultati dell’indagine, raccolti dall’agenzia di rating sociale ed ambientale Vigeo, sono stati al centro del convegno che si è svolto oggi presso l’Auditorium BNP Paribas di Milano. “Promuovendo questa iniziativa – la prima di questo tipo in Italia – abbiamo voluto richiamare l’attenzione sul ruolo di primo piano che il comparto bancario può svolgere nel contrasto al cambiamento climatico, investendo in settori che hanno una forte incidenza sull’ambiente. Come Fondo Cometa confermiamo il nostro impegno nella promozione di una cultura dell’investimento sostenibile. Una attività che il fondo porta avanti dal 2010, attraverso iniziative che coinvolgono i soggetti finanziari nella tutela dei valori sociali ed ambientali legati ai processi di investimento” dichiara Annamaria Trovò, presidente del Fondo Cometa. "Con questo studio molto completo abbiamo uno stato dell'arte dei mezzi impiegati nell’industria degli investimenti per far fronte ai rischi climatici. Nel quadro del Montreal Carbon Pledge, che impegna i firmatari a misurare e pubblicare l'impronta di carbonio del loro portafoglio, BNP Paribas Investment Partners sta anticipando i temi di COP21" dichiara Marco Barbaro, ad di BNP Paribas. “Il cambiamento climatico modifica le regole del gioco nel settore bancario e il settore bancario può essere un “game-changer” proprio nella battaglia sul cambiamento climatico. Da un lato, gli investitori devono ridurre i rischi di svalutazione degli attivi legati al clima, dall’altra parte possono migliorare la transizione energetica capitalizzando il settore delle energie rinnovabili e i programmi di efficienza energetica. BNP Paribas è fortemente impegnata a intraprendere azioni in tutte le direzioni", aggiunge Severin Fischer, responsabile per l'Ambiente e responsabilità finanziaria di BNP Paribas.
Analizzando le risposte provenienti dai vari continenti si registra come in Australia la totalità delle banche si sia dimostrata disponibile al confronto; buona anche la risposta degli istituti europei (72%), che componevano la parte più numerosa del campione. Più tiepida la risposta degli USA (25%). Dalla ricerca emerge che le banche sono particolarmente attive sia sul fronte dell’integrazione del climate change nel processo di risk management, che coinvolge il 53% degli istituti interpellati, sia nel finanziamento a fonti di energia rinnovabile, aspetto che vede l’impegno del 43% degli istituti. In prima linea, Australia, Stati Uniti ed Europa. L’investimento sostenibile guadagna terreno, eppure non mancano elementi di debolezza, a cominciare dalla quantificazione delle emissioni di CO2 nei portafogli dei clienti, una priorità solo per il 10% delle banche interpellate.
Debole anche l’engagement nelle attività di comunicazione del “rischio clima” agli stakeholder, che incontra l’attenzione di appena il 3% degli istituti. “Il cambiamento climatico è un tema molto urgente e azioni per il contenimento del riscaldamento globale non possono esser più procrastinate. E’ importante che il mondo della previdenza italiano abbia colto la severità del problema, scendendo in campo in modo organizzato e diventando parte attiva di un processo di cambiamento sociale. Il dialogo con le banche è solo all’inizio e, nel tempo, permetterà agli investitori di identificare i rischi e le opportunità legati al climate change” dichiara Simonetta Bono, customers relationship manager di Vigeo.