Ce lo spiega Paola Schwizer, presidente di Nedcommunity, l’associazione italiana degli amministratori e dei membri degli organi di controllo, un punto di riferimento in materia di cultura della buona governance delle imprese, ma non solo.
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Nel dibattito internazionale, esiste un’associazione che testimonia il valore dei risultati raggiunti in Italia nello sviluppo della buona governance, nella trasparenza verso il mercato, nel presidio dei conflitti di interesse, nella tutela di tutte le categorie di stakeholder. Si chiama Nedcommunity, l’associazione italiana degli amministratori e dei membri degli organi di controllo, nonché rappresentante ufficiale per l’Italia di ecoDa (the European Confederation of Directors Associations), cui fanno capo circa 55.000 amministratori di 20 Paesi europei.
Ma cosa rappresenta? A spiegarlo a Funds People è Paola Schwizer (foto), presidente dell’associazione fondata nel 2004, poco dopo l’introduzione in Italia di un Codice di autodisciplina per le società quotate che prevedeva un allineamento della governance ai migliori standard internazionali e la presenza di amministratori indipendenti nei consigli di amministrazione. “Attualmente l’associazione conta quasi 600 associati, ed è un punto di riferimento in materia di cultura della buona governance, di best practice per il lavoro degli organi, di sviluppo di competenze e di principi di comportamento per gli amministratori in linea con i migliori standard di integrità, competenza e professionalità. Alcuni contributi concreti? Una guida per lo sviluppo della buona governance anche nelle imprese non quotate; un insieme di best practice per il governo del cyber risk; la promozione di uno Steering Committee per la diffusione della conoscenza presso le società degli effetti del climate change e dei rischi connessi; una serie di indicazioni operative per l’attività dei comitati endoconsiliari rischi e controlli e remunerazioni; un nuovo modello di leadership per i consiglieri di amministrazione ai fini del presidio dei temi della sostenibilità e della formulazione di orientamenti strategici di lungo periodo”, spiega il presidente.
La manager afferma come gli investitori istituzionali siano oggi azionisti rilevanti di molte società quotate italiane. “È un segno dell’apertura delle società al mercato dei capitali e dell’attrattività delle stesse imprese e dei relativi progetti di crescita e di creazione di valore. In alcuni casi, i fondi sono arrivati a detenere la maggioranza del capitale configurando delle quasi public companies e sono stati determinanti nel processo di elezione degli amministratori. Alcuni fondi attivisti hanno manifestato apertamente il proprio dissenso nei confronti delle scelte di governance e delle strategie delle società e hanno agito di conseguenza, convogliando risorse e voti sulle proprie posizioni. Nel complesso, si tratta di un fenomeno che riflette la presenza di ottime opportunità di investimento e di profittabilità nel sistema economico italiano, ma che mette anche in evidenza casi di imprese che potrebbero creare maggior valore sulla base di strategie differenti, di cui i fondi si fanno esplicitamente promotori”.
L’impatto dei fondi sulla governance
“I fondi possono perseguire nelle proprie scelte di investimento obiettivi diversi. In generale però essi mirano ad ottenere performance elevate, possibilmente anche nel breve termine. Sempre più numerosi sono peraltro gli investitori istituzionali attenti a risultati e sostenibilità dei piani strategici nel lungo termine, di cui favoriscono la trasparenza dichiarando apertamente un interesse nei confronti dell’impatto delle scelte aziendali sui fattori ESG, ossia ambientali, di contesto socio-economico e di governance”, dichiara Schwizer. Le società sono quindi chiamate a spiegare meglio i propri obiettivi di lungo periodo, i riflessi del proprio business su alcune delle principali sfide da affrontare, quali l’innovazione nel digitale, l’ineguaglianza, la sicurezza dei posti di lavoro.
Secondo il presidente, più in generale, i fondi sollecitano le imprese a dichiarare il contributo dato dal settore privato al benessere della società nel suo complesso. “Se è vero che l’80% del valore di mercato delle imprese dipende da fattori intangibili, è altresì evidente perché il mercato richieda maggiore trasparenza sulla capacità delle imprese di consolidare e sviluppare le proprie risorse in una prospettiva ‘forward-looking’, che poco si riflette nei dati di bilancio. Tutto ciò richiede processi di governance e un approccio strategico diversi rispetto al passato”.
Rischi e opportunità dell’investitore
Ma quali sono i rischi e le opportunità dal punto di vista di un investitore? “Le parole chiave sono credibilità e connessioni. La comunicazione tra società e investitori è oggi molto ampia e frequente. La documentazione disponibile su temi di governance, strategie e sostenibilità è incredibilmente dettagliata, forse più in Italia che all’estero. È difficile che un investitore attento, professionale e qualificato, che investe risorse nell’engagement con le società, non riesca a farsi un’opinione precisa”. Per Schwizer, l’importante è riuscire a capire se dietro le dichiarazioni formali vi sia una adozione sostanziale di policy e principi e una coerenza nel percorso strategico e quindi una opportunità di investimento interessante.
“I fattori da valutare con attenzione, a mio avviso, riguardano la qualità del sistema di governance, la composizione del board e professionalità e capacità dei singoli membri degli organi e del management. La governance deve essere funzionale alla realizzazione efficace delle strategie dichiarate e il mix di profili presenti negli organi dovrebbe essere stato disegnato sulla base dei piani e delle esigenze di sviluppo dell’impresa. Allo stesso modo, politiche e obiettivi di performance devono trovare corrispondenza nei sistemi di remunerazione e incentivazione del management. In definitiva, la coerenza complessiva degli orientamenti strategici di fondo, delle scelte aziendali e della governance deve risultare credibile e trasparente. Un maggior dialogo fra gli investitori, le società e i rispettivi organi sociali può aiutare a verificare tali aspetti e favorire scelte di investimento consapevoli”, conclude la manager.