Gran parte di una certa stabilità è legata al fatto che gli shock continuano a essere su base locale e regionale, e che i cicli economici tra i vari Paesi non si sono ancora sincronizzati.
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Post-Brexit, è salita l’aspettativa che le principali Banche centrali mondiali sarebbero intervenute in senso espansivo per contenere lo stress finanziario e macroeconomico. E questo ha contribuito a stabilizzare i mercati. Ma un simile equilibrio difficilmente sarà sostenibile: il venir meno dell’urgenza di intervenire per frenare il diffondersi dello stress finanziario sta spingendo le Banche centrali a un atteggiamento più attendista. Spiega Dario Angelino, analista macroeconomico wealth management di Banca Intermobiliare che “la prima a deludere le attese è stata la stessa Bank of England, che nel meeting di luglio non ha apportato modifiche alla linea di policy. L’eventuale impatto negativo sui mercati finanziari è stato però contenuto dal comunicato molto dovish che ha segnalato il lancio di un pacchetto espansivo (taglio dei tassi, ritorno del QE e probabile estensione del programma di erogazione del credito Funding for Lending) nel meeting di agosto, tanto più che i dati macroeconomici che usciranno nel frattempo dovrebbero segnalare l’inizio della recessione già nel terzo trimestre”.
Sta di fatto che, secondo gli esperti, “la prossima Banca centrale ad alto rischio di deludere le attese è la Bank of Japan nel meeting del 29 luglio, sulla quale le attese di un’espansione combinata monetaria e fiscale stanno progressivamente scemando”. Anche se la BOJ ha una certa tendenza a cercare di prendere di sorpresa i mercati, il governatore Kuroda non è finora parso propenso ad adottare misure espansive ancora più non convenzionali dopo aver introdotto i tassi d’interesse negativi e aver assorbito il 90% della nuova offerta di JGB con il suo QE. “La visita di Bernanke a Tokyo all’inizio del mese ha alimentato l’aspettativa dell’introduzione dell’helicopter money (finanziamento del deficit pubblico da parte della banca centrale, in questo caso tramite la sottoscrizione da parte della BOJ di JGB perpetui). Per questi motivi, in caso di delusione delle attese le ripercussioni potrebbero essere significative, con un marcato apprezzamento dello yen”.
Quanto all’Europa, “i toni relativamente rilassati di Draghi lasciano pensare che sia più bassa del previsto la probabilità di intervento in settembre, focalizzata sul prolungamento del QE e su alcune modifiche ai suoi parametri per evitare che si crei scarsità di certe emissioni (principalmente bund). I commenti sulla possibilità per i governi di intervenire a sostegno delle banche sono invece positivi”, precisa ancora. E aggiunge: “la Fed probabilmente preferirà mantenere le opzioni aperte, con vari eventi importanti prima del FOMC di settembre (tra cui il simposio di Jackson Hole e due report sul mercato del lavoro) che possono fornire occasioni per modificare la linea di policy. Rimaniamo del parere che, oltre a un rialzo di 25 bp in dicembre, la probabilità di ulteriori interventi sui tassi è molto bassa”.
A dispetto della turbolenza dei mercati finanziari, lo scenario macroeconomico mondiale rimane stabile. Anche nel secondo trimestre 2016 la crescita dell’economia globale dovrebbe essere intorno al 2,5% su base annua. Conclude Angelino: “gran parte di questa stabilità è legata al fatto che gli shock continuano a essere su base locale e regionale, compensandosi a vicenda, e che i cicli economici tra i vari Paesi o aree del mondo non si sono ancora sincronizzati. Le pressioni inflazionistiche continuano a essere pressoché assenti, con l’aspettativa di un recupero nei paesi sviluppati e di riduzione nei paesi emergenti.
Nel dettaglio, grazie a un generale miglioramento del flusso di dati macroeconomici e al forte rilassamento delle condizioni finanziarie, il rischio di recessione negli Usa nei prossimi 12 mesi è diminuito, pur essendo stimato ancora intorno al 25-30%. In Europa la crescita è rimasta relativamente stabile nel corso del primo semestre, con l’espansione nell’Eurozona intorno all’1,5% annuo e del 2% in Gran Bretagna. Post-Brexit, tuttavia, l’outlook è decisamente peggiorato, soprattutto in UK, dove gli indici PMI preliminari di luglio puntano all’inizio della recessione già nel 3Q 2016. L’impatto sull’economia dell’Eurozona non è ancora evidente ma potrebbe essere negativo dell’ordine di mezzo punto percentuale su base annua nel secondo semestre e nel 2017”.
Quali opportunità di investimento in questa fase? Secondo Michael Collins, CFA, gestore delegato delle strategie obbligazionarie globali (non-euro) di UBI Pramerica SGR sono interessanti “i prodotti strutturati di alta qualità o asset-backed securities (ABS) che hanno esposizione ai crediti residenziali o commerciali nel settore del real estate e del credito al consumo. Le banche Usa che non operano nel segmento retail e alcune banche globali che hanno già ricapitalizzato i propri bilanci o che hanno avviato il processo di ricapitalizzazione attraverso la riduzione del debito e degli utili non distribuiti. E ancora, selezionate società industriali con rating da AA a CCC che fanno poco uso della leva finanziaria e che stanno guadagnando quote di mercato, migliorando il flusso di cassa. Infine investimenti opportunistici in società globali del settore delle materie prime e nei mercati emergenti che hanno rivisto i loro parametri finanziari o che hanno intrapreso un percorso di stabilizzazione del credito”.