Le principali sfide future della fund selection

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Giorgio Fata

Nel 2018, l’attività di fund selection ha assunto un’importanza maggiore, alla luce del nuovo quadro normativo in Europa (MiFID II). Per questo motivo Morningstar, da circa un anno, ha creato un team di Manager Selection Services che si occupa esclusivamente della creazione e gestione di Liste di Fondi e Portafogli Modello dedicati ai clienti istituzionali in grado di fornire soluzioni con differenti gradi di personalizzazione.

“Le nostre sfide per il futuro vanno nella direzione di ampliare e migliorare i modelli di analisi e di valutazione”, spiega Federico Pitocco, fund selector di Morningstar. “Grazie all’introduzione di figure totalmente dedicate e altamente specializzate abbiamo infatti iniziato un percorso di innovazione in ambito della ricerca che, attraverso lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale e l’utilizzo del machine learning, ci sta permettendo di replicare su base quantitativa la nostra analisi qualitativa, con elevati benefici sia in termini di qualità dei risultati che in estensione della copertura degli strumenti e dei mercati”. 

Anche secondo Chiara Mauri, senior fund analyst di Fideuram Investimenti SGR, nel corso del 2018 si è delineato sempre di più il nostro ruolo di supporto ai differenti fund buyer interni e all’advisory; inoltre, è stato ampliato il ramo di alternative investments.

“Come fund selector, nel 2018, ho cercato di far tesoro di quello che i mercati mi hanno insegnato, ossia che occorre aumentare la soglia attenzione ai rischi. Il proposito per il 2019 sarà quello di essere, inoltre, sempre recettiva di fronte a un’offerta in aumento e in continuo cambiamento. La mia preferenza e interesse saranno rivolti  verso quei gestori capaci di generare valore principalmente dallo stock picking e che siano capaci di trovare idee diverse rispetto ai crowded deals, idee idiosincratiche non legate a dinamiche di fondi passivi, dove può emergere il valore della singola società e l’expertise del gestore può fare la differenza, soprattutto in un contesto di ritrovata volatilità e in contesti mutevoli di mercato”.

Lato advisory, negli ultimi sette anni, Mediobanca ha sviluppato posizioni ampiamente diversificate per i propri clienti e questo ha pagato già due volte, nel 2012 e nel 2018, annate che hanno entrambe registrato momenti di sofferenza per il BTP. “In generale, stiamo riscontrando da parte dei clienti una minor sopportazione delle perdite e una maggiore attenzione ai costi. Stiamo quindi lavorando per rinnovare ulteriormente il nostro servizio rendendolo adeguato anche a quelle che saranno le sfide future, creando ad esempio soluzioni più flessibili con Fondi, ETF e titoli”, spiega Francesco Margonari, fund selector di Mediobanca.

“Lato selezione, invece, sul fronte obbligazionario e azionario siamo sempre più impegnati nella ricerca di soluzioni attive che non presentino posizioni crowded. Per quanto riguarda invece gli alternativi, abbiamo deciso di usare sempre di più i prodotti della casa perché conosciamo meglio strategie sottostanti nonché bias dei gestori e poiché questo approccio ci permette di vedere il portafoglio in tempo reale, evitando così possibili black box”.

Ersel punta alla creazione di valore attraverso il consolidamento di un team strutturato e lo sviluppo di un database interno per condivisione idee. “Per i clienti con tolleranza al rischio più elevata e orizzonte d’investimento più lungo, la sfida è accettare strategie d’investimento che abbiano un maggior tempo di valutazione e possano sfruttare nicchie meno liquide”, spiega Giorgio Bensa, fund selector di Ersel.

“Non dico private equity a 10 anni, ma dopo il 2008 un po’ per tutti gli investitori si è stretto molto l’orizzonte di osservazione. Anche per gli altri investitori bisogna tornare un po’ ai fondamentali rispetto ai numeri di sintesi. Avere un po’ di pazienza e aspettare una normalizzazione, può salvare l’investitore dal consolidare una perdita”.