La debolezza del dollaro e l’accentuarsi delle tensioni politiche tra Corea del Nord e Stati Uniti hanno spinto i prezzi dell’oro verso livelli record, toccando quota 1345,50 dollari l’oncia. Nonostante la leggera flessione del secondo trimestre, nei primi sei mesi dell’anno il corso dell’oro è salito del 7,8%, chiudendo il semestre a 1242,30 dollari l’oncia. In particolare, negli ultimi due mesi il metallo giallo ha fatto registrare un rialzo considerevole, guadagnando il 6,4%. Nello scenario attuale, i rischi geopolitici stanno sostenendo la domanda di investimenti rifugio come l’oro, anche se la percentuale delle attività destinate all’attivo dipende dal profilo di rischio dell’investitore e dalla percezione dello stesso sulla situazione di incertezza globale. Nonostante il crollo della domanda aurifera globale, che nel primo semestre dell’anno è diminuita del 14%, i prezzi del metallo giallo si sono dimostrati resilienti. Il calo della domanda di oro è attribuible al crollo della popolarità dei gioielli in Cina e India che hanno trascinato la domanda aurifera al suo livello più basso da sette anni. In termini generali, è importante considerare l’oro come un vero e proprio investimento alternativo in grado di aumentare la diversificazione del portafoglio e di arginare la volatilità.
Le tensioni geopolitiche premiano l’oro

Xiaobing Wu, Flickr, Creative Commons
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