Manzi (Banca di San Marino): “Focus sui prodotti direzionali, con esposizione chiara ai fattori di rischio”

Denis Manzi
Denis Manzi, foto ceduta (Banca di San Marino)

Un 2023 in forte ripresa (rispetto all’anno precedente). Un 2024 iniziato in modo piuttosto positivo. In Banca di San Marino il recupero dei mercati è stato seguito con attenzione. “Lo scorso anno c’è stato un rimbalzo considerevole dei mercati azionari, che però sono stati in larga parte guidati da pochi titoli e pochi settori”, dice Denis Manzi, chief investment officer dell’istituto di credito. I settori tecnologici americani nel 2023, infatti, hanno performato molto bene ma, per esempio, le small caps o anche i listini azionari dei mercati emergenti non hanno brillato. Il 2023, poi, doveva essere l’anno dei bond. “Non è stato proprio così”, spiega Manzi, “l’obbligazionario ha registrato una performance positiva ma guidata essenzialmente dal carry. Si attendevano ribassi dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali, che però non sono arrivati”.

Con il nuovo anno la situazione sta cambiando. “Le valutazioni dei mercati azionari appaiono in superficie abbastanza care ma se guardiamo con attenzione notiamo ancora delle sacche di valore che potrebbero sprigionarsi, non solo nel 2024 ma anche nel 2025. Personalmente inizio a essere abbastanza positivo sui mercati emergenti, Cina in primis”, continua il CIO. Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, Banca di San Marino vede ancora valore nel settore governativo dei Paesi sviluppati, “anche se crediamo che le curve stiano scontando più tagli dei tassi di interesse di quelli che in realtà ci saranno”. Proprio per questo si privilegia ancora la parte breve della curva.

Sul credito, invece, "non vediamo tanto valore, con spread che, sia sul comparto investment grade sia su quello high yield, sono tornati a livelli inferiori alle medie di lungo periodo". Mercato del credito che, inoltre, “potrebbe risentire di un eventuale indebolimento dell’economia”, afferma Manzi. Rimanendo sul credito, a livello settoriale, “siamo più positivi su quello del settore finanziario, soprattutto quello bancario. Infatti le banche, nonostante i diversi problemi che dovranno affrontare, mostrano in linea generale livelli di solidità eccellenti. Rimaniamo meno positivi, invece, sul mondo dei subordinati finanziari. Abbiamo visto che tutto può succedere”, commenta l’esperto, riferendosi alle crisi bancarie della scorsa primavera.

Asset allocation strategica

In Banca di San Marino, la view macro viene poi calata nel contesto degli investimenti e della fund selection. “Cerchiamo prodotti attivi ma non troppo. Il nostro focus è prevalentemente su prodotti direzionali, con benchmark ben definiti ed esposizione netta e chiara ai diversi fattori di rischio. La nostra selezione - afferma Manzi - non è specializzata né su prodotti multi-asset né su soluzioni absolute return. Non ci interessa inoltre trovare il gestore star, visto che siamo ben consapevoli come il gestore star in un ciclo possa poi sottoperformare brutalmente nel ciclo successivo: l’obiettivo, in sostanza, è sapere in qualunque momento a quali fattori di rischio e in che misura si è esposti quando si seleziona uno strumento”.

Un processo in quattro fasi

Il processo di selezione della banca è suddiviso in quattro fasi. Da un primo screening dei prodotti (che di base hanno caratteristiche precise come un track record di almeno tre anni e masse in gestione non inferiori a 100 milioni) si passa a un ulteriore scrematura tramite un’analisi quantitativa classica, che punta a definire per ciascun prodotto il proprio “benchmark naturale”, che molte volte appare differente rispetto a quanto dichiarato. Si cerca, insomma, di scartare quegli strumenti che mostrano valori non proprio in linea a quello che sarebbe lecito aspettarsi, sia nel bene che nel male. Si passa poi alla fase qualitativa, dove si analizzano processi, strategie di investimento e team di gestione. “I costi, infine, sono una variabile cui diamo molta importanza, perché incidono in modo anche pesante sulla performance finale”, conclude Manzi.