Secondo il Consumer Confidence Survey, dopo quattro anni è in crescita la profittabilità delle aziende europee, banche comprese. Le affermazioni del governo italiano sulla costituzione di una bad bank o sulla gestione dei NPL restano un tema aperto.
Nella confusione con la quale si sta discutendo da mesi della solidità del sistema finanziario, alla luce dei problemi legati al debito della Grecia, sul tavolo di Strasburgo rimangono aperti ancora molti punti su cui la politica comunitaria deve dare una risposta. Per sintetizzare il caso greco, a oggi è la BCE a tenere in equilibrio la situazione precaria del paese, centellinando la liquidità alla banche locali e nel frattempo erogando fondi che in verità sono diretti al pagamento delle rate del Fondo Monetario Internazionale, in qualità di creditore previlegiato, ma direttamente accumulati nell’esposizione dell’autorità centrale verso la Grecia. Nelle proposte di riforma della Governance Europea, l’idea di un rafforzamento del fondo salvastati con la realizzazione di un Fondo Monetario Europeo sembra difficile da ipotizzare se non si riesce in qualche modo a smarcare il problema del debito greco.
La notizia invece più concreta arriva dai report trimestrali che finalmente dopo quattro anni vedono un aumento della profittabilità delle aziende del vecchio continente. Dopo aver ricevuto oltre i due terzi dei report delle maggiori aziende quotate (Stoxx 600) l’analisi del Consumer Confidence Survey, vede circa il 60% delle società battere le attese di utili e ricavi, il dato più alto dal 2010; il consensus di crescita degli EPS (Earnings Per Share) per l’intero 2015 è stato rivisto al rialzo al 16,7% e al 13,4% per il 2016. Il dato più interessante riguarda il settore finanziario che ha trovato un ulteriore rafforzamento dopo gli interventi di sostegno della banca centrale che ha ridotto in modo consistente i costi di provvista. Gli analisti rilevano che anche le banche italiane stanno rispettando le attese e sono tornate a essere osservate in modo positivo dagli investitori esteri, in particolare dopo la riforma che ha rimesso in gioco le banche popolari. Le affermazioni del governo italiano sulla possibile costituzione di una bad bank o di una regolamentazione per la gestione dei NPL (non performing loan) rimangono un tema aperto, così come l’evoluzione della partecipazione del Tesoro italiano al capitale di Monte Paschi, con la conversione del prestito in azioni, in attesa dell’aumento di capitale.