Net Zero, nella transizione l'Europa è in testa ma la strada è ancora lunga

green light news
Possessed Photography (Unsplash)

Il Net Zero è un percorso a ostacoli. Soprattutto anche a seguito degli impatti a livello globale dello scoppio del conflitto ai danni dell'Ucraina da parte della Russia. Eppure, nonostante questo, le società continuano a registrare dei progressi in questa direzione anno dopo anno. A rivelarlo è la Fidelity ESG Analyst Survey 2022. La ricerca studia le opinioni dei suoi analisti interni, dislocati in tutto il mondo, e si basa su quasi 200 risposte provenienti da team azionari e obbligazionari.

Secondo quanto indica la survey, l'Europa è ancora in testa nella transizione verso l’obiettivo net zero, con la percentuale più alta di aziende riconosciute dagli analisti di Fidelity come "leader" in questo viaggio. E mentre la Cina per ora mostra la percentuale più piccola di aziende che guidano, più della metà delle aziende cinesi sta iniziando a cambiare, il che significa che oltre il 70% sta valutando la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio.

Cina in via di "sviluppo"

"La traiettoria positiva della transizione della Cina mostra che le società cinesi stanno rispondendo positivamente all'aumento della consapevolezza degli investitori derivante dall'annuncio di Pechino del 2020 di puntare all’obiettivo net zero entro il 2060" spiega Fiona O'Neill, head of Strategic Initiatives, Global Investment Research, Fidelity International. Tuttavia, come spiega l'esperta, molte aziende sono ancora all'inizio del loro percorso ESG e hanno ancora molta strada da fare. Nel complesso, il progresso è più lento di quanto vorremmo, ma è visibile. "Come asset manager, continuiamo a concentrarci sull’individuazione di quelle aziende che intraprendono azioni concrete e continuiamo ad allocare capitale laddove può dare i risultati migliori".

Il sondaggio rileva, inoltre, che gli analisti di Fidelity nel complesso vedono più opportunità che rischi derivanti dalla transizione verde, soprattutto nel lungo termine. Il Giappone si distingue, con gli analisti che evidenziano opportunità significative che dovrebbero emergere nel settore automobilistico, dei beni di prima necessità e dei semiconduttori nel prossimo decennio. È probabile che anche la Cina tragga vantaggio dalle opportunità green ed è già leader in settori come i pannelli solari.

“Un tema chiave cui stiamo guardando è quello di una 'giusta transizione’. Il passaggio, infatti, a un'economia più verde rischia di avere un impatto negativo su alcuni individui e comunità, come quelli che lavorano nell'industria dei combustibili fossili, e dovrebbero essere compiuti sforzi per mitigare tali rischi" prosegue Fiona O'Neill. "I nostri analisti vedono segnali di progressi incrementali, con una percentuale maggiore di aziende che ha annunciato iniziative per promuovere una corretta transizione supportando i dipendenti disoccupati".

Come noto, le catene di approvvigionamento catalizzano l'attenzione ormai da qualche mese "in particolare le preoccupazioni sul lavoro, che hanno mostrato il maggiore aumento delle menzioni da parte degli analisti. Ma l’ambiente rimane un tema chiave e la biodiversità è presente nel 26% delle conversazioni degli analisti, con il nostro team che si aspetta aumenterà nel prossimo anno" conclude l'esperta.