Commento a cura di Massimo De Palma, Head of Asset Management Institutional Mandates Italy di GAM (Italia) SGR.
Brexit, la Gran Bretagna lascia l’Unione Europea: un cambiamento che segna la storia del Vecchio Continente e che apre ad una fase complessa e che chiameremo la Grande Incertezza. Dopo più di 40 anni termina la relazione tra Gran Bretagna ed Unione Europea e le conseguenze politiche ed economiche sono tutte da determinare. La Grande Incertezza rende estremamente difficile stimare oggi la profondità e l’ampiezza della turbolenza che ha travolto tutti i mercati, anche quelli non immediatamente riferibili alle vicende inglesi ed europee.
Non c’è un’immediata relazione fra l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e un ritorno alla recessione dell’area euro, essendo questa guidata prevalentemente dalla domanda interna. Le stime di consenso prefigurano un impatto sulla crescita inglese di -1,4 punti percentuali nel 2017, mentre l’effetto sarebbe solo dello 0,3% nell’Eurozona. Tuttavia proprio l’incertezza potrebbe amplificare gli effetti depressivi sulla crescita, limitando consumi e investimenti. A questo si aggiunge un’agenda di appuntamenti politici particolarmente intensa da qui ai prossimi mesi: ricordiamo fra questi le elezioni spagnole, il referendum costituzionale italiano di ottobre e le presidenziali americane di novembre.
Le Banche Centrali, attraverso un’azione concertata, cercheranno di attutire la reazione del mercato alla notizia, mediante interventi finalizzati a riequilibrare valute e tassi di interesse. In particolare, la BCE potrebbe accelerare il suo programma di acquisto e a maggior ragione la Bank of England potrebbe utilizzare tutte le leve monetarie a propria disposizione per far fronte agli effetti della Brexit. Anche la Fed e la Banca del Giappone si potrebbe comportare di conseguenza, evitando nel primo caso di procedere ad aumenti dei tassi troppo repentini o adottando misure aggiuntive, temporanee o meno.
In sintesi, in questo quadro di Grande Incertezza sarà fondamentale la risposta da parte delle istituzioni, in particolare dei Paesi fondatori dell’Unione Europea. Da un lato, queste ultime dovranno far fronte a nuovi attacchi da parte degli euroscettici; dall’altro, i Paesi dell’area sono chiamati a sfruttare questa crisi per imprimere nuovo slancio al progetto di integrazione europea, in modo da renderne più solida l’architettura e frenare ulteriori spinte centrifughe.