Il dilemma ESG nel reddito fisso

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Alessandro Aspesi. Foto concessa (PGIM Investments)

CONTRIBUTO a cura di Alessandro Aspesi, head of Italy, PGIM Investments. Contenuto sponsorizzato.

La domanda di investimenti obbligazionari che integrino un’analisi dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) è solida e in crescita. Malgrado la stagnazione delle performance complessive dei mercati obbligazionari globali, Moody’s prevede che le emissioni di obbligazioni sostenibili raggiungeranno il livello record di 1350 miliardi di dollari nel 20221, mentre S&P stima che questa cifra potrebbe raggiungere i 1500 miliardi di dollari2. Diversi studi dimostrano che un’analisi e un’integrazione efficaci dei fattori ESG connessi al credito possono tradursi in un incremento degli extra-rendimenti corretti per il rischio nell’universo obbligazionario. Tuttavia, dati lacunosi e frammentari possono frenare l’efficacia degli investimenti obbligazionari ESG.

La creazione di norme, regolamentazioni e processi non riesce a tenere il passo rispetto a un mercato in rapido sviluppo, con la conseguenza che i dati utilizzati dai fund selector sono spesso non standardizzati, incoerenti e incompleti.Date queste difficoltà, non sorprende che vi sia un’eccessiva dipendenza dai fornitori di dati terzi per valutare le performance ESG degli investimenti. E le conseguenze sono notevoli purtroppo. Ricerche condotte dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) hanno mostrato che il fatto di basarsi su una fonte unica per valutare la sostenibilità comporta un’eccessiva semplificazione, che può avere un impatto negativo sui rendimenti finanziari senza un miglioramento concreto della sostenibilità di un portafoglio3.

Comprendere le problematiche legate ai rating ESG

La mancanza di uno standard internazionale per i rating ESG ha creato un terreno fertile per le agenzie di rating indipendenti. Oltre ai principali fornitori di dati statunitensi o britannici (tra cui MSCI, S&P, Moody's, Fitch e CDP), uno studio dell'Unione europea (UE) del novembre 2020 ha individuato altri 30-40 fornitori minori di rating legati alla sostenibilità4. Tuttavia, nonostante la proliferazione dei fornitori di rating, i dati su cui si basano le valutazioni, così come la copertura complessiva, continuano a essere disomogenei.

Le problematiche relative ai dati e alla misurazione delle performance ESG nei mercati del credito possono essere suddivise in tre categorie principali: disponibilità, affidabilità e comparabilità. A dispetto del crescente numero di riscontri che evidenziano i benefici in termini di performance di un investimento ESG efficace, questi problemi danno credito alle accuse di window dressing e greenwashing e ne ostacolano una più ampia adozione. Il dato preoccupante è che meno della metà dei fund selector intervistati considera i rating ESG credibili. E una forte maggioranza concorda con l’affermazione che “i rating ESG sono incoerenti e si basano su metodologie soggettive”.

Sfumature di verde: non tutti i green bond sono uguali

Una vasta gamma di iniziative, tra cui l’adozione di nuove norme e le collaborazioni con il settore finanziario, puntano a risolvere i problemi legati all’introduzione dei fattori ESG.  

Collaborazione con gli investitori

Diversi organismi e iniziative di settore sono stati istituiti per creare e promuovere principi condivisi per gli investimenti ESG. Tra questi vi sono:

  • L’iniziativa sul rischio di credito e sui rating dell’UN PRI
  • Il comitato ESG della European Leveraged Finance Association (ELFA)
  • In Nord America, il Ceres Investors Network on Climate Risk and Sustainability (INCR)

Sviluppo di strutture interne di ricerca e valutazione ESG

Molti gestori patrimoniali rispondono alle lacune mediante l’istituzione di attività di ricerca qualitativa e quantitativa proprie. Un approccio efficace consiste nel considerare i criteri ESG attraverso due prismi distinti ma interconnessi:

  • Fattori ESG rilevanti per il credito (da applicare in tutte le strategie)
  • Analisi bottom-up per sviluppare una visione olistica di tutti i fattori ESG potenzialmente rilevanti per il credito, piuttosto che compartimentare le tematiche ESG e trattarle separatamente da altri fattori di investimento.
  • Fattori di impatto ESG (da applicare in strategie ESG dedicate)
  • Valutazione dell’impatto degli investimenti sull’ambiente e sulla società.

Dialogo con gli emittenti

Data l’impossibilità di partecipare alle votazioni degli azionisti, l’interazione diretta con gli emittenti da parte degli analisti ESG di un gestore di asset obbligazionari può essere preziosa. Spesso può contribuire a colmare le lacune dei dati ESG e a comprendere meglio come vengono affrontate le problematiche. Si tratta di un aspetto particolarmente pertinente per i Paesi, i settori e le asset class non coperti in modo efficace dalle agenzie di rating. Ciò permette inoltre di creare un’opportunità di dialogo sui potenziali costi di finanziamento e sul possibile impatto sulla domanda di mercato per le emissioni future, se le tematiche ESG non vengono affrontate in modo efficace.

Impiegare un approccio attivo

Per i fund selector, il modo più semplice e affidabile per trattare le problematiche legate ai dati ESG è quello di investire in strategie gestite attivamente che combinino dati di terze parti con una rigorosa ricerca interna e un dialogo concertato con gli emittenti. Considerato il numero di fattori ESG, di tipi di asset e di entità per i quali mancano sufficienti dati quantitativi di qualità, gli indicatori qualitativi possono essere uno strumento prezioso. Questo approccio quantitativo-qualitativo combinato non può essere integrato adeguatamente nelle strategie passive, che in genere si basano anche su dati retrospettivi. Di contro, i gestori attivi che si interfacciano direttamente con gli emittenti si trovano in una posizione migliore per comprendere le strategie prospettiche delle società in cui investono, compresa la sostenibilità del loro futuro modello di business e il modo in cui i fattori ESG sono integrati.

La scelta di fondi attivi gestiti da asset manager con le dimensioni e le risorse necessarie per condurre analisi qualitative e quantitative approfondite e confrontarsi in modo appropriato con gli emittenti è quindi l’approccio migliore per garantire che i criteri ESG siano integrati in modo efficace negli investimenti obbligazionari. Un approccio di questo tipo permette di evitare molte delle carenze presenti nei dati retrospettivi di fornitori terzi, su cui spesso si basano i fondi passivi. Dato il ritmo con cui il tema d’investimento ESG si sta sviluppando e la rapidità con cui gli emittenti stanno elaborando le loro strategie in questo ambito, non è il momento per gli investitori di guardare nello specchietto retrovisore, soprattutto se l’immagine che vedono è distorta e incompleta.


Fonti e note

1 ‘Sustainable bonds to hit record $1.35 trillion in 2022’, pubblicato da Moody’s, 31 gennaio 2022.
2 ‘Global Sustainable Bond Issuance to Surpass $1.5 trillion In 2022’, pubblicato da S&P Global Ratings, 7 febbraio 2022.
3 See Boffo, R., and Patalano, R., ‘ESG Investing: Practices, Progress and Challenges’, pubblicato dall’OCSE Parigi, 2020.
4 ‘Study on sustainability-related ratings, data and research’, pubblicato dalla Commissione europea, Direzione generale per la stabilità finanziaria, l’Unione dei servizi finanziari e dei mercati dei capitali, giugno 2021.

Fonte dati ed evidenze: 'I criteri ESG nella selezione di fondi obbligazionari' PGIM Investments 2022.