La diversità dell’approvvigionamento energetico produce risultati divergenti

Enrico Camerini, Credit Suisse AM
Enrico Camerini, Credit Suisse AM

Contributo a cura di Enrico Camerini, head of Fund Buyer business Italy di Credit Suisse AM. Contenuto sponsorizzato.

Dopo anni di relativa stabilità, negli ultimi 18 mesi i prezzi dell’energia sono saliti alle stelle, sfidando sia i politici che i consumatori. Secondo le nostre stime, una delle principali perturbazioni del mercato causate dalla crisi del COVID-19 è stata la registrazione dei prezzi del petrolio in territorio negativo. Appena 18 mesi dopo, il prezzo del petrolio avrebbe registrato importi a tre cifre, raggiungendo i livelli più elevati osservati in quasi un decennio. I mutamenti volatili sui mercati dell’energia sono stati una spina nel fianco sia per i consumatori che per i politici, con il conseguente aggravio della crisi del costo della vita e l’obbligo per le banche centrali di procedere in tutto il mondo con rialzi dei tassi che limitano la crescita. Come siamo arrivati a questi prezzi e qual è la tendenza? Per rispondere a questa domanda, è utile suddividere l’andamento dei prezzi dell’energia in cinque segmenti distinti.

Phase 1: deflazione causata dal COVID-19

L’implementazione improvvisa e coordinata dei lockdown in tutto il mondo ha causato una forte contrazione della domanda. Sul fronte dell’offerta, i produttori si sono affrettati per assicurarsi uno stoccaggio adeguato. Mentre il consumo di energia da fonti primarie come carbone, gas e petrolio ha registrato un netto calo, nel 2020 il consumo di energia da fonti rinnovabili ha registrato un lieve rialzo, dato che alcuni consumatori e aziende hanno beneficiato di progetti eolici e solari completati nel 2019.

Phase 2: ripresa

Nel corso della seconda metà del 2020 fino a tutto il 2021, la domanda ha registrato una ripresa costante, con l’adeguamento di consumatori e imprese e l’allentamento dei lockdown. Anche l’attività in Asia, guidata dalla Cina, ha subito un’accelerazione, sostenendo la ripresa dei prezzi dell’energia.

Phase 3: guerra

In un contesto di rapida ripresa globale, la guerra in Ucraina ha innescato un’altra impennata dei prezzi dell’energia, in particolare per l’Europa. I prezzi del gas e del carbone hanno raggiunto i livelli più elevati degli ultimi decenni, mentre i prezzi del petrolio sono schizzati a oltre 100 dollari USA al barile.

Phase 4: deflazione

Una risposta coordinata della politica europea alla riduzione delle esportazioni di gas russo, un inverno meno rigido del previsto e un rallentamento generale della crescita verso la seconda metà del 2022 hanno causato un rallentamento dei prezzi dell’energia. I Paesi membri dell’AIE si sono impegnati anche a svincolare il petrolio dalle loro riserve energetiche per ridurre la pressione sui mercati dell’energia.

Phase 5: prezzo più alto per un periodo più lungo

Oggi i prezzi dell’energia restano molto più elevati rispetto ai livelli pre-COVID. Il livello più elevato dei tassi d’interesse in tutto il mondo ha pesato sulla domanda, ma la guerra in corso in Ucraina e i tagli annunciati all’approvvigionamento della produzione da parte dell’OPEC+ che, secondo le stime, causerà una carenza di 2 milioni di barili al giorno entro il quarto trimestre 2023, manterrà probabilmente i prezzi dell’energia elevati nel breve e nel medio termine.

I consumatori europei risentono maggiormente dell’aumento del costo dell’energia

Un’altra complicazione che si aggiunge nel contesto della crisi dei prezzi dell’energia è rappresentata dagli impatti differenti che si avvertono nelle maggiori economie del mondo. Negli Stati Uniti i consumatori e le imprese risentono negativamente dell’aumento del costo dell’energia ma, in qualità di esportatore netto di energia, riteniamo che l’economia statunitense sia molto più protetta contro le crisi energetiche rispetto a quelle europee.

L’UE, in forma aggregata, importa circa il 60% del suo consumo energetico, con una quantità significativa proveniente dalla Russia, ciò che la rende particolarmente vulnerabile alle crisi energetiche. Di conseguenza, i consumatori europei hanno registrato gli aumenti di prezzo più considerevoli rispetto ad altre grandi economie. In Cina, nonostante un picco dei prezzi della portata di quello del gas naturale europeo, i consumatori nazionali di energia sono stati più protetti rispetto alle loro controparti occidentali, in quanto, per il carbone termico sui contratti a lungo termine, era in vigore un limite di prezzo prestabilito con i fornitori di energia che ha limitato l’effetto di trasmissione sui consumatori e sulle imprese. Inoltre, la produzione di carbone domestico, una fonte energetica di dimensioni superiori rispetto ai modelli di utilizzo occidentali, è aumentata in misura significativa nel 2021 e nel 2022, alleviando le condizioni di carenza dell’approvvigionamento.

L’aumento dei costi dell’energia e le preoccupazioni in materia di sicurezza energetica hanno accelerato la legislazione sulla sostenibilità negli Stati Uniti e in Europa. Una nuova spinta verso la suddetta legislazione è l’aspetto positivo riguardo la volatilità dei prezzi del petrolio.

Che cosa dovrebbero sapere gli investitori

La divergenza tra i prezzi dell’energia in un contesto di accelerazione degli sforzi pubblici in materia di sostenibilità è un megatrend che difficilmente è destinato a svanire a breve. Gli investitori dovrebbero cercare fondi dedicati all’identificazione di aziende valutate in modo interessante che sono pronte a beneficiare di questo megatrend. Inoltre, i portafogli degli investitori possono beneficiare più direttamente di prezzi più elevati dell’energia tramite strategie legate alle materie prime che forniscono un’esposizione a questi mercati nell’ambito di un ampio approccio basato sull’indice o tramite fondi di rendimento assoluto delle materie prime a bassa correlazione e di minore volatilità.