In questa tavola rotonda, abbiamo fatto sedere allo stesso tavolo tre portfolio manager e un asset manager per capire che ruolo giocano gli ETF ESG a reddito fisso all'interno dei portafogli.
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In questa tavola rotonda, abbiamo fatto sedere allo stesso tavolo tre portfolio manager e un asset manager per capire che ruolo giocano gli ETF ESG a reddito fisso all'interno dei portafogli.
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Nato come una moda, negli ultimi anni si è guadagnato un posto di rilievo nella fund selection, diventandone il terzo pilastro accanto a rischio e rendimento. È il tema della sostenibilità, inizialmente prerogativa della gestione attiva, che oggi ha finito per coinvolgere anche il mondo dei passivi. La diffusione degli indici Paris Aligned Benchmark (PAB ) e Climate Transition Benchmark (CTB) ne sono diretta conseguenza. Ora che assistiamo alla nuova primavera dell’obbligazionario, innescata principalmente dal cambio di passo delle banche centrali, ci chiediamo se questi tre fattori possano diventare reciproci catalizzatori e in che modo possano valorizzare i portafogli. In questa tavola rotonda, abbiamo fatto sedere portfolio e asset manager allo stesso tavolo per capire che ruolo giocano gli ETF obbligazionari sostenibili negli investimenti.
“La sostenibilità è la stella polare che guida tutti i nostri investimenti”, chiarisce in apertura Sabrina Principi, head of Business Development ETF & Index Solutions di BNP Paribas Asset Management. “Se per molti è diventata uno standard solo negli ultimi anni, per noi lo è dal 2002 quando abbiamo lanciato il nostro primo fondo di Investimento Socialmente Responsabile (SRI) e istituito un team di ricerca ESG dedicato, il precursore del nostro Sustainability Centre”. L’innovazione di prodotto ESG in ambito passivo, spiega Principi, ha privilegiato inizialmente l’investimento azionario principalmente per due motivi: “Da una parte la forte domanda degli investitori e un mercato bullish, dall’altra i criteri di valutazione applicati ai singoli emittenti corporate. Con il risveglio dell’obbligazionario i riflettori ESG si sono accesi anche su questa asset class. Privilegiamo indici SRI e l’adozione di indici PAB, Paris Aligned Benchmark, che rispondono all’esigenza di essere parte attiva nel processo di transizione energetica con chiari obiettivi di decarbonizzazione”. Perché considerare un vantaggio applicare il filtro sostenibilità? Risponde l’esperta: “Innanzitutto, per garantire una parità di trattamento tra comparto azionario e obbligazionario, quindi una maggior uniformità nella gestione del portafoglio e della sua rischiosità”.
1/5Attenzione però, perché quando parliamo di ESG in ambito obbligazionario la regolamentazione non è ancora molto chiara, prosegue Luca Pagni, head of Fixed income ETF & Index solutions di BNP Paribas Asset Management: “Le direttive europee non ci sembrano essere del tutto in linea con l'obiettivo carbon zero. Queste, infatti, prevedono la decarbonizzazione sulla base del livello assoluto delle emissioni. In teoria per ridurle sarebbe sufficiente eliminare tutte le grandi società dai portafogli, un’operazione che non riguarderebbe però l'efficienza produttiva, in termini di carbon emission, della società. Per tenere conto anche di questo aspetto dobbiamo avere dei parametri di intensità, come ad esempio la carbon emission rapportata all’enterprise value. Quello che abbiamo fatto in BNPP AM è stato applicare questo concetto di intensità nei nostri indici PAB Fixed Income rendendoli più coerenti con il desiderio degli investitori di investire nelle società più virtuose”.
2/5Anche Michele Morra, portfolio manager Moneyfarm, sottolinea l’importanza di un concetto di sostenibilità condiviso: “Il valore aggiunto offerto dalle obbligazioni sostenibili dipende da diversi fattori e dal concetto di sostenibilità che si sceglie di sposare. Ma in generale questa asset class permette di finanziare progetti socialmente responsabili oppure, di abbassare i rischi di sostenibilità”. È possibile distinguere tre tipi di obbligazioni sostenibili, in questo senso, secondo Morra: quelle emesse da aziende socialmente responsabili o che hanno ricavi che derivano da soluzioni di impatto positivo, le obbligazioni tematiche, quindi i green o sustainable bond e poi le strategie che vanno a mitigare i rischi di sostenibilità. Prosegue il manager: “Troviamo interessanti indici come il PAB che generalmente, rispetto al corrispondente indice azionario, hanno un tracking error più ridotto e quindi permettono di avere un trade off minore nell'investimento sostenibile sul fixed income rispetto all’azionario.
Un aspetto molto molto interessante è che da ottobre la Banca Centrale Europea ha iniziato a decarbonizzare i suoi portafogli, dando una connotazione anche istituzionale a questo tema”. Relativamente a obbligazioni tematiche come green bond e sustainability bond, conclude, “l’asset class rimane molto interessante per l'investitore sostenibile perché permette, a parità di merito creditizio e di scadenza, di andare a finanziare direttamente progetti sostenibili e questo vale a maggior ragione per la componente obbligazionaria governativa, dove è molto più difficile investire in maniera responsabile perché ci sono tantissimi parametri da considerare, soprattutto nei paesi emergenti”.
3/5Le emissioni di questi prodotti, al netto dei fenomeni economici, beneficiano del premio che la caratterizzazione ESG concede: i flussi negli ultimi anni sono stabilizzati e rappresentano ormai il 30% circa del mercato. Interviene Marco Gulisano, Fixed Income Asset Allocation per Fideuram AM SGR: “L'evoluzione dell'offerta sul mondo fixed income è determinata in larga parte dalla dinamica dei rendimenti. Abbiamo notato una maturazione in termini sia dei trend di domanda che di offerta del mercato, dato che la dimensione della sostenibilità è ormai da considerare un elemento imprescindibile dell'allocazione di portafoglio.
Il nostro processo operativo, all'interno di un asset allocation che ha delle caratteristiche top down definite e che prescindono per certi versi dalla dimensione ESG, mira a rendere disponibile un paniere di prodotti già classificati come art.8 e 9 secondo la normativa SFDR ed andare ad aggiungere un ulteriore scoring frutto di un’analisi interna, specie nel campo del fixed income corporate”. Gulisano spiega che si tratta di un processo più “solido di quello richiesto dalla normativa” e “caratterizzato sia da un contributo quantitativo, grazie all’accesso ai data provider specializzati sul tema, che qualitativo, con un'analisi più approfondita rispetto alle informazioni che l’asset manager ci fornisce”.
4/5Chiude la discussione Gaia Salford, portfolio manager di Banco Posta Fondi SGR: “La nostra view sui prodotti di investimento obbligazionari sostenibili è positiva, anche se in misura razionale, cerchiamo di contestualizzare il loro utilizzo con la nostra offerta di prodotti e con il bacino di clientela target, senza rincorrere trend di mercato. Siamo convinti che investire in prodotti sostenibili permetta di mitigare i rischi legati alla sostenibilità e nel contempo possa consentire di ricercare opportunità di investimento derivanti da sviluppi economici legati a transizione climatica o transizioni di sostenibilità”. Tramite l’investimento in prodotti ESG, gli investitori che lo desiderano possono contribuire a creare un impatto positivo sui temi legati alla sostenibilità, spiega Salford, che prosegue: “Siamo convinti che l'integrazione di valutazioni ESG all'interno del processo di investimento sia assolutamente sensato ed è per questo che per la costruzione dei nostri portafogli teniamo conto di informazioni ambientali, sociali e/o di governance congiuntamente a considerazioni finanziarie, per offrire ai nostri clienti soluzioni che consentano non solo di generare valore finanziario ma anche crescita sostenibile lungo le tre direttrici ambiente, sociale e governance”.
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