Presentiamo la lettera mensile sulla sostenibilità

Green News
Helga Wigandt (Unsplash)

Benvenuti, bienvenidos, bem-vindos, alla lettera mensile sugli investimenti sostenibili di FundsPeople.

Siamo lieti di lanciare la prima newsletter comune ai tre Paesi in cui pubblica FundsPeople. Vogliamo accompagnarvi lungo la strada irta di difficoltà degli investimenti sostenibili. La sostenibilità è un tema senz’altro trasversale, ma è anche molto altro. Può essere un incubo dal punto di vista regolamentare, un approccio più completo alla valutazione di società ed emittenti, uno strumento per aumentare l’efficienza, un costo importante in termini di dati, analisti, processi e avvocati, una fonte di fatturato per gli studi di consulenza, una scocciatura, un’enorme opportunità di investimento, un modo per correggere le distorsioni create dai mercati, una valanga di dati contraddittori e una soluzione a lungo termine. E può essere tutte queste cose insieme contemporaneamente. Intendiamo occuparci di tutti questi aspetti.

Scrivere di sostenibilità

Scrivere di sostenibilità durante l’estate può persino risultare più efficace. Vivere nel Sud Europa ci rende più consapevoli degli effetti del cambiamento climatico. Non è solo che fa caldo, perché d’estate l’ha sempre fatto; il problema è che fa più caldo per più giorni. Le molteplici e diverse conseguenze dell’innalzamento delle temperature le conosciamo ormai tutti. E non è neanche un fenomeno che riguarda soltanto la nostra regione. Tra i record segnati dai termometri negli ultimi giorni c’è anche quello di Sanbao: secondo il Xinjiang Daily, che leggiamo sempre con attenzione, questa remota cittadina della depressione di Turfan, nella regione autonoma nord-occidentale dello Xinjiang, a luglio di quest’anno ha registrato la temperatura più alta mai toccata in Cina, pari a 52,2°C.

La normativa

Se preferiamo chiudere gli occhi di fronte a questi dati, magari perché passiamo l’estate in Finlandia, c’è sempre la normativa. Il regolamento europeo, che ci tocca più da vicino, è benintenzionato quanto confuso. La spinta per indirizzare gli investimenti, necessaria; l’impegno per la trasparenza, imprescindibile; il manuale di istruzioni, migliorabile. Si spiegano così almeno in parte i problemi incontrati dall’industria del risparmio gestito con la riclassificazione di numerosi fondi da articolo 9 ad articolo 8, anche se, per correttezza, non dobbiamo dimenticare che sono molti di più i prodotti passati da articolo 6 ad articolo 8.

Il concetto di investimento sostenibile rimane poco concreto, aperto a interpretazioni e piuttosto autoreferenziale, come dimostra la definizione data nell’articolo 2, paragrafo 17. Forse l’elemento più importante su cui dobbiamo concentrarci sono i grandi sforzi messi in campo da tante società di gestione con l’intento di operare in modo più trasparente e gettare basi solide su cui costruire investimenti più sostenibili. L’altra grande sfida è coinvolgere l’investitore finale, che forse non ha idea di cosa significhi SFDR, ma di sicuro ha sentito parlare dei “principali effetti negativi” delle decisioni di investimento. Basta citare emissioni, impronta di carbonio, trattamento dei rifiuti, indipendenza degli organi direttivi, violazioni dei diritti umani, e tutti sappiamo di cosa si tratta anche senza ricorrere a strane sigle.

Parlando di acronimi, la CSRD è in arrivo e, mentre aspettiamo che le aziende inizino a pubblicare i dati, assolutamente necessari, sulla rendicontazione della sostenibilità, poche settimane fa ha visto la luce un’iniziativa volta a standardizzare le informazioni sulla sostenibilità. Il 26 giugno l’International Sustainability Standards Board (ISSB) ha pubblicato i nuovi requisiti per l’informativa finanziaria relativa alla sostenibilità e al clima. L’obiettivo è sviluppare una base comune a livello mondiale per i rapporti sulla sostenibilità, che finora sono stati soggetti a una pluralità di norme e regolamenti di carattere locale e regionale. I nuovi standard rispecchiano e consolidano le direttive già esistenti per l’informativa sulla sostenibilità, come i quadri di riferimento elaborati dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) e dal Sustainability Accounting Standards Board (SASB). L’impulso per la standardizzazione è in parte frutto degli impegni assunti alla COP di Glasgow e conta sul sostegno del G20 e della IOSCO.

Occorre uniformare l’informativa non finanziaria, come è già stato fatto per quella finanziaria, a vantaggio di tutte le parti interessate: emittenti, analisti, gestori e investitori. Continueremo a informarvi. Torniamo a settembre, riposati e desiderosi di saperne di più.

Grazie del tempo che ci avete dedicato.