Primo semestre in calo per il private debt italiano (ma per AIFI non è una sorpresa)

Finance News
Glen Carrie (Unsplash)

Dati che non hanno disatteso le aspettative. Tuttavia, non in senso positivo. È una constatazione lucida quella avanzata da Innocenzo Cipolletta presidente di AIFI in apertura della conferenza stampa per la presentazione dei numeri sull’andamento del private debt italiano (ed europeo) nel primo semestre dell’anno. “Non siamo rimasti delusi: ci aspettavamo risultati non positivi e questo è in parte avvenuto”, afferma Cipolletta indicando come la debolezza del mercato nei primi sei mesi dell’anno fosse attesa alla luce di una “situazione economica profondamente cambiata”. Il riferimento va senz’altro al rialzo dei tassi di interesse (“una raffica continua”) e alla “dichiarazione di permanenza di tassi alti da parte della Bce, che ha generato anche titubanze da parte delle imprese nel procedere con gli investimenti”.

Questa tendenza è speculare al rallentamento e, in alcuni casi, alla recessione, già rilevati in molti Paesi. Anche l’Italia, nella Nadef, ha rivisto al ribasso le proprie stime di crescita per quest’anno (allo 0,8%). “Questo non poteva che ripercuotersi sul mercato dal private debt dove il costo del denaro ha un’importanza significativa, tanto più che, secondo le statistiche disponibili molte imprese hanno una situazione di liquidità abbondante, quindi in una situazione di aumento dei tassi di interesse c’è una tendenza a utilizzare risorse proprie”, rimarca il presidente di AIFI.

I dati

I dati presentati da AIFI, in collaborazione con Cdp e Deloitte si riferiscono all’attività degli operatori attivi nel segmento del private debt, escluse le piattaforme di digital lending e le banche, e vedono nella prima parte dell’anno una raccolta totale (di mercato e captive) pari a 316 milioni di euro, in calo del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (quando si attestava a 410 milioni). Le prime fonti di raccolta sono settore pubblico e fondi di fondi istituzionali (63%), seguiti da banche (12%), e da fondi pensione e casse di previdenza (10%). Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica rappresenta l’82% della raccolta totale.

Lato investimenti, con masse pari a 1,33 miliardi, si assiste a un calo del 7% sul primo semestre 2022 (quando erano 1,43 miliardi). Uno scostamento “lieve” dunque, che vede tuttavia un calo del 50% nel numero di sottoscrizioni (68 contro 137 del 2022) e del 37% sul numero di società (46 contro 73 del 2022). Unico dato positivo riguarda l’ammontare rimborsato (+10%) a fronte, però, di una riduzione delle attività (-29%).

Fonte: AIFI – CDP – Deloitte.

Quasi l’80% dell’ammontare investito (il 78%, per la precisione) arriva da realtà internazionali, tuttavia a livello di “numero di operazioni” sono i soggetti domestici ad averne realizzato il 72 per cento.

Fonte: AIFI – CDP – Deloitte.

Le operazioni

Nel dettaglio delle operazioni, la metà è riferibile a finanziamenti, il 47% a sottoscrizioni di obbligazioni e il restante 3% a strumenti ibridi. Il 55% dell’ammontare investito ha riguardato operazioni per la realizzazione di buy out (705 milioni, -29% rispetto al primo semestre 2022), le operazioni con obiettivo lo sviluppo delle società hanno attratto 505 milioni (39% del mercato, con un aumento del 51%), mentre il restante 6% è stato destinato al rifinanziamento del debito. Per quanto riguarda le caratteristiche degli strumenti, la durata media, di poco inferiore ai sei anni, risulta in linea con i periodi precedenti, mentre si osserva una crescita media dei tassi d’interesse applicati.

Divisione geografica e settoriale

A livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 26% del numero di operazioni, seguita dal Veneto con il 16 per cento. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 24% degli investimenti si trova il settore dei beni e servizi industriali, seguito dall’alimentare (22%).

Nota: le analisi sulla distribuzione geografica sono state realizzate sul totale delle operazioni in Italia (escluse le operazioni all’estero)
Fonte: AIFI – CDP – Deloitte.