Funds People ha riunito i gestori alternativi di alcune delle più importanti realtà italiane del risparmio gestito per discutere dell'andamento delle differenti strategie alternative nel corso del 2017.
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Il ritorno della volatilità su livelli più normalizzati, l’evoluzione delle aspettative di inflazione e l’aumento dei tassi di interesse globali saranno tre fattori chiave per le strategie alternative nel 2018. Ma quali sono state le strategie vincenti del 2017? Questo è stato il tema di discussione della terza parte della tavola rotonda organizzata da Funds People con i gestori alternativi di alcuni dei più importanti asset manager italiani.
Le strategie vincenti del 2017 sono senza dubbio quelle azionarie long/short, che hanno performato in media dal 10% al 20%, comprese quelle più conservative. A questo proposito, Matteo Santoro, portfolio manager di Kairos, osserva come per la prima volta ci sia stata una differenziazione all’interno della categoria dei long/short. "Questo movimento sta continuando anche quest’anno, osserviamo una rotazione verso la parte value del mercato, che finalmente è quello che vogliamo vedere in un mercato razionale". Inoltre, aggiunge David Karni, responsabile portafogli d’investimento di BCC Risparmio&Previdenza, "all'interno della singola asset class abbiamo rilevato molta dispersione dei rendimenti".
Nell’ambito della suddetta strategia, Kairos si sta focalizzando sull’area value, in particolare sui gestori che hanno sottoperformato negli ultimi anni per via dei tassi in ribasso. Filippo Stefanini, responsabile hedge funds & manager selection di Eurizon Capital SGR, evidenzia come le migliori performance siano state realizzate dai fondi long/short equity US long biased. “All’interno della categoria, i fondi con focus sul settore tech e sugli emerging markets hanno offerto brillanti performance”. Negli ultimi due anni Tages Capital SGR ha cercato di riallocare anche all’interno delle strategie: "nel mondo equity long/short per esempio ci siamo spostati sempre più verso mercati emergenti e di frontiera. In questi mercati le inefficienze sono ancora molto importanti, le valutazioni sono più ragionevoli e le opportunità legate a fattori più specifici, consentendo ai gestori di realizzare rendimenti molto elevati”, afferma Salvatore Cordaro, CIO di Tages Capital SGR.
In termini generali, il buon andamento della categoria è stato favorito dalla discesa delle correlazioni fra i titoli, soprattutto in Europa. Secondo Sara Cazzola, fund manager di Hedge Invest SGR, sui long/short ci sono numerose opportunità, soprattutto in Europa, visto che il mercato si muove molto più sui fondamentali. “Negli ultimi anni abbiamo sottopesato i fondi long/short americani; stiamo ora tornando a prenderli in considerazione, dato che ci attendiamo un mercato US più trasversale in cui anche il portafoglio corto dei fondi long/short potrà tornare a generare valore”. Secondo Marco Seveso, gestore di Soprarno SGR, la completa assenza di volatilità e di movimenti significativi e sostenuti è diventato un costo. “Il nostro fondo long/short equity, con volatilità contenuta ed esposizione azionaria ridotta, quest’anno ha sofferto di più rispetto agli anni scorsi in quanto la componente di copertura dal punto di vista della volatilità è stata un costo e non ha offerto nessuna forma di protezione del portafoglio. La performance della componente azionaria è stata quasi interamente mangiata dalla componente di copertura”.
Le strategie event driven hanno offerto performance soddisfacenti negli ultimi due anni, a differenza delle long/short che solo nel 2017 sono tornate a dare un contributo positivo. “Guardando avanti, vista la maggiore deregulation negli Stati Uniti e la riduzione dell’incertezza legata alla riforma fiscale, l’M&A negli Stati Uniti potrebbe continuare. Ci aspettiamo inoltre una continuazione delle operazioni di finanza straordinaria anche in Europa, sotto la spinta sempre più pressante degli attivisti che stanno diventando sempre più attivi nel vecchio continente. Queste strategie potrebbero quindi continuare ad offrire interessanti opportunità”, dice Cazzola. Anche Cordaro condivide l’ottimismo sull'asset class.
Tra le strategie che hanno offerto performance superiori alle attese, troviamo il fixed income arbitrage: “Se da un lato, infatti, la volatilità sul mercato è stata molto bassa, dall’altro i gestori con cui abbiamo lavorato negli scorsi anni si sono ricavati delle nicchie che hanno permesso di generare rendimenti sufficientemente elevati e molto diversificanti”, afferma Cordaro. Lo scorso anno, "anche all'interno degli obbligazionari flessibili abbiamo ottenuto rendimenti a due cifre con alcuni fondi", aggiunge Karni.
Tra le strategie più deludenti troviamo le global macro, equity market neutral, i fondi sistematici e quelli specializzati in volatilità. I fondi macro vengono da un anno difficile, “ad eccezione di chi ha utilizzato queste strategie con approccio più di trading, meno dogmatico e meno tematico. L'asset class, che lo scorso anno è stata penalizzata dal mancato aumento dei tassi di interesse, si farà trovare pronta nel caso in cui nel 2018 si dovesse verificare uno scenario di normalizzazione al rialzo delle curve dei tassi”, afferma Cazzola. Inoltre, osserva Stefanini, i global macro hanno fatto molto male per il corto duration, ma per l’esposizione valutaria. Secondo Cordaro, “se da un lato si prospetta un periodo potenzialmente più favorevole alla strategia, dall’altro i bassi livelli di utilizzo del budget di rischio da parte dei gestori ci hanno spinto finora a mantenere un'esposizione modesta, in attesa di un loro maggiore attivismo”. Nonostante le deludenti performance, Kairos sta aumentando l’esposizione alla componente macro in quest’ultimo periodo.
Anche per le strategie equity market neutral, che dovrebbero beneficiare della dispersione dei rendimenti, è stato un anno difficile. Secondo Cordaro, questa strategia si è rivelata la più grande delusione. “Se infatti, al pari della strategia equity long/short, avrebbe dovuto beneficiare della crescente dispersione dei rendimenti nei mercati azionari, questa strategia è stata soggetta a rotazioni fattoriali molto violente che sono probabilmente da ascrivere almeno in parte alla quantità di capitale che è stata devoluta negli ultimi anni a strategie quantitative, sistematiche e passive”. Inoltre, la categoria ha sofferto molto le rotazioni settoriali, conclude Stefanini.