Treasury oltre il 3%, la nuova spada di Damocle dei mercati

numero tre
Grant Hutchinson, Creative Commons, Flickr

Dalle tre cantiche in terzine della Divina Commedia alla Trimurti induista (Brahma, Shiva e Vishnu), dalla Smorfia napoletana al geroglifico egiziano. Sono molti i gestori che si sono sbizzarriti in simbolismi e analogie legate al numero tre da quando il rendimento del Treasury è tornato oltre la soglia del 3%, innescando nervosismo nei mercati. "Quando il titolo decennale americano, ha superato la soglia del 
3%, molto probabilmente la reazione dei mercati è stata innescata più dal simbolismo del numero che da ragionate considerazioni finanziarie", spiega Carlo Benetti, head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR S.p.A. "Non solo il 3% è un numero 'pieno', ma è anche un livello di rendimento che ‘la madre di tutti i decennali’ non vedeva dal 2014. La rottura di questo livello si è verificata in fase con il recupero del dollaro sull’euro (prendendo in contropiede le molte posizioni ribassiste sul biglietto verde) e, in soprammercato, in concomitanza con timori del rallentamento dell’attività economica", sottinea il manger. "Noi in GAM, siamo del parere che il ritorno di maggiore volatilità sia condizione indispensabile per il ripristino della normalità, del ritorno del rischio e delle sue valutazioni oggettive, in concomitanza con il graduale ritiro delle banche centrali dai piani straordinari di acquisto titoli. La variabile determinante resta l’inflazione, i mercati non prenderanno una direzione precisa finché non ne sarà più chiaro il comportamento.

A sorprendere è la relativa velocità del movimento​
Per Laura Tardino, head of Institutional Business Development Italy di Aberdeen Standard Investments "il livello testato nel mese di aprile dal rendimento del Treasury americano a dieci anni è la nuova spada di Damocle dei mercati. Dal voto di Brexit del giugno 2016, quando il T10 raggiunse il suo livello minimo di 1,3% il rendimento è salito di 170 punti base". Per la manager "a sorprendere non è il livello assoluto ma la relativa velocità del movimento". ​ Secondo Rocco Bove, head of Fixed Income di Kairos, "siamo chiaramente in una fase di transizione quasi epocale e guardare alla storia può fornire solo un aiuto parziale perché l’eccezionalità del percorso di questo ciclo rischia di far saltare dinamiche vissute nel recente passato in fasi del ciclo simili". La sensazione del gestore è che anche le Banche centrali sembrano navigare a vista, ritagliandosi ove possibile margini di manovra ampi come ha appena fatto la Fed introducendo il tema della simmetria sull’obiettivo di inflazione. "Dopo anni di sincronia, è altresì innegabile un sempre più evidente sfasamento temporale sulle dinamiche di Fed e BCE che si scarica su un differenziale di tasso decennale tra USA e Germania volato a 240 punti base".