La rivoluzione verde è già iniziata nella catena del valore agroalimentare

Alessandro Fonzi News
Alessandro Fonzi, foto ceduta (DPAM).

CONTRIBUTO a cura di Alessandro Fonzi, CFA, deputy head of International Sales-Country head Italy di DPAM. Contenuto sponsorizzato da DPAM.

Affrontando ben 8 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, il settore agro-alimentare nel suo complesso offre le opportunità d’investimento più adatte a investitori responsabili con esigenze differenti ma convinti che questo sia il punto di partenza per rispondere a molte sfide cruciali per l’uomo e la natura. La deforestazione, la scarsità d'acqua, l'uso di pesticidi, le emissioni di gas serra e l'uso eccessivo di plastica per gli imballaggi sono tutti problemi che devono essere affrontati con la crescita della popolazione mondiale e della classe media nei paesi in via di sviluppo.

Per investire responsabilmente e con successo in questo settore, è importante esporsi alle tendenze a lungo termine come economia circolare, salute e benessere selezionando, per i propri investimenti, le aziende più impegnate a ridurre lo spreco alimentare, a produrre imballaggi riciclabili o a base biologica, a sviluppare un'economia a idrogeno o a utilizzare pratiche agricole innovative.

Verso un'agricoltura più verde

Le tecnologie di agricoltura di precisione e l'agricoltura rigenerativa, ad esempio, stanno gradualmente guadagnando terreno con l'obiettivo di nutrire, in modo sostenibile, la popolazione mondiale, stimata a circa 7,85 miliardi di persone. Anche l'agricoltura verticale indoor è una pratica innovativa che permette di coltivare grandi quantità di cibo in aree urbane all’interno di edifici dedicati grazie a tecniche agricole di precisione e che non prevedono la presenza di suolo come ad esempio quella idroponica, acquaponica o aeroponica (sviluppata su iniziativa della NASA per coltivare piante nello spazio).

Tutte queste tecniche pongono una serie di sfide, che vanno dall'efficienza energetica (questo tipo di produzione richiede grandi quantità di energia) al rendimento economico (i costi di avviamento sono alti). Tuttavia, i loro benefici sono molteplici. Permettono di aumentare la produttività e consentono una migliore distribuzione delle colture. Contribuiscono alla sicurezza alimentare (qualità costante e strettamente controllata, rischio ridotto di contaminazione, approvvigionamento locale che limita l'inquinamento da trasporto). Infine, contribuiscono alla conservazione dell'ambiente (consumo ridotto di acqua ed eliminazione dell'uso di pesticidi).

La necessità di una seconda "rivoluzione verde" e l'aumento della produttività, ma anche il cambiamento delle abitudini alimentari sia nei mercati emergenti che nei paesi sviluppati sono al centro della filosofia d'investimento del fondo DPAM Invest B Equities Food Trends Sustainable. Con un posizionamento flessibile in specifici sotto-temi della catena del valore agroalimentare, da molti anni combiniamo un approccio top-down per collocarci nei diversi sotto-temi con una selezione delle singole aziende bottom-up e abbiamo una preferenza per le società a piccola e media capitalizzazione, poco analizzate, che hanno una crescita superiore alla media.

Il risultato è un fondo che investe nell'intera catena del valore agroalimentare con un'enfasi sullo sviluppo agricolo sostenibile: da inizio anno fino a fine agosto, esso ha raggiunto un rendimento di circa il 19% con una volatilità contenuta, grazie alla scelta di puntare su società dal buon profilo ESG.

La sfida dell’insalata

Un esempio di azienda innovativa e di successo in questo settore è sicuramente Kalera AS. Specializzata in agricoltura verticale, l'azienda norvegese è tra quelle in più rapida crescita del settore. La sua attività è incentrata sulla coltivazione idroponica di lattuga.

Kalera ha uno dei migliori rapporti costi-benefici per unità di prodotto e ciò comporta un notevole vantaggio in un settore in cui la sostenibilità rimane una preoccupazione per gli investitori. Per ottenere questo risultato, l'azienda ha implementato un drastico controllo dei costi e, al fine di ridurre il capitale necessario per l'avvio della produzione, ha scelto di occupare, riqualificandoli, magazzini dismessi. Inoltre, integra sistematicamente nuove tecnologie (come ad esempio l’intelligenza artificiale). Il suo obiettivo è migliorare le condizioni di coltivazione, combattendo quindi le problematiche della diffusione di batteri di E.Coli e salmonella, ben noti ai coltivatori di lattuga, e ridurre i costi di produzione unitari.

Vale la pena ricordare che il cibo non è un settore naturalmente “verde”. Nonostante un approccio che mira a massimizzare la sostenibilità dei portafogli per soddisfare al meglio gli SDGs, la loro intensità di carbonio rimane alta. Questo rende ancora più importante esaminare le strategie delle aziende selezionabili per gli investimenti e assicurarsi che stiano davvero affrontando la sfida della sostenibilità. Per questo motivo abbiamo sviluppato una serie di indicatori chiave di performance ESG a lungo termine (KPIs) per ogni sotto-tema al fine di individuare le problematiche di sostenibilità maggiormente rilevanti in ogni sotto-settore per essere sicuri di integrarli nelle nostre analisi delle aziende.


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