Disegnare il futuro dell'asset management. Ecco l'aspetto che avrà secondo Franklin Templeton

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Markus Spiske. (Unsplash)

Prevedere cosa succederà nei prossimi decenni è davvero un compito molto arduo. I recenti accadimenti, pandemia, guerre e crisi energetica in testa, ne sono la testimonianza. L'industria del risparmio gestito non fa eccezione. È possibile però tentare di presidiare quanti più ambiti e linee di sviluppo possibili così da arrivare equipaggiati ai cambiamenti. A dirlo è Michele Quinto, country head di Franklin Templeton Italia in occasione di un incontro con la stampa specializzata a Milano. La società, lo scorso 15 novembre, ha celebrato il suo 75° anniversario con una cerimonia alla Borsa di New York.

Lo sviluppo della società in questi anni si è basata su alcuni pilastri fondamentali: fusioni, acquisizioni e una continua integrazione di nuove expertise per affrontare le evoluzioni del mercato. La prima storica acquisizione è stata quella che risale ormai a trent'anni fa, nel 1992, la società divenne Franklin Templeton dopo aver raggiunto un accordo con il famoso investitore globale Sir John Templeton, fino ad arrivare alla più recente acquisizione con Legg Mason, finalizzata nel 2020.

Cresce l'universo dei mercati privati

Uno dei trend che, secondo il country head della società, è destinato a ritagliarsi una posizione di primo piano è quello relativo ai mercati privati. Se negli Stati Uniti questo è già realtà, l'Europa va più lenta, spinta però dalla regolamentazione come testimonia, ad esempio, la diffusione degli ELTIF. Rispetto al passato, è cambiato l'approccio verso questa tipologia di investimenti. In un primo momento esclusivamente appannaggio degli investitori istituzionali, oggi invece questi strumenti vanno incontro alle esigenze e alle richiese della clientela retail. Non si tratta soltanto di domanda ma, contestualmente, anche dell'offerta. Tenendo conto di questo insieme di concause, si prevede che la quota di private market all'interno dell'industria raddoppierà nel corso dei prossimi anni.

Come ricorda Quinto, Franklin Templeton si trova già equipaggiata in questo ambito. Attualmente ha circa 260 miliardi di dollari in asset alternativi in gestione, circa il 20% del suo AUM totale, e copre una parte significativa delle principali categorie di investimento alternativo con Lexington Partners (private equity secondario), Clarion Partners (real estate), Benefit Street Partners e Alcentra (credito alternativo), K2 (hedge fund) e venture capital (Franklin Venture Partners). 

La tokenizzazione degli asset

Un altro punto nell'agenda del futuro di Franklin Templeton è quello della tokenizzazione degli asset. Questo processo, anch'esso già ben avviato dall'altra parte dell'Atlantico, rientra nell'ambito più ampio della democratizzazione di alcune parti del mercato. Si tratta, come spiega Quinto, "di un vero e proprio frazionamento di asset così da renderli accessibili a una platea sempre più vasta di clienti". L'esperto fa l'esempio del real estate, in cui si sta andando nella direzione di tokenizzare degli interi building.

Al netto dei recenti smottamenti vissuti dal mercato dei bitcoin, sotto anche la lente della società c'è lo sviluppo della blockchain. Insomma il messaggio di Quinto è molto chiaro, le conoscenze tradizionali acquisite fino questo momento quando ci si approccia ai mercati finanziari, sembrerebbero non bastare più. Per questa ragione, la società nel corso degli anni si è sempre più impegnata nell'implementazione di soluzioni fintech. Questo è stato possibile anche grazie alla loro posizione privilegiata all'interno della Silicon Valley. In questo terreno fertile si sono sviluppate, e lo stanno tutt'ora facendo, molte società che coprono l'intero spettro del risparmio (pagamenti digitali, blockchain) anche grazie alla spinta degli investimento del fondo di venture capital di Franklin Templeton. Alcune di queste vengono acquisite diventando un prezioso strumento proprietario, mentre altre vengono vendute a società terze.

Un ultimo aspetto che Michele Quinto ci tiene a sottolineare è quello della customizzazione dell'offerta di prodotti. In Italia si sta provando a customizzare il banchmark così che anche il lavoro dell'advisor si è evoluto basandosi su un dialogo costante con il cliente per capirne le esigenze profonde. "Fino ad ora abbiamo assistito a un approccio commerciale, mentre ora si passerà a un approccio strategico" conclude l'esperto.