Schena (Symphonia SGR): "Bce più cauta nel secondo semestre"

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Massimiliano Schena (foto propria)

Dopo la riunione di gennaio, Christine Lagarde ha già preparato i mercati ad un ulteriore rialzo dei tassi di 50 punti base nella prossima riunione di giovedì 17. E dopo marzo che accadrà? Lagarde ha fatto ben capire come ulteriori rialzi, se necessari, saranno possibili, aggiungendo che “dipenderà dai dati”. Per Massimiliano Schena, direttore investimenti di Symphonia SGR, “nell’attuale scenario macroeconomico, la Bce ha pochi incentivi a ridurre il ritmo dei rialzi dei tassi da 50 a 25 punti base”. Anzi. “Il rischio è che i tassi possano salire di altri 50 punti base anche a maggio”, dice l’esperto. Con queste premesse, il rischio di una spirale tra prezzi e salari, come suggerito da Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, è sempre presente, soprattutto se l’economia europea continua a resistere alle profezie di recessione.  Del resto, il processo inflazionistico europeo è più arretrato rispetto agli USA e le imminenti rinegoziazioni salariali potrebbero riflettere il forte rialzo dei prezzi dello scorso anno.

“C’è da chiedersi se la corsa dei rialzi sia stata effettivamente troppo veloce”, continua Schena, pur ribadendo che la Bce ha certamente mostrato finora una stretta monetaria più blanda rispetto alla Fed. “Bisogna considerare alcuni elementi. In primo luogo, la Bce sembra riluttante a essere troppo restrittiva rispetto alla Fed, che potrebbe limitare nei prossimi mesi il ritmo dei rialzi. In secondo luogo, dovrà tenere conto dei potenziali problemi per la stabilità finanziaria, in particolare nel mercato immobiliare e nel debito pubblico dei Paesi periferici, anche perché il TPI (lo scudo anti-spread) non è ancora stato testato. Infine, il massimo impatto negativo sull’economia della stretta monetaria degli ultimi mesi nell’Eurozona deve ancora manifestarsi”.

Altro tema sul tavolo, nella discussione tra i governatori delle banche centrali, è quello dell’incertezza. In che modo questo fattore potrebbe modificare l’andamento della politica monetaria? “Il rapporto tra i fattori di rischio rimane orientato al ribasso per l’economia dell’Eurozona”, spiega il direttore investimenti. “A parte il venir meno di alcuni shock (come la crisi energetica), la resistenza dell’economia potrebbe essere supportata da effetti post-pandemici temporanei (come lo smaltimento dei portafogli di ordinativi delle imprese). Inoltre, il massimo impatto negativo della stretta monetaria in atto da luglio deve con ogni probabilità ancora manifestarsi. Ancora, se il rischio di recessione USA a breve termine è significativamente ridotto, non è scomparso del tutto, soprattutto per il secondo semestre, con potenziali implicazioni negative in Europa. Infine, il rischio geopolitico può nuovamente aumentare con l’intensificazione delle operazioni sul campo in Ucraina o il deterioramento delle relazioni USA-Cina”.

Tutte motivazioni piuttosto valide, conclude Schena, per immaginare una Bce più cauta nel secondo semestre, che riduca il ritmo del rialzo dei tassi da 50 a 25 punti base.