Infrastrutture, il giusto mix tra selezione quantitativa e qualitativa

Attraverso investimenti a lungo termine i fondi infrastrutturali possono migliorare l’efficienza delle risorse esistenti e aumentare la loro capacità e longevità. L’investitore deve però selezionare con attenzione i sottostanti, anche attraverso un dialogo continuo con il management di riferimento. “Nella selezione degli strumenti di investimento abbiamo un background molto quantitativo”, spiega Massimo Ricatti, portfolio manager, multimanager division di BCC Risparmio&Previdenza. “Partiamo sempre dall'analisi quantitativa per tutte le asset class, in maniera trasversale, avendo anche sviluppato un nostro modello proprietario di rating. L’obiettivo è cercare di predire quali sono gli indicatori statistici che permetteranno a una determinata asset class di generare delle performance future. Effettuato questo primo screening quantitativo, ovviamente per un fund selector una parte fondamentale è costituita dalla due diligence qualitativa, una fase che per noi deve focalizzarsi sul team di gestione, sul processo di costruzione del portafoglio e sul monitoraggio dei rischi”, aggiunge Ricatti che sottolinea: “Per gli investimenti tematici in particolare, come per noi sono le infrastrutture, è fondamentale capire quali criteri sono utilizzati per definire l'universo investibile, misurando l’aderenza di un titolo al tema in oggetto. Allo stesso tempo occorre conoscere il team di gestione per assicurarsi che vi sia un’expertise rilevante nel settore. È poi importante capire se il team gestione collabora con società esterne di riferimento per il settore, che possono offrire un ulteriore punto di vista che vada oltre i meri aspetti finanziari. La sostenibilità è un fattore chiave nella selezione, integrata ormai in ogni step del nostro processo”.

In ogni processo di selezione è fondamentale seguire un approccio metodico e razionale. “Nel nostro team azionario gestiamo direttamente i prodotti tematici come le infrastrutture, quindi è veramente importante avere un processo di investimento ripetitivo e di successo”, esordisce Andrea Puccini, responsabile Gestione Prodotti Azionari di Fideuram AM SGR. “Partiamo da un universo investibile di almeno 400 società globali e applichiamo dei filtri di natura quantitativa, scartando le società che abbiano una market cap troppo piccola oppure una liquidità giornaliera sul mercato che non ci permetta di acquistarlo. In seguito filtriamo ulteriormente, selezionando solo le società che abbiano almeno il 70% del cash flow derivante dalle infrastrutture”, aggiunge. Dopo questa fase “che ci porta a circa un centinaio di società, effettuiamo un'analisi sia quantitativa sulle variabili di bilancio e di conto economico, che qualitativa, attraverso un'analisi approfondita del management e della sua capacità di allocare il capitale, oltre che degli incentivi di performance di lungo periodo. Infine in questa analisi di natura qualitativa si inserisce l'osservazione delle caratteristiche sostenibili dell'azienda. All’interno del portafoglio entreranno le società che da un lato hanno un upside valutativo, unitamente a quelle che permettono una costruzione efficiente di portafogli in termini di rischio rendimento”, conclude l’esperto.

Un efficace processo di selezione può dipendere molto dalla presenza di un team dedicato specificamente al comparto. Ne è convinto Daniele Diotti, Sales Manager, Franklin Templeton: “Clearbridge è la società della galassia Franklin Templeton che gestisce l’asset class delle infrastrutture. Abbiamo un dei team più numerosi al mondo con 11 investment professional che gestiscono circa 10 miliardi di dollari solo in questa asset class. L’obiettivo delle nostre strategie sulle infrastrutture è quello di generare un extra rendimento del 5,5% rispetto all’inflazione dei paesi del G7 nel corso di un ciclo economico”. Diotti ricorda che “per definire il nostro universo investibile non partiamo da nessun indice di riferimento, ma da un foglio bianco e selezioniamo le 200 società di infrastrutture più liquide. Per farlo ci serviamo di 20 indicatori di qualità come la governance, la percentuale di revenues derivante dalle infrastrutture e non da altri fattori esterni. Tutte le società presentano tre punti in comune: forniscono servizi essenziali, come gas, elettricità, porti, aeroporti; sono i detentori degli asset e infine generano flussi di cassa prevedibili. Vogliamo evitare che gli utili siamo impattati da fattori esterni come il prezzo del petrolio o del gas, per questo motivo non investiamo in società che generano energia e che quindi i loro ricavi sono soggetti al prezzo della materia prima. A questi fattori di analisi fondamentali aggiungiamo delle considerazioni ESG”.

L’analisi di questo comparto non può prescindere dal tradizionale e rigoroso processo di selezione, valido per ogni asset class. “Il punto di partenza è sicuramente la costruzione di peer omogenei su tutte le asset class per area geografica, per singoli settori e per stile. Il passaggio successivo è quello dell'analisi quantitativa”, commenta Anna Bertelli, gestore senior del team multimanager di Banca Patrimoni Sella & C. “Il nostro focus rimane tuttavia l'analisi qualitativa: approfondiamo il processo d’investimento e la coerenza di quanto dichiarato, il turn over dei gestori, la liquidità della strategia, riteniamo quindi fondamentale il rapporto con le società di gestione, che cerchiamo di incontrare il più possibile, privilegiando il dialogo diretto con i gestori in presenza o in call”, prosegue l’esperta. In generale, secondo la manager, “occorre diversificare: nel tempo è aumentata la componente degli strumenti passivi, utilizzati per la parte tattica del portafoglio e per sfruttare la volatilità dei vari momenti di mercato, oltre che per abbassare il tracking error verso i nostri indici di riferimento. Il focus rimane sicuramente la selezione dei gestori attivi, che nel medio e lungo termine sono in grado di generare Alpha sui portafogli. Per quanto riguarda il tema delle infrastrutture effettivamente è stato inserito in questi vari portafogli con finalità diverse, per un effetto di decorrelazione oppure per bilanciare lo stile di portafoglio e quindi diminuire la componente growth, aumentando parti ritenute più difensive”.