Bentley (Atlas Infrastructure): "Siamo dei geek delle infrastrutture. Il nostro team fa la differenza"

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David Bentley, immagine concessa (Atlas Infrastructure)

Condizioni particolarmente favorevoli per le infrastrutture nell’attuale contesto di mercato. Le ravvisa David Bentley, gestore del fondo con Rating FundsPeople 2023 Atlas Infrastructure, che investe nelle infrastrutture quotate con un focus sulla transizione energetica nei mercati sviluppati. Secondo il professionista, 25 anni di esperienza nelle infrastrutture, il settore può fornire un riparo dall’inflazione, per la capacità di trasferire i costi sugli utenti e per i contratti regolamentati spesso indicizzati agli aumenti dei prezzi. Inoltre, le infrastrutture forniscono servizi essenziali per le popolazioni (ad esempio l’approvvigionamento idrico, i trasporti, le telecomunicazioni) rendendo i loro business più stabili nel tempo e meno soggetti ai cicli economici. “Quasi il 75% delle aziende nel nostro portafoglio sono immuni all’inflazione. Un altro aspetto interessante è che una percentuale tra il 50 e il 60% dei nostri asset ha la capacità di passare indenne attraverso una fase di aumento dei tassi obbligazionari come quella odierna”, dice Bentley in un’intervista a FundsPeople. “Infine, più della metà delle nostre attività sono in servizi di pubblica utilità e godono di strutture contrattuali lunghe. Sono perciò in una certa misura slegate dall’andamento dell’economia e indipendenti dall’ambiente di mercato”, afferma.

La strategia

In Italia Atlas Infrastructure è rappresentata da Harrington Cooper, in particolare da Gabino Tuero, responsabile per il Sud Europa e l'America Latina. Il fondo, lanciato nel 2017, dispone di un team di specialisti dedicati esclusivamente alle infrastrutture quotate. È investito solo nei mercati sviluppati globali, al fine di evitare il rischio di incertezza e la mancanza di informazioni sui mercati emergenti. Il portafoglio è estremante concentrato (circa una ventina di nomi) e si basa sulle convinzioni del team di gestione maturate grazie a un approfondita analisi fondamentale dei bilanci delle aziende. “Siamo investitori deep value. Di norma abbiamo tra i 21 e i 23 titoli in portafoglio. Attualmente sono 20. Siamo quindi molto concentrati”, spiega. “La differenza di Atlas Infrastructure è che i nostri concorrenti hanno tendenzialmente dei portafogli più ampi con 30-50 titoli. Ma hanno anche team di investimento più ridotti, solitamente di 6-8 professionisti, mentre il nostro team conta 17 figure”, continua. “Operiamo una due diligence molto approfondita, spendiamo molto tempo a parlare con le società, e in questo siamo aiutati dalla nostra presenza globale, perché abbiamo un ufficio a Sydney e uno a Londra”, sottolinea. “La nostra analisi bottom up delle aziende è davvero dettagliata. Con un portafoglio altamente concentrato come il nostro, è indispensabile disporre di ottimi sistemi di gestione del rischio, perché non possiamo permetterci che una singola società non performi bene, ne risentirebbe la performance dell’intero portafoglio”, ammette. “Mi piace definire il team come dei geek delle infrastrutture. Siamo fondamentalmente degli esperti di infrastrutture che lavorano nel settore dei mercati quotati, e non viceversa. Finora abbiamo sovraperformato i benchmark infrastrutturali quotati di circa il 5% ogni anno negli ultimi cinque anni e mezzo”, dichiara.

Il portafoglio

Per la sua capacità di fornire rendimenti decorrelati dall’andamento dei mercati, il fondo ha una qualità difensiva. Ma dispone anche di un orientamento verso la crescita, per il fatto di investire in aziende protagoniste della transizione climatica e beneficiando di un trend di lungo termine dell’economia. In particolare il focus del gestore è sulle aziende che predispongono i network di collegamento e i sistemi di stoccaggio indispensabili per l’elettrificazione. “Il nostro portafoglio è composto per quasi il 45% da reti elettriche. Le reti hanno una sorta di caratteristica ‘goldilocks’: sono molto difensive essendo regolamentate, ma allo stesso tempo beneficiano della transizione energetica e dello sforzo sul lungo termine dei Paesi di rendersi indipendenti dal punto di vista energetico e di limitare sempre di più l’utilizzo delle fonti fossili a favore delle energie rinnovabili”, spiega il gestore. Al momento (a fine maggio 2023) il portafoglio è posizionato in modo tale da proteggersi da una recessione grazie a un sovrappeso nelle utilities elettriche e un sottopeso nei trasporti. I primi due titoli in portafoglio sono le italiane Terna ed ENEL. Il terzo è la californiana Edison International, tutte e tre le aziende sono del settore dell’elettricità. “Siamo convinti che nel lungo periodo ci saranno enormi investimenti per la transizione energetica. E un’altra area che ci piace è il settore idrico. L'esposizione agli aeroporti, strade a pedaggio e trasporti è stata ridotta perché plausibilmente con la recessione la gente si sposterà meno”, continua. Dal punto di vista geografico, una porzione significativa del portafoglio è investita in Europa e Regno Unito. “Il motivo sta nelle valutazioni, perché i titoli Usa sono ancora piuttosto cari. Vediamo un miglior rapporto qualità-prezzo nel mercato europeo, perché i titoli sono stati più colpiti dallo scoppio della guerra in Ucraina e sono scambiati a sconto rispetto al loro potenziale”, conclude.