Cresce l’attesa per una possibile svolta positiva nei negoziati in vista della data del 31 dicembre 2020, che segnerà la fine del periodo di transizione per le trattative tra Regno Unito e UE. L'analisi degli asset manager internazionali.
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Cresce l’attesa dei mercati per una possibile svolta positiva nei negoziati sulla Brexit. In vista della data del 31 dicembre 2020, che segnerà la fine del periodo di transizione per le trattative tra il Regno Unito e l'UE, fanno ben sperare le indicazioni giunte negli scorsi giorni da fonti europee secondo le quali un'intesa sarebbe vicina. Seppure alcune questioni chiave siano ancora irrisolte, ossia i diritti sulla pesca, la richiesta europea di un allineamento britannico in alcuni ambiti normativi a tutela di una concorrenza commerciale leale (il cosiddetto level playing field) e la governance di possibili contenziosi giuridici futuri, gli operatori sembrano essere fiduciosi per un accordo imminente. “In seguito all’uscita di Cummings e Hain dal circolo più stretto dei consulenti del Governo Johnson, la sensazione è che alcuni degli elementi più propensi al ‘No deal’ all’interno del gruppo favorevole all’uscita dall’Unione siano stati rimossi dalle posizioni di influenza che occupavano. Ciò significa che un compromesso diventa sempre più probabile”, spiega Mark Dowding, CIO di BlueBay.
Le preoccupazioni legate alla crisi del Covid-19 hanno avuto l’effetto di far passare la Brexit in secondo piano nonostante, come fanno notare da Schroders, le trattative potrebbero avere un’importanza cruciale sull’operatività delle attività economiche sul lungo termine. “L'impatto della Brexit è stato inserito in un contesto diverso a seguito dei drammatici effetti economici della crisi Covid-19. In questo momento la Brexit è una goccia nell’oceano, perché sarà incredibilmente difficile distinguerne gli impatti economici. Ma per le prossime generazioni avrà delle forti conseguenze”, afferma Azad Zangana, Senior European Economist e Strategist.
I nodi irrisolti
"Il Regno Unito continua a chiedere il diritto di divergere sugli standard, mentre l'UE vuole che il Regno Unito accetti di mantenere un 'level playing field', o in altre parole, di non indebolire l'UE in materia di leggi sul lavoro, standard ambientali e sussidi alle imprese. La controversia si estende alla pesca, poiché l'UE sta spingendo per l'accesso alle acque di pesca del Regno Unito, che il Regno Unito si rifiuta di accettare”, analizza Zangana. “Inoltre il Regno Unito ha alzato la posta in gioco legiferando per le nuove regole per consentire gli aiuti di Stato in Irlanda del Nord, che andrebbero a scapito di parti chiave dell'accordo di ritiro dell'UE. La mossa ha causato una crisi nei colloqui in quanto è stata considerata dall'UE non solo una violazione del diritto internazionale, ma anche una violazione che metterebbe a rischio la pace in Irlanda del Nord. Infine il Regno Unito ha minacciato di limitare l'accesso delle società dell'UE alla City di Londra per la raccolta di capitali, sottolineando l'importante ruolo che le società finanziarie con sede a Londra svolgono nello sviluppo delle società con sede nell'UE”, sostiene l’esperto di Schroders. Eppure, nonostante queste problematiche rimangano aperte, Zangana è fiducioso sulla volontà di raggiungere un accordo: “Dato che ci sono buone ragioni economiche dietro un accordo, e il sostegno pubblico a favore di un’intesa, dovrebbe esserci una soluzione accettabile per entrambe le parti”, conclude.
Impatti sulle asset class
“Se si raggiungesse un accordo ci sarebbe margine per un rally della sterlina al di sotto dello 0,88 rispetto all’Euro. Tuttavia, crediamo che ciò rappresenterà una sorta di sospiro di sollievo per aver evitato un esito sfavorevole, piuttosto che un’euforia per essere arrivati a una soluzione positiva”, afferma Dowding. Secondo Alexander Roose, CIO Fundamental Equity di DPAM, i timori legati alla Brexit non dovrebbero influire sulle prospettive dell’azionario europeo: “Ci aspettiamo che l’universo azionario, particolarmente volatile negli ultimi mesi venga messo a riposo, grazie anche a una partecipazione più attiva degli investitori. Nonostante le persistenti e legittime preoccupazioni legate alla Brexit i mercati europei dovrebbero registrare performance sempre migliori grazie alla loro maggiore inclinazione ciclica e verso settori più di tipo value”, sottolinea. Per quando riguarda l’obbligazionario europeo, una delle view di lungo periodo di Goldman Sachs è di mantenere un sovrappeso per i bond AT1 nei confronti delle obbligazioni High Yield. Una convinzione che verrà mantenuta dalla casa di gestione anche per il 2021, nonostante i rischi per la Brexit. “Mentre i recenti dati di efficacia dei vaccini sono stati positivi, ci vorrà del tempo prima che le scorte vengano costituite e distribuite. Un tale vento contrario alla crescita peserà probabilmente di più sugli HY non finanziari rispetto ai titoli delle più grandi banche dell'area Euro, che dovrebbero beneficiare del sostegno della politica della BCE. I rischi principali provengono dalle trattative in corso con Brexit e da una potenziale espansione degli acquisti di obbligazioni societarie della BCE per includere i titoli HY. La Brexit presenta un rischio dovuto all'elevato peso delle banche britanniche nell'indice AT1, che potrebbe esercitare una pressione sulla performance complessiva se i progressi dei negoziati non dovessero soddisfare le aspettative del mercato. Tuttavia, questo rischio dovrebbe rivelarsi transitorio, poiché i nostri economisti europei si aspettano che si raggiunga presto un accordo”, affermano.