Cinque motivi per investire in obbligazioni nel 2024

Eoin Walsh News
Eoin Walsh, immagine concessa (TwentyFour AM)

Il reddito è tornato. Dopo un paio d’anni di crisi, le obbligazioni di alta qualità, che fino a non troppo tempo fa rendevano solo il due o il tre per cento, appaiono oggi destinate a offrire un rendimento del sette o dell’otto per cento. “L’impennata dei rendimenti pare segnare una svolta per gli investitori. Chi un tempo esigeva dai propri gestori patrimoniali rendimenti compresi tra il sei e l’otto per cento, non aveva altra scelta che raschiare il fondo del barile e addentrarsi nell’insidioso mondo del credito CCC”, avverte Eoin Walsh, portfolio manager di TwentyFour Asset Management (parte di Vontobel) e gestore della strategia con rating FundsPeople 2024, Vontobel Fund TwentyFour Strategic Income Fund. “Oggi, tuttavia, riteniamo esista la possibilità di conseguire tali rendimenti anche investendo in titoli di alta qualità”, spiega.

Dopo diversi anni di bassi rendimenti, l’esperto crede, infatti, sia finalmente tornata la possibilità di ricavare i risultati desiderati dall’obbligazionario, in maniera stabile e affidabile. Ecco, quindi, quali sono secondo TwentyFour Asset Management i cinque motivi principali per cui le obbligazioni saranno un investimento così importante nel 2024.

1. Il costo della liquidità è aumentato

Gli ultimi due anni sono stati difficili per gli investitori obbligazionari. Non sorprende perciò che in così tanti si siano rifugiati nella liquidità o in mezzi equivalenti a essa e, in particolar modo, nei titoli di Stato a breve termine, per poter proteggere il proprio capitale. “Questa operazione di conservazione del capitale sembrava decisamente giustificata allora, ma oggi che siamo vicini al terminal rate, a nostro parere, non lo è più”, spiega Walsh. “L’attuale costo opportunità di una duration pari a zero propende ormai così tanto nell’altra direzione da far sì che, a nostro modo di vedere, continuare a detenere liquidità rappresenterebbe un disservizio nei confronti dei propri clienti nel corso dei prossimi tre anni”, osserva. “Oggi possiamo affermarlo con sicurezza: il costo opportunità di continuare a detenere liquidità, con ogni probabilità, è ormai decisamente elevato”, dichiara.

2. La fine del rialzo dei tassi

Gran parte della volatilità osservata nel mercato obbligazionario nell’ultimo paio d’anni è dipesa da problematiche che hanno riguardato i tassi d’interesse. Le banche centrali, per combattere l’inflazione, hanno spinto al rialzo i tassi e messo in atto politiche monetarie restrittive che hanno determinato un inasprimento delle condizioni monetarie e penalizzato gli investitori obbligazionari.

“Oggi, anche se la guerra all’inflazione non è ancora del tutto conclusa, la vittoria sembra sempre più vicina e il messaggio che gli investitori stanno ricevendo dalle banche centrali di tutto il mondo è che i tassi sono al proprio picco”, spiega il gestore. “Per questo non crediamo che i titoli di Stato freneranno in maniera significativa il mercato nel 2024. Anche se a nostro avviso è ancora un po’ troppo presto per esprimere giudizi in merito, la fine del rialzo dei tassi d’interesse e l’instaurarsi di un nuovo regime in cui questi inizieranno lentamente a calare costituisce uno scenario molto promettente”, avverte.

3. Rendimenti interessanti

I rendimenti assoluti offerti oggi dal mercato obbligazionario sono di gran lunga i più attrattivi da molto tempo a questa parte. Dai titoli di Stato a lungo termine fino agli strumenti investment grade e high yield, i rendimenti che si possono ottenere sono di gran lunga superiori a quelli ottenuti durante il recente ciclo di rialzo dei tassi. Che cosa significa tutto ciò? In breve, secondo Walsh, che gli investitori possono ottenere il reddito desiderato senza dover assumere un rischio così elevato come in passato. “Titoli di alta qualità che fino a non troppo tempo fa rendevano solo il due o il tre per cento oggi si trovano al sei, al sette o all’otto per cento, il che segna una svolta per gli investitori”, dice il portfolio manager. “Con l’inflazione che, secondo le previsioni, è destinata a scendere fino al target del due per cento nei trimestri a venire, il rendimento reale che gli investitori possono ricavare dall’obbligazionario appare molto più interessante”, evidenzia.

4. Prospettive economiche più rosee

Fino a poco tempo fa, lo scenario più probabile secondo numerosi strategist e osservatori era quello di gravissime recessioni e di un crollo dell’economia; oggi, tuttavia, le cose sono radicalmente cambiate. Le ipotesi attualmente giudicate più probabili dalla maggior parte degli investitori sono quelle di un atterraggio morbido o di una recessione di lieve entità. “Nessuna delle due, in ogni caso, è negativa per il credito”, dichiara Walsh. “Ciò che è tradizionalmente negativo per il credito, invece, è un atterraggio duro tale da dare luogo a economie arrancanti e a un quadro di impennata dei tassi di default”, aggiunge. “Se davvero avrà luogo una recessione, sarà di entità lieve: negli ultimi 12 mesi sono cambiate molte cose e le prospettive più rosee per le economie, con un’inflazione che appare finalmente domata, dovrebbero offrire opportunità molto migliori agli investitori obbligazionari”, sottolinea.

 5. I default dovrebbero rimanere sotto controllo

Queste prospettive economiche più positive hanno un impatto diretto sugli indicatori finanziari delle società. La buona situazione finanziaria di banche, imprese e consumatori prima che iniziasse il ciclo di rialzo dei tassi ha fatto sì che il deterioramento atteso degli indici creditizi sia stato apparentemente contenuto, partendo da livelli storicamente molto salutari. “Di conseguenza, i tassi di default sono risultati più bassi di quanto previsto da molti, come rispecchiato anche dai rating delle società”, conclude.