Le esperte di Schroders Carolina Minio Paluello, global head of Product, Solution and Quant, e Hannah Simons, head of Sustainabilty Strategy, spiegano perché è possibile parlare di una nuova dimensione della gestione che guarda al futuro (sostenibile) grazie al concetto di impatto.
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Pensare di poter affiancare con pari dignità un nuovo elemento ai concetti di rischio e rendimento non è certo una cosa da poco se il contesto è quello della valutazione di un prodotto finanziario. Eppure è proprio questo che sta accadendo secondo gli esperti di Schroders che in un evento organizzato per analizzare gli effetti dell’entrata in vigore della normativa SFDR hanno esposto la propria visione di lungo periodo sul percorso di cambiamento intrapreso complessivamente dall’industria della gestione in ottica di una maggiore sostenibilità.
La terza dimensione
“Stiamo vivendo un momento di grande evoluzione della coscienza sociale che ha una portata tale da determinare cambi strutturali: protezione dell’ambiente e inclusione, per citare solo due degli ambiti più all’attenzione, sono valori sempre più rilevanti e condivisi. Tutto ciò è confermato dai cambi che possiamo vedere nelle agende politiche e nella regolamentazione”, afferma Carolina Minio Paluello, global head of Product, Solution and Quant, introducendo quella che definisce la terza dimensione dell’asset management.
“Ci troviamo in un momento in cui ogni impresa, a prescindere dal settore di appartenenza, è chiamata ad un cambiamento per migliorare il proprio impatto sulla società”. Proprio il concetto di impatto rappresenta la cifra distintiva di quello che gli esperti di Schroders identificano come asset manangement 3.0, in cui agli elementi backward-looking costituiti da rischio e rendimento, si aggiunge l’elemento impatto, particolarmente innovativo in quanto forward-looking.
“Ciò che dobbiamo primariamente fare in qualità di asset manager è capire quali siano i rischi associati a questo cambiamento in atto per le aziende ed evitare l'inserimento in portafoglio di quelle società che si dimostrano incapaci o non interessate ad una transizione verso una maggiore sostenibilità. Il passo in più è rappresentato da una concentrazione dell’allocazione verso quelle aziende in grado di generare un impatto positivo sulla società”, spiega nel dettaglio l’esperta.
Dalle idee alle norme
Tale differenza è esattamente quella che intercorre fra l’articolo 8 e l’articolo 9 della normativa SFDR di recente introduzione. Nel panorama degli investimenti europei, tale regolamentazione stabilisce una serie di obblighi di comunicazione, ed in particolare stabilisce una categorizzazione dei prodotti finanziari in base al loro differente commitment nei confronti dell’obiettivo di costruire un futuro più sostenibile.
I prodotti finanziari che rientrano nell’articolo 8 della SFDR sono infatti quei fondi in cui nel processo di investimento sono integrate pienamente stringenti valutazioni sui criteri ambientali, sociali e di governance. Per rientrare nell’articolo 9 a questo aspetto deve aggiungersi un fattore. Nella filosofia di investimento infatti deve essere incluso l’obiettivo di generare un impatto positivo in termini di sostenibilità e tale impatto deve essere misurabile e misurato nel tempo.
Gli effetti sulla catena del valore
È indubbio che il 2020 possa visto come l’anno della definitiva emancipazione degli investimenti sostenibili, solo fino a pochi anni fa spesso considerati una nicchia per investitori disposti a rinunciare a parte del rendimento in cambio della coerenza rispetto a determinati valori. Oggi è evidente come la situazione sia cambiata in modo irreversibile.
Hannah Simons, head of Sustainabilty Strategy di Schroders, prende in considerazione la catena del valore del mondo degli investimenti per sottolineare come la Sustainable Finance Disclosure Regulation si inserisca nel quadro di una serie di cambiamenti che interessano tutti i partecipanti all'industria del risparmio. “SFDR" afferma, "è un elemento molto importante poiché stabilisce la modalità di creazione e di trasferimento di informazioni che attraverso i financial advisors arriveranno ai clienti finali aumentandone la consapevolezza e la propensione all’investimento sostenibile”, afferma. La nuova normativa rafforza l'impegno in ottica sostenibile anche nella direzione opposta poiché "ogni asset manager deve essere in grado di valutare nel dettaglio gli impatti in termini di sostenibilità delle aziende in cui investe in modo da adempiere appieno alla nuova regolamentazione", conclude Simons.