Conflitto Russia-Ucraina: rischio in aumento per le banche europee

grattacielo news
Donny Jiang (Unsplash)

Con l'escalation quotidiana del conflitto e le relative sanzioni, individuare il pieno impatto della guerra sull'economia europea e sulle sue banche è un compito arduo. Gli ultimi annunci di sanzioni, comprese le limitazioni alla capacità della banca centrale russa di mobilitare le sue riserve sul mercato del Foreign Exchange, aggiungono un elemento di fragilità a un sistema finanziario che era già stato preso di mira da misure severe durante la scorsa settimana. La decisione della BCE di dichiarare le filiali europee di Sberbank “in fallimento o probabilmente in fallimento" a causa di una situazione di liquidità in rapido deterioramento, è indicativa dell'entità della pressione cui sono sottoposte le banche russe per assicurarsi i finanziamenti. Inoltre, la decisione della banca centrale russa di alzare i tassi di interesse al 20% dal 9,5%, mostra la volontà delle autorità di fermare la fuga di capitali e stabilizzare il valore del rublo.

Rischi per ora gestibili

Ma in questo contesto altamente complesso e in divenire, secondo il provider indipendente di rating Scope le esposizioni dirette delle banche europee verso l'Ucraina e la Russia sono, nel complesso, gestibili. “Per le banche con filiali locali, la crisi potrebbe risultare in una redditività strutturalmente più bassa, dato che le filiali russe e ucraine hanno contribuito positivamente ai loro risultati”, spiega Marco Troiano, head of Financial Institutions.  

Ciononostante l’esperto mette in luce diversi rischi che si stanno materializzando per le banche del Vecchio continente. “La qualità degli asset locali e la redditività in entrambi i Paesi probabilmente soffriranno a causa dell'impatto economico del conflitto in Ucraina e delle sanzioni in Russia”, avverte l’esperto. Infatti secondo la sua analisi, anche in uno scenario relativamente benevolo, il valore in euro dei loro profitti sarebbe diminuito a causa della svalutazione del rublo. “Mentre in uno scenario peggiore, ma non più impensabile, le filiali locali potrebbero a un certo punto esaurire la liquidità, e le banche madri europee si troverebbero di fronte a scelte molto difficili se ricapitalizzare o lasciare andare una filiale”, dice.

Insidie nascoste

L’esperto evidenzia due ulteriori pericoli che tuttavia risultano più difficili da misurare. In primo luogo, l'ampiezza e la velocità con cui sono state imposte le sanzioni solleva il rischio che alcune banche possano non essere pienamente preparate ad attuarle. “Le violazioni delle sanzioni sono state fonte di multe e imbarazzo in passato. Con gli investitori sempre più concentrati sui temi ESG, pensiamo che le conseguenze della non conformità potrebbero essere gravi”, avvisa. “In secondo luogo, mentre presumiamo che il conflitto militare non si estenderà al resto dell'Europa, il rischio di attacchi informatici alle istituzioni europee, comprese le banche, non può essere scontato”.

Ma un elemento di ottimismo proviene dal fatto che le banche europee sono entrate in questa crisi da una posizione di forza: “I fondamentali finanziari sono solidi, incluso il capitale, la qualità degli asset e la liquidità, mentre la redditività è rimbalzata dalle profondità della crisi del COVID-19”, conclude Troiano.