Lo scenario bellico apre (o conferma) nuove prospettive anche per il settore del gestito. FundsPeople ha raccolto i primi commenti degli esperti italiani.
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La notizia traumatica che ha destato il mondo all’alba di ieri è andata concretizzandosi nelle ore successive con l’ingresso di militari russi in territorio ucraino, il lancio di bombe e attacchi nei porti strategici della regione. La dichiarazione di guerra della Russia all’Ucraina è stata motivata da Vladimir Putin con la necessità di “denazificare il Paese”. Il presidente russo ha insistito sul fatto di “non aver avuto altra scelta” se non di ordinare quella che ha definito un'operazione speciale contro l'Ucraina, aggiungendo che tutti i precedenti tentativi di Mosca di cambiare la situazione della sicurezza sono finiti in nulla. L’atto è stato condannato con forza da Stati Uniti (“la Russia è la sola responsabile delle morti e della distruzione che il suo attacco all'Ucraina provocherà”, ha detto Joe Biden), dalla Nato e dall’Europa. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha definito l'attacco "ingiustificato e ingiustificabile" e ha dichiarato di essere al lavoro con gli alleati per una rapida risposta. Un crescendo drammatico che si riflette anche sulle economie internazionali e ha avuto i primi concreti effetti, tra le altre cose, sull’aumento dei prezzi del petrolio e dell’oro, sul crollo del rublo e sul parallelo rafforzamento del dollaro. E sulle Borse. Milano ha chiuso la giornata di contrattazioni con un crollo del 4,15%, la peggiore dell’Eurozona, mentre si susseguono i commenti di analisti e società esposte alle economie della zona per rassicurare gli investitori.
Lo scenario bellico apre (o conferma) nuove prospettive anche per il settore del gestito. FundsPeople ha raccolto i primi commenti degli esperti italiani.
“I timori circa una possibile escalation del conflitto russo-ucraino, rischiano di condizionare pesantemente l’andamento dei mercati azionari”, commenta Giacomo Tilotta, head of European Equity di AcomeA SGR. “In primis l’impatto negativo è dato dall’incertezza associata alle questioni geopolitiche, e in particolare a questo conflitto, la cui mancata chiarezza porta gli investitori a un atteggiamento prudente innescando oltremodo degli eccessi di volatilità”. Secondo Tilotta, in questa situazione “un cuscinetto di liquidità è sicuramente un fattore importante da avere a protezione del portafoglio, da sfruttare in maniera graduale e in controtendenza, nei momenti in cui si verificano degli eccessi di negatività”. L’esperto rimarca che il conflitto mette in evidenza gli errori politici fatti in tema di politica energetica europea, vista l'elevata dipendenza dalle forniture di gas russo. “Tutto questo porterà inevitabilmente l’Europa a rilanciare gli investimenti su una diversificazione delle fonti di approvvigionamento, puntando maggiormente anche su quelle locali. Nelle scelte di portafoglio, questo ci porta a privilegiare quei titoli/settori fortemente dipendenti dagli investimenti nelle infrastrutture energetiche in un’ottica di medio/lungo periodo”.
1/5Secondo Andrea Conti, responsabile Macro Research e product specialist di Eurizon la guerra Russia – Ucraina “potrà avere un impatto significativo in termini economici, soprattutto per le aree più vicine al conflitto (in particolare, l’Europa), ma difficilmente creerà una recessione globale”. L’esperto ritiene che i Paesi non direttamente coinvolti nel conflitto potranno usare la politica economica “per compensare gli eventuali effetti restrittivi, riducendo le immediate conseguenze delle tensioni geopolitiche in corso” e invita ad attraversare queste fasi di volatilità “guardando al medio lungo periodo e sapendo che questo tipo di correzioni vengono rapidamente corrette appena il mercato ritorna a essere guidato dai fondamentali economici”. Sul “quando” comperare la correzione, “tendenzialmente l’occasione di acquisto si concretizzerà quando la tensione geopolitica sarà al suo massimo (quando?) e quando le autorità economiche di USA ed Europa (Banche Centrali) daranno segnali distensivi. Tale contesto si sta forse avvicinando, ma al momento non abbiamo nessuno dei due elementi”. Nel dettaglio del posizionamento dei portafogli Eurizon verso Russia e Ucraina, Conti riporta che l’esposizione è stata alleggerita nel corso di febbraio. “Oltre il 90% dell’allocazione sui due Paesi è rappresentata da titoli obbligazionari e di questi la quasi totalità è rappresentata da emissioni denominate in valute forti (dollaro in particolare). L’esposizione degli emittenti appartenenti a questi Paesi è concentrata sui fondi comuni che nella propria politica di investimento prevedono l’esposizione verso i mercati obbligazionari emergenti. A eccezione dei soli fondi specializzati nei mercati emergenti la posizione è marginale. Nei casi in cui gli emittenti siano presenti nel benchmark dei prodotti, le posizioni sono di sottopeso”.
2/5Un’analisi di quali azioni compie nei portafogli arriva da Moneyfarm. “Il nostro comitato per gli investimenti sta monitorando la situazione da vicino. In termini di effetto diretto sul mercato azionario, oltre alla volatilità di breve termine, non riteniamo che le società globali sarebbero particolarmente colpite”, afferma Richard Flax, chief investment officer della società indicando come l’esposizione diretta alle azioni russe e ucraine sia trascurabile. “Sebbene stiamo monitorando il possibile effetto sulle società quotate dove siamo più investiti. Riteniamo che la diversificazione giocherà a nostro favore”. La situazione rimane dinamica, “ma allo stato attuale queste sono le due cose che stiamo guardando come comitato di investimento: la possibilità di aumentare l’esposizione all’azionario e l’inflazione”. L’inflazione, appunto, resta un’incognita centrale anche nel nuovo scenario ucraino. “Naturalmente, possiamo aspettarci che la crisi avrà ripercussioni sui prezzi delle materie prime a vari livelli. Abbiamo già visto come sia lievitato il costo del petrolio”, afferma Flax che ricorda come le sanzioni dell'Ue potrebbero esacerbare ulteriormente la crisi energetica (“l'Ue importa il 61% dall'estero, di cui circa il 50% dalla Russia”). Sul fronte materie prime “i nostri portafogli sono ben posizionati per ridurre la volatilità nel breve termine, anzi pensiamo che potrebbero trarne dei vantaggi”, ma la vera domanda è sulle banche centrali: saranno o meno costrette a reagire a una maggiore pressione inflazionistica? “In circostanze normali, non ci aspetteremmo mosse da parte delle Banche Centrali, ma siamo in una situazione in cui l'inflazione è già in aumento e qualsiasi shock causato dalle materie prime si posizionerebbe in un contesto inflazionistico già difficile. In questa fase, non possiamo dunque escludere un impatto sulla politica monetaria, sebbene non pensiamo possa essere il nostro caso di base”.
3/5Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR ricorda come fino alla scorsa settimana “quasi tutti gli analisti concordavano sul fatto che Putin non sarebbe entrato con le proprie truppe in Ucraina”, quanto accaduto nelle ultime ore sposta le previsioni su un nuovo livello di incertezza. “La risposta della Nato all’ingresso dei carri armati russi a Donetsk e Luhansk si era limitata a sanzioni a istituti di credito e oligarchi russi, ma soprattutto con la sospensione della certificazione da parte del Governo tedesco del nuovo gasdotto Nord Stream 2”. Secondo Brusa, mentre si attende la definizione di ulteriori sanzioni da parte dei governi occidentali, quelle attuali “difficilmente avranno effetti tangibili”. Il blocco di Nord Stream 2 avrà un impatto economico quantificabile per la Russia in 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno di mancati guadagni, tuttavia “sono da valutare quali saranno gli effetti della nuova impennata dei prezzi di petrolio e gas sulla crescita europea”. Fino a quando la situazione non si stabilizzerà, dunque “la volatilità sui mercati resterà elevata”. Il conflitto avrà un impatto anche sulle scelte delle Banche Centrali, secondo Brusa “se da un lato l’aumento dei prezzi delle materie prime alimenterà ulteriormente le spinte inflazionistiche, dall’altro una stretta monetaria aggressiva diventa sempre meno probabile in una situazione di mercato già fortemente condizionata. Se la crisi dovesse protrarsi a lungo, un impatto negativo sulla crescita economica, in particolare dell’Eurozona, sarà inevitabile”.
4/5Un tema anticipato da Brusa, ossia la scarsa rilevanza della dipendenza dal capitale estero (dal momento che “ha un debito pubblico ridotto, una bilancia dei pagamenti in surplus e lo stock di riserve in valuta estera più alto nel panorama dei Paesi Emergenti”), viene approfondita con dettaglio nell’analisi di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte che indica come la Russia si sia resa “più autarchica da un punto di vista finanziario” alla luce di “una politica di riduzione complessiva della dipendenza dall'estero, sia tramite il debito, sia attraverso il grado di copertura offerto dal livello delle riserve accumulate”. Oggi il Paese detiene circa il 25% delle riserve nazionali in oro. Per questo motivo le sanzioni “applicate impatteranno sulle entrate fiscali della Russia, la quale appare però meglio attrezzata rispetto al passato per sostenerne l'impatto, anche in seguito al maggior interscambio con la Cina”. Alla luce delle vicende delle ultime ore, dunque, Intermonte prospetta un’accelerazione dei tempi di ingresso “in uno scenario di potenziale stagflazione, che era stato indicato come più evidente nel corso del secondo trimestre/semestre, aumentando la permanenza di livelli elevati di inflazione, presentando già a marzo un dilemma di politica monetaria: focalizzarsi più sulla crescita o sull'inflazione?”. Torna l’incognita banche centrali con la FED “osservata speciale” dal momento che “che potrebbe optare per l'avvio di rialzi dei tassi al ritmo di 25 in luogo di 50 pb, accelerando i tempi di manovra del bilancio per frenare la componente inflattiva maggiormente collegata ai consumi (credito al consumo, mutui casa ecc)”.
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